Le fotografie a colori di Werner Bischof in mostra a Lugano

È il frutto di un lungo lavoro di restauro sui negativi fotografici di Werner Bischof la mostra che il MASI Lugano dedica a uno dei fotografi più importanti del Novecento

Il fotografo svizzero Werner Bischof (Zurigo, 1916 ‒ Trujillo, 1954), attivo sin dagli Anni Trenta del secolo scorso, ha saputo distinguersi soprattutto nel campo del reportage. Durante la sua formazione ebbe l’opportunità di studiare con Hans Finsler, pioniere della nuova oggettività, e di avvicinarsi a una fotografia artistica, sperimentale, innovativa. Aspetti che ritroviamo nei suoi lavori: il grande talento di Bischof si esprime nella qualità di uno sguardo che conduce sempre alla composizione.

Werner Bischof, Orchidee (studio), 1943, © Werner Bischof Estate, Magnum Photos

Werner Bischof, Orchidee (studio), 1943, © Werner Bischof Estate, Magnum Photos

LA MOSTRA SU BISCHOF AL MASI LUGANO

Un inedito Werner Bischof a colori è quello presentato dalla mostra Unseen Colors al MASI Lugano, evento che ha rappresentato una sfida cominciata quando Marco Bischof, figlio di Werner, ha ritrovato dei negativi risalenti agli Anni Quaranta del secolo scorso, ciascuno composto da tre lastre, che sono strati di un’unica immagine dalla cui sovrapposizione risulta una fotografia a colori. L’esito a cui si è giunti dopo un lungo e non facile restauro dei negativi originali sono le oltre cento stampe digitali a colori suddivise in base alle macchine fotografiche usate da Bischof: una Devin Tri-Color Camera, acquistata per lui dagli editori della rivista svizzera DU, una Rolleiflex dai negativi quadrati e una Leica formato tascabile.

Werner Bischof, Unseen Colour, installation view at MASI Lugano, 2023. © MASI Lugano, foto Alfio Tommasini

Werner Bischof, Unseen Colour, installation view at MASI Lugano, 2023. © MASI Lugano, foto Alfio Tommasini

LA FOTOGRAFIA SECONDO BISCHOF

Il percorso espositivo si apre con una sezione introduttiva in cui l’artista viene raccontato attraverso negativi originali e giornali d’epoca e prosegue con una corposa sezione di immagini scattate con la Devin Tri-Color, ma sarà l’esperienza della Seconda Guerra Mondiale, quando il fotografo esce dallo studio per documentare la realtà, quella che lascerà un segno indelebile nella sua poetica. Al MASI Lugano si alternano fotografie della Germania del Dopoguerra, immagini realizzate in Europa tra il 1946 e il 1947 a testimoniare la ricostruzione in un’atmosfera sospesa. Le immagini scattate con la Rolleiflex restituiscono inquadrature particolari, in alcune Bischof raggiunge davvero il massimo livello estetico, soprattutto nelle serie ambientate in Italia e in Giappone, che attestano il grande amore del fotografo per la cultura orientale. La scattante e piccola Leica accompagna Bischof nel suo ultimo grande viaggio alla ricerca di un ritorno alla natura vera, cercando di allontanarsi da quel sensazionalismo inseguito dai fotografi che lui definisce avvoltoi. Le immagini evocano il viaggio del fotografo in America e in Messico fino al Perù, dove trova la pace che stava cercando e che ha poi raccontato lui stesso nelle sue ultime lettere.

Rebecca Delmenico

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