La rivoluzione sta arrivando
Smaterializzazione = democratizzazione. Leviamo i privilegi a chi ha e diamo la possibilità a chi può. Informazione e servizi che girano in Rete sono un acceleratore di diffusione delle opportunità. La ricchezza moderna non è più il possesso del denaro ma la capacità e la possibilità di spenderlo, ovvero l’accesso alle informazioni.
Anche la cultura sta beneficiando di questa rivoluzione, tra le più “violente” della storia. Contenuti sulla Rete e servizi per accedere a quelli fisici stanno dando una spinta ai consumi culturali, ma ancor di più alla crescita sociale. Se la ricchezza per un individuo, come dice Amartya Sen, è misurabile con la sua capacità di scegliere la vita desiderata, la possibilità di conoscenza che offrono i contenuti culturali attraverso Internet ha una potenza sociale senza eguali.
Nel mondo dell’editoria si sta delineando un panorama sempre più positivo. Gli ebook fanno leggere di più. C’è un’impennata di consumo tra i lettori forti (più di un libro al mese). La possibilità di avere sempre con sé decine di libri significa leggere in molti più momenti della giornata, provare più titoli, generi, autori. Le politiche di marketing aiutano a diversificare la dieta culturale, anche fra i lettori medi ed occasionali. I detentori di diritti tentano di conservare le posizioni e gli oligopoli, senza rendersi conto che il mercato è già cambiato. Tutto ciò che è serializzabile e quindi copiabile non può essere protetto dai soprusi (tale è la pirateria) con i divieti. Solo il mercato, l’incontro tra domanda e offerta, crea il giusto equilibrio.
Fallimenti colossali hanno caratterizzato gli arroccamenti delle etichette discografiche. Poi si è capito come andare avanti (grazie alla Apple?) e c’è un rinascimento in corso. Adesso è il turno dell’editoria: nel cartaceo i ricavi 2012 scendono a doppia cifra, ma la via d’uscita è già scritta. Fra non molto arriverà il turno del cinema. L’home video è finito. Il fallimento di Blockbuster è la punta dell’iceberg. La sala è costosa e sempre meno rispondente alle esigenze dell’offerta (che il digitale ha fatto esplodere in quantità). Anche qui la “salvezza” è Internet. Una rete distributiva già disponibile nel 50% delle tasche degli italiani, grazie a smartphone e tablet, serve solo un nuovo modello di business.
Siamo stati abituati dall’economia materiale che ciò che voglio lo pago. Nell’economia digitale, come scrive Chris Anderson in Gratis, può anche pagare un terzo, che può avere il suo tornaconto: Il modello più diffuso è la pubblicità, ma è solo il punto di partenza. Abbiamo da costruirci un nuovo secolo, il XXI “appena” iniziato.
Fabio Severino
vicepresidente dell’associazione economia della cultura
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #8
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