Fotografia, innovazione digitale e intelligenza artificiale a Paris Photo 2025. Intervista alla direttrice
La fiera di fotografia più importante al mondo apre a Parigi, animando gli spazi del Grand Palais con oltre 200 espositori provenienti da 33 paesi. A raccontare tutte le novità della rassegna è la direttrice Florence Bourgeois
Paris Photo torna ad animare la città di Parigi negli spazi del Grand Palais, confermandosi come piattaforma internazionale per la fotografia e l’immagine, dove le figure storiche dialogano con le pratiche contemporanee. Giunta alla sua 28ª edizione, la fiera riunisce 178 gallerie – tra cui Ayyam (Dubai), Crone (Vienna), Hafez (Jeddah), Isabel Hurley (Malaga) ed Eva Presenhuber (Zurigo) – e 42 editori provenienti da 33 paesi, suddivisi in diverse sezioni:
Voices, curata da Devika Singh e Nadine Wietlisbach, dedicata ai talenti femminili;
Digitale, ideata da Nina Roehrs, che riunisce tredici gallerie e piattaforme impegnate nell’esplorazione dell’integrazione tra realtà digitali e pratica artistica;
Emergence, dedicata alla scena francese
e Publishing, che testimonia la continua vitalità del fotolibro e il suo ruolo centrale nella storia del mezzo.
Infine, il programma Elles x Paris Photo, affidato a Devrim Bayar, celebra il lavoro delle fotografe, contribuendo ad aumentare la rappresentanza femminile in fiera dal 20% al 39%.

Paris Photo 2025: intervista alla direttrice Florence Bourgeois
Quali sono le novità dell’edizione 2025 di Paris Photo?
Quest’anno Voices si trasferisce nella navata del Grand Palais, ampliato ed esteso, per inserire le posizioni curatoriali nel cuore dell’architettura principale. Mescolando nomi di spicco e nuove voci, lo spazio è punteggiato da progetti Prismes, opere o serie eccezionali, in formati molto grandi o vicini alla videoarte. Queste creano ponti con il settore principale, ma anche con i settori digitale o editoriale, che sono altrettanto essenziali e integrati nella fiera.
In primavera riceviamo molte aplications dalle gallerie. La nostra ambizione è presentare il panorama della fotografia, da quella storica a quella digitale. Abbiamo 33 Stati rappresentati in fiera ed è importante fornire ai nostri visitatori nuove scoperte, ma anche pezzi iconici. Una costellazione creata dagli artisti. Fare una scelta, ma allo stesso tempo coprire quante più proposte possibili. La scenografia è importante per presentare al meglio la fotografia e consentire alle gallerie di creare scambi e dialoghi. Credo che Paris Photo educhi i suoi visitatori e quale luogo migliore di questa fiera.
Qual è il ruolo della fotografia in un mondo che cambia sempre più velocemente?
Tutto è portato avanti dalle immagini, ma non è sempre il lavoro di un artista. Nella fiera si trovano innumerevoli proposte interessanti, alcune dal punto di vista Ecologico o Politico, come i lavori di Sophie Ristelhueber, vincitrice dell’Hasselblad Award 2025, presenti all’ingresso della fiera, che illustrano cosa succede nel mondo e le conseguenze di questo e della complessità della situazione geopolitica globale.
Molti nuovi attori. Da dove in particolare?
La scena giapponese sta tornando alla ribalta, con nove gallerie e quattro editori. Siamo molto contento. Dopo il Covid avevano smesso di venire, per le problematiche relative ai costi dio trasporto e quest’anno abbiamo anche editori giapponesi. La diversità si riscontra anche nel settore Emergence, che riunisce venti talenti provenienti, tra gli altri, dal Sud Sudan, dal Messico e dal Venezuela ed è importante per dare una voce anche ai giovani artisti.
Il libro ha ancora un suo ruolo da svolgere?
È parte del DNA della fiera. Molti artisti vengono scoperti tramite i libri all’inizio, anche adesso. È un settore molto vivace. Abbiamo 400 firme di artisti, se non si compra un’opera si può comprare un libro firmato da un artista. Sentiamo una bella energia.

Le prime impressioni di Paris Photo 2025 al Grand Palais di Parigi
Tra gli stand si distinguono le fotografie di Ryan Weideman (celebre per la sua raccolta di autoritratti e ritratti di passeggeri scattati all’interno del suo taxi negli ultimi vent’anni), accanto ai ritratti di Jack Davison. In evidenza anche le opere di Michael Wolf, che esplora la vita urbana e la sua struttura nell’era digitale; di Renato D’Agostin, maestro della camera oscura; e di Richard Caldicott, insieme ai celebri scatti di Charlotte Perriand.
Catturano lo sguardo dei visitatori anche i lavori di Lee Friedlander, Helen Levitt, Massimo Vitali, Joel Meyerowitz, Steve McCurry, Claudia Andujar e Chris McCaw, la cui pratica – talvolta evocativa dei tagli pittorici di Lucio Fontana – rimanda ai pionieri della fotografia: dalle sequenze del movimento di Eadweard Muybridge ai negativi su carta di Talbot, fino ai primi esperimenti di Nicéphore Niépce.

