Reportage dall’estremo nord. La penisola siberiana fotografata da Nicola Ducati

Si intitola “Shades of White” il progetto fotografico di Nicola Ducati dedicato alla penisola siberiana dello Yamal. Un reportage alla scoperta del profondo nord e del popolo che da millenni abita questi territori ostili, un tempo incontaminati e che oggi si trovano di fronte a nuove sfide

Le mille sfumature di bianco raccontate attraverso l’ispirazione generata da un viaggio nello Yamal, la gelida penisola siberiana nell’estremo nord della Federazione Russa. Questa terra è abitata dai Nenets, pastori nomadi che, guidati dai cicli stagionali e dalle necessità delle loro mandrie, migrano incessantemente in un cerchio infinito di percorsi tra ghiacci, fiumi gelati e venti perenni, alla ricerca di nuovi pascoli nelle zone della tundra più remota. L’ambiente ostile non ha fermato la loro innata capacità di adattamento e ha donato loro prosperità per millenni.
Ospiti di alcune famiglie Nenets, abbiamo trascorso con loro dieci giorni alla scoperta del loro modo di vivere. Non senza qualche iniziale diffidenza, ci hanno poi accolto e ci hanno reso partecipi di un piccolo spaccato della loro vita e delle tradizioni millenarie. Tradizioni a volte non raccontate in modo esplicito ma solo “intuite” e comprese avendo il privilegio di poterli osservare nell’intimità della loro quotidianità.

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

CHI SONO I NENETS

I Nenets sono un’etnia particolarmente interdipendente dall’ambiente, condizione che ha favorito lo sviluppo dell’animismo come culto della spiritualità insita negli elementi naturali e la pratica dello sciamanesimo. I suoi simboli sono rappresentati da piccoli oggetti, amuleti, minuscoli idoli in legno intagliato e osso. Preziosi manufatti conservati nei bizzarri altari presenti in ogni casa Nenets. Lo sciamano è l’intermediario che collega la comunità alle forze misteriose della natura, ne interpreta i segni e incanala le loro energie con pratiche enigmatiche che per noi “stranieri” rappresentano un’esperienza incredibile.
I Nenets sono quindi una popolazione animista che abita la tundra siberiana. Il loro linguaggio è di origine samoiedica, incomprensibile, primordiale e affascinante. È difficile immaginare come esprimano i loro pensieri, la loro sopravvivenza è legata alla natura, alla terra artica, ai cicli stagionali e alla loro ricchezza rappresentata dalle greggi. Il linguaggio che usano è quindi molto essenziale ma anche straordinariamente raffinato. Parlano pochissimo ma usano decine di parole diverse per descrivere il colore bianco e le tante sfumature che i loro occhi possono cogliere nella coltre di ghiaccio e neve che avvolge la loro esistenza.
Hanno anche un altro grande segreto, ogni Nenet ha un secondo nome che nessuno dovrebbe conoscere e che non può essere svelato. Il nome viene utilizzato dallo sciamano solo in caso di estremo pericolo e per allontanare le malattie, conoscere il loro vero nome è un mistero, non puoi chiederlo e non puoi pronunciarlo.

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

ATTIVITÀ E ABITUDINI DEI NENETS

L’occupazione principale dei Nenets è la pastorizia e, quando le loro renne decidono di trasferirsi per trovare altri pascoli, la famiglia deve seguirle, le chum (le tipiche tende artiche) devono essere smontate e caricate sulle slitte. Il percorso da seguire è lo stesso da centinaia di anni, ogni famiglia sa quando e come muoversi attraverso la sconfinata tundra polare. Il giorno della migrazione è l’ideale per passare il tempo e osservare quanto laboriosamente mettono in ordine le loro cose. È interessante studiare i loro movimenti ripetuti a ogni cambio di avamposto, appaiono come misteriose figure imbacuccate per resistere a temperature estreme, le loro guance sono rosse come mele mature, i loro movimenti resi goffi dallo spesso strato di pelo. È incredibile osservare e condividere con loro questa giornata mentre il termometro segna temperature impossibili e tutto del nostro corpo ci dice di scappare a ripararci.
I Nenets hanno selezionato nei millenni una razza di cani speciale, robusta, adatta al traino delle slitte, spiccatamente predisposta al freddo, ottima come pastore animale e che oggi conosciamo come razza Samoiedo. I samoiedo sono cani protettivi ma anche molto docili con gli estranