Il faro su Alessandria

Una fortezza settecentesca a pianta stellare diventa per quattro mesi la “casa” del video e della fotografia. Il tema di quest’edizione della Biennale è “Disturbi e disordini”. Sogni, incubi e visioni in Piemonte. E in video, la performance inaugurale dei Corpicrudi.

Una Cittadella? Di più: una città nella città. Dunque, perché non approfittarne? Così, nell’Italia dei diecimila festival, delle mille fiere e delle cento biennali, ci prova anche la provincia piemontese. Che, per dimostrare tutta la sua Kunstwollen, se non si fosse già capita con l’affidamento del nuovo ponte sul Tanaro a Richard Meier, all’ingresso della kermesse sfoggia plastico e rendering del futuro Palazzo dell’Edilizia by Daniel Libeskind.
Di questi tempi, poi, che una biennale “periferica” riesca ad arrivare alla seconda edizione (la prima fu nel 2008, ma non stiamo qui a cavillare) è già una notizia. Per giunta, con un certo dispiegamento di mezzi (monumentale il catalogo), forza-lavoro (128 presenze, ospite d’onore la Cina) e metri quadri. Che sono belli, anzi, se l’aggettivo non vi scandalizza, ‘suggestivi’.
Spazi decadenti che talvolta confermano (Marco Giovani), talaltra esaltano, con gli intonaci sbriciolati (Nicola Vinci), le porte usate come imposte (Ivan Piano), i vetri rotti, le inferriate. Meglio ancora i gelidi sotterranei, che il giorno dell’inaugurazione hanno messo a dura prova gli stoici Corpicrudi. Va da sé che qualcuno si è lasciato prendere la mano, inciampando purtroppo nella ridondanza (Massimo Festi).

La disponibilità della superficie espositiva e la geografia “defilata” dovrebbero, in fondo, dar maggiore libertà agli artisti. Allo spettatore il percorso lungo e labirintico richiede invece tempo, pazienza e buona volontà. Ripagati? Tutto sommato, sì. Perché alla fine, nonostante qualche defaillance organizzativa, l’alone del “fatto in casa” (certo, si fa di necessità virtù, ma l’umile consiglio per la prossima edizione è: delegare e coinvolgere ben oltre l’attuale “cittadella” curatoriale) e la familiarità delle proposte, la panoramica è alquanto esaustiva: dal mainstream al giovane, dal site specific al déjà-vu. Sorprese e certezze, ingenuità e intuizioni felici. Vari atmosfere, stili, generi e contenuti (horror, poetico, citazionista, minimal, kitsch, intimista, impegnato). Qualche buona divagazione installativa (Cosimo Terlizzi e Pietro Iori), molto collagismo e molta, moltissima postproduzione.
Ne emerge complessivamente il grandangolo su una fotografia bella ma irrequieta, che non si accontenta di essere versatile, ma vuole spingersi oltre. Crisi d’identità? Piuttosto la ricerca di una “pelle” adeguata, fra le tante possibili (compresa quella che proprio non riesce a emanciparsi dalla pittura). Infine, confrontando Oriente e Occidente, si percepisce sempre di più l’assottigliarsi delle distanze nell’ambito dell’ottava arte. Qualcuno direbbe omologata, qualcun altro globale.

Anita Pepe

dal 14 aprile al 31 luglio 2011
Biennale di Alessandria Videofotografia Contemporanea 2011 – Disturbi e disordini
diretta da Sabrina Raffaghello
Cittadella – Caserma Giletti
Via Pavia, 1 – 15121 Alessandria
Orario: da giovedì a domenica ore10-19; altri giorni su appuntamento
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 013140035;
[email protected]; www.biennaledialessandria.it

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Anita Pepe

Anita Pepe

Insegnante e giornalista pubblicista, Anita Pepe è nata a Torre del Greco (Na). Ha pubblicato il suo primo articolo nel 1990. La laurea in Lettere presso l’Università di Napoli “Federico II” l’ha indirizzata verso una formazione prevalentemente storica; si è…

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