Perché fare arte mentre il mondo crolla? La risposta di Amie McNee

Mentre siamo sull’orlo di una guerra mondiale e il futuro sembra non riservare nulla di buono per l’Umanità, che senso ha fare arte? Ne ha parlato la scrittrice Amie McNee a TEDxManchester. Il video

In questi giorni in cui gli occhi del mondo sono finalmente puntati sugli orrori che sta subendo la popolazione di Gaza, mentre le tensioni geopolitiche fanno scorgere scenari preoccupanti per il prossimo futuro, viene da chiedersi che senso abbia per chi si occupa di arte e cultura fare ciò che fa.

Realizzare opere, organizzare mostre, parlare di creatività appaiono come occupazioni prive di senso e di utilità, scoraggiando e facendo sentire il peso di una disarmante impotenza.

Il discorso della scrittrice Amie McNee al TEDxManchester

Fare arte non è auto indulgenza: è un atto creativo essenziale e radicale”, afferma nel suo discorso Amie McNee, coach creativa, scrittrice, podcaster e autrice, intervenuta lo scorso 1 marzo 2025 sul palco del TEDxManchester.

In 13 minuti di monologo ha convinto il pubblico che fare arte è ancora un atto rivoluzionario, comprendendo in tale categoria tutto ciò che c’è di creativo, in grado di lasciare un segno, un’eredità – anche minima – all’Umanità e alle generazioni future.

Meno consumi e più creatività

“Voglio che recuperiate l’attenzione che vi è stata rubata e che la usiate per creare qualcosa. Siamo una cultura consumistica e abbiamo dimenticato come si crea: abbiamo bisogno di meno consumi e più creatività” spiega McNee.

Questa riflessione sul creare invece di consumare rende già l’idea di quanto tale approccio possa avere ricadute positive sulla società contemporanea che, in media, trascorre 10 anni di vita scrollando il telefono e assorbendo i messaggi pubblicitari che invadono i social network.

Il senso di fare ancora arte con l’arrivo dell’intelligenza artificiale

A chi ha contestato alla McNee che l’intelligenza artificiale ha tolto anche motivazione di creare in prima persona, lei ha risposto che dinnanzi a tale omologazione c’è ancora più bisogno di “sporcarsi le mani” e di fare letteralmente cose.

L’arte deve essere veicolo di umanità: è bello l’esempio che l’autrice fa parlando delle ricette che una nonna tramanda ad un nipote o le poesie che suo padre le ha dedicato. Sono tutti atti di creatività che hanno effetti su chi li fa e chi li riceve, rendendo il mondo un posto migliore.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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