Il Grande Museo Egizio di Giza in overbooking è accusato di discriminare i visitatori egiziani
Inaugurato all’inizio di novembre dopo vent’anni di attesa, il faraonico complesso di Giza è stato subito preso d’assalto dai visitatori. Ora si entra solo con prenotazione online, ma è polemica sulle quote d’accesso
A poco più di un mese dall’inaugurazione ufficiale, celebrata in pompa magna da Al-Sisi alla presenza di 79 delegazioni ufficiali in arrivo da tutto il mondo, il faraonico (è il caso di dirlo) Grande Museo Egizio di Giza fa già i conti con i primi problemi. E con le conseguenti polemiche che, per dir la verità, hanno accompagnato la lunghissima gestazione del progetto per anni.
Il museo, costato oltre 1 miliardo di dollari e completato nell’arco di un ventennio, sconta, innanzitutto, l’altissima aspettativa della vigilia: la decisione di investire il sito della responsabilità di rilanciare il turismo in Egitto – anche a discapito di altre istituzioni culturali del Paese – rischia, infatti, di rivelarsi un boomerang.
Il Grande Museo Egizio è già in overbooking. Prenotazione online obbligatoria
In attesa che sia completata la costruzione della metropolitana che potenzierà i collegamenti pubblici con Giza, decine di migliaia di visitatori hanno già preso d’assalto il museo, sopravanzando le stime della Hassan Allam Holding, che lo amministra e ha fissato il limite dei visitatori giornalieri a 20mila unità. Una soglia puntualmente superata nelle prime settimane, con un’affluenza record che ha lasciato molte persone a bocca asciutta, costrette a rinunciare alla visita causa sovraffollamento all’interno delle sale.
Dall’inizio di dicembre, dunque, l’unico sistema per garantirsi l’accesso è la prenotazione online del biglietto, adottata in corsa per cercare di regimentare gli ingressi e scaglionarli nell’arco della giornata.

Il Grande Museo Egizio accusato di discriminare gli egiziani
E se è stata apprezzata la decisione di agevolare gli egiziani con una importante riduzione del costo d’ingresso – 4,40 dollari, contro gli oltre 30 del biglietto standard – altrettanto non si può dire per la regola che blocca al 60% degli accessi giornalieri la quota concessa a chi vive nel Paese. A farsi portavoce dell’istanza è stato il parlamentare Freddy Elbaiady: “Non esiste un solo Paese al mondo che dica ai propri cittadini ‘mi dispiace, non c’è posto per gli egiziani, abbiamo finito la vostra parte!’, mentre lo straniero prenota ed entra come al solito!”. La proposta, ancora disattesa, è quella di abolire la ripartizione in quote dei biglietti, ritenuta una pratica discriminatoria e incostituzionale. D’altro lato, l’amministratore delegato del museo, Ahmed Ghoneim, sottolinea che “la popolazione locale costituisce ancora la maggioranza dei visitatori e che la politica del museo non è tesa a escluderli per privilegiare gli stranieri”.
Perché il Grande Museo Egizio fa discutere l’Egitto
Del resto, eletto simbolo di un Egitto che vuole proiettarsi verso il futuro, e fatto oggetto della propaganda governativa che vuole sbandierare i suoi tesori sulla scena internazionale, il Grande Museo Egizio sta catalizzando aspettative, malumori e criticità del Paese. Alimentando persino il dibattito interno sulla difficoltà di conciliare l’eredità del passato con la proiezione verso una società più moderna che rinnega costumi e usanze ancora ampiamente radicati. A questo si lega la polemica rimbalzata sulle emittenti televisive locali circa l’inadeguatezza dell’abbigliamento tradizionale di alcuni visitatori egiziani, rei di mostrare un folclore ritenuto imbarazzante ai turisti stranieri in visita all’avanguardistico museo. Ma bisognerà concentrarsi in fretta su problemi ben più sensati e contingenti. Come la necessità di gestire il trasporto regionale – ora più che congestionato – verso il faraonico complesso di Giza.
Livia Montagnoli
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