Ad Arezzo una mostra per rileggere Piero della Francesca attraverso la fotografia  

I lavori di Ernesta Caviola, esposti nella Basilica di San Francesco, si confrontano con gli affreschi di Piero della Francesca e con il loro restauro, generando un cortocircuito che intreccia epoche e generi

Nella Basilica di San Francesco ad  Arezzo tra le impalcature del restauro, la mostra Verso la Luce è un percorso di fotografie a colori da lastra analogica ed un video, che restituiscono in modo inedito gli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca. Ne parliamo con l’autrice (e curatrice insieme a Rossella Sileno) Ernesta Caviola (Imperia, 1964), attraverso una riflessione che rivendica la necessità di immaginare la realtà partendo dalla percezione femminile. 

Ernesta Caviola. Verso la luce, Basilica di San Francesco, Arezzo, 2025
Ernesta Caviola. Verso la luce, Basilica di San Francesco, Arezzo, 2025

Intervista a Ernesta Caviola

Verso la Luce è un progetto composto da dodici fotografie e un video che “interrogano la storia, rivendicando la necessità di immaginare un futuro a partire dalla percezione femminile della realtà”. Ci illustri perché questo aspetto è un’urgenza nel tuo lavoro, e come qui lo hai restituito?  
È un’urgenza perché la storia che ereditiamo è segnata da un’assenza strutturale: lo sguardo femminile. La percezione delle donne è stata esclusa dai processi di costruzione della memoria e dell’immaginario. Conosciamo Piero della Francesca, ma ignoriamo le visioni delle sue contemporanee. Le dodici fotografie e il video agiscono come dispositivi emotivi, amplificando il suono sommerso di questo passato. Le lacune, centrali in alcune fotografie, non sono solo il dato materiale rielaborato dalle restauratrici, le cui voci e le cui storie intessono il video, ma forme sensibili dell’assenza storica, il sentimento delle soggettività espunte dal racconto del passato. 

Questo lavoro è nato in qualche modo casualmente – grazie alla presenza dei ponteggi necessari ai lavori di restauro, che ti hanno consentito di abitare fisicamente il ciclo dipinto, dove sei salita con il banco ottico, tua protesi narrativa. Il corpo nel tuo modo di scattare e di narrare è fondamentale. Raccontaci perché.  
La protesi narrativa è greve, pesa 35 kg! Non era per me un periodo di grande energia e felice salute, ma questo mi ha messo in una postura radicale, più radicale del solito: il corpo non parava i colpi che la realtà mi infligge quotidianamente per il fatto di essere donna. Ero in uno stato di vulnerabilità analogica, il mio corpo non ha retto. Ho creduto che avrei smesso di fotografare, per sempre, che fosse arrivato il momento di appendere il banco ottico al chiodo. Piero Della Francesca mi ha colpita fisicamente, è stata un’epifania di disagio.  

Ernesta Caviola. Verso la luce, Basilica di San Francesco, Arezzo, 2025
Ernesta Caviola. Verso la luce, Basilica di San Francesco, Arezzo, 2025

Non è la prima occasione per te di indagare il ruolo del femminile nelle arti e in particolare nell’architettura – penso alla tua associazione Architettrici o la mostra Alla ricerca di Lina del ’22 dedicata a Lina Bo Bardi. Cosa manca a questa narrazione per essere credibile ed ascoltata, e in che modo metti a servizio il tuo ruolo di regista e fotografa?  
Mi chiedi come riuscire a mettere in discussione la storiografia ufficiale ed essere credute? Noi siamo una classe subalterna e le classi subalterne sono screditate e inascoltate. E dopo aver detto questo? Torniamo tutte a casa? Il lavoro come regista, il lavoro come fotografa è una mise en forme di questo disagio, un disagio sottile, il disagio dell’abitare un mondo che non sento mio. Nel video le foto compaiono volando ed attraversano abissi acquatici, ironiche e straziate, infelici bambine impertinenti. Più che chiederci cosa manca per essere credibili, potremmo chiederci come stabiliamo i criteri della credibilità, su quali credenze li fondiamo. 

Allargando lo sguardo sulle collaborazioni che da tempo e nel tempo hai curato con diversi progettisti italiani e internazionali, che idea emerge a tuo avviso della relazione tra gli architetti, la propria architettura e la sua immagine? 
Ti faccio un esempio operativo: dopo trent’anni di collaborazione Gianluca Peluffo ha curato, in modo esemplare per Verso la Luce, un site specific diastematico, e come racconta lui stesso nel catalogo: “L’allestimento ricerca uno spazio precettivo di relazione attraverso verbi ed avverbi, non attraverso sostantivi. Entrare, salire, montare, avvicinarsi; mentre, durante, lentamente, ora, qui, vicino, dentro, li, forse. Smontare, ricomporre”. La relazione tra gli architetti, le “architettrici”, le loro architetture e le mie immagini sta in questo – forse, smontare e ricomporre. 

Anticipaci i prossimi progetti a cui stai lavorando ora. 
Il 2026 si apre con tre nuove avventure, la prima è fotografica: Il corpo di Roma. Due immagini del progetto sono appena uscite sull’ultimo numero di About, diretto da Alessandro Valenti. Le altre sono avventure invece espositive, una a Venezia, condivisa con l’amico di sempre Gianluca Peluffo e con Luigi Prestinenza Puglisi, e l’altra posso per ora dire che sarà a Roma. 

Lucia Bosso 

Arezzo // fino al 6 gennaio
Ernesta Caviola. Verso la luce
BASILICA DI SAN FRANCESCO
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Lucia Bosso

Lucia Bosso

Lucia Bosso (Torino, 1978) è architetto. Dal 2009 è co-fondatrice di BasedArchitecture, agenzia di consulenza che cura il profilo di comunicazione di studi di architettura e progettisti. Nel 2021 fonda l’agenzia fotografica Scenario, che coordina insieme alla fotografa Francesca Iovene. …

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