La trasformazione del territorio in BMW Art Makers di Paris Photo 2025
L’artista Raphaëlle Peria, con la curatrice Fanny Robin, presenta per BMW Art Makers il progetto Traversée du fragment manquant, dedicato alla trasformazione del territorio. Al centro vi è un viaggio che l’artista compì durante l’infanzia, quando viveva su una chiatta lungo il Canal du Midi, costeggiato da filari di platani colpiti dal 2006 da una malattia fungina che li fa appassire. La loro assenza cambierà profondamente il paesaggio.
L’artista torna in questo sito patrimonio UNESCO e ne immortala l’ecosistema attraverso archivi personali e nuove fotografie.
“Alla base c’è l’incontro tra una storia personale e una storia più generale”, commenta Raphaëlle Peria. “Ci sono i platani piantati sotto Napoleone per ombreggiare i soldati che camminavano lungo il canale e la mia storia personale. Volevo conservare una traccia dei cambiamenti dell’ecosistema come memoria collettiva, da mostrare alle nuove generazioni. Il mondo cambia continuamente, guardate a ciò che abbiamo. Non è la ‘morte’ o la fine, ma un nuovo inizio: sono stati sostituiti con altre cinque specie, ottime per la biodiversità. Il bianco, secondo lo storico Michel Pastoureau, è il colore dell’oblio. E per la prima volta non sto lavorando sulle mie fotografie, ma su archivi che mi riguardano, scattati da mio padre, in cui io stessa compaio. C’è un rapporto con la memoria, ma è cancellato, perché non ricordo nulla”.

Fotografia, innovazione digitale e intelligenza artificiale a Paris Photo 2025
Curata da Nina Roehrs, la sezione Digitale funge da ponte tra la storia della fotografia e il suo futuro, esplorando come le pratiche digitali consentano di superare i confini tradizionali.
“Fin dall’inizio, la fotografia è stata un mezzo che si è costantemente ridefinito attraverso l’innovazione tecnologica: dai processi chimici all’imaging elettronico, dagli scanner alle prime immagini manipolate al computer. L’arte digitale non è arrivata dall’esterno, ma è emersa da questioni già insite nella pratica fotografica: relative all’indicizzabilità, all’autenticità, alla riproducibilità e alla natura costruita dell’immagine”, spiega Roehrs. “Mettendo in dialogo figure storiche e artisti emergenti, il settore digitale rende visibili queste continuità. Ci ricorda che ogni cambiamento tecnologico – dall’introduzione del colore, al pixel digitale, fino all’intelligenza artificiale – ha ridefinito ciò che intendiamo per fotografia. Oggi, nell’era degli algoritmi, delle reti e della visione artificiale, la fotografia non è più solo una traccia fissa della realtà, ma parte di un’ecologia più ampia di immagini che circolano, mutano e interagiscono tra le piattaforme.”
Tra le opere in mostra, la serie The Secret Life of Flowers di Julieta Tarraubella mostra i processi di trasformazione organica in ambienti digitali immersivi, sviluppandosi come un’installazione audiovisiva che assume la forma di un giardino cyborg.
Kevin Abosch, con Ethical Work, considera la fotografia come un’indagine che abbraccia il sintetico, l’analogico e il digitale: migliaia di sue immagini costituiscono il corpus di addestramento del modello. Piuttosto che rompere con la fotografia, queste opere si collocano come parte della sua evoluzione. Diversamente, la serie Replacement Character di Luke Shannon lega l’immagine fotografica alla presenza corporea e al passare del tempo.
Tra le novità, ArtVerse Gallery presenta Scene: Il sensoriale e il ricordo nell’era digitale, curata da Grida (Hyewon Jang), con sei artisti le cui opere indagano come le dimensioni sensoriali e mnemoniche della fotografia vengano ridefinite in un’epoca segnata da algoritmi, intelligenza artificiale e immagini sintetiche.
L’artista singaporiana Niceaunties costruisce The Auntieverse, un mondo generato dall’intelligenza artificiale che celebra la “zia” come figura di umorismo, cura e resilienza: i ritratti dell’IA, incorniciati in ambienti domestici, e tredici “ziette animate” NFT sulla blockchain Tezos esplorano i temi dell’invecchiamento, della visibilità e dell’empatia.
Genesis Kai, alter ego digitale dell’artista coreano-hongkonghese Ming Shiu, mette in discussione paternità, memoria e creazione di immagini in un’era post-umana. Le sue opere esplorano i concetti di Li (principio) e Qi (energia vitale) e si caratterizzano per l’uso di un inchiostro “rosso sacrificale”: “Per ottenere qualcosa si deve sacrificare qualcos’altro, un colore che solo l’Imperatore poteva utilizzare. Ho dato una parte di me per capire meglio e connettermi alla cultura coreana, che non conoscevo. Vorrei trasmettere questo alter ego ai miei figli quando morirò.” Fondendo filosofia asiatica, intelligenza artificiale e miti, l’artista immagina macchine capaci di ricordare e provare emozioni.
L’IA non come strumento ma come collaboratore creativo protagonista a Paris Photo 2025
Infine AUTOMATA presenta Solienne, “il primo agente di intelligenza artificiale a esibirsi a Paris Photo”, addestrato sull’archivio dei 46 anni di vita dell’artista Kristi Coronado. Si tratta di un’intelligenza “biografica: collaborativa, consensuale, personale”. La relazione stessa diventa opera d’arte, invitando a riflettere sulla coscienza artificiale come estensione dell’esperienza umana e sul riconoscimento dell’IA non come strumento, ma come collaboratore creativo.
Giulia Bianco
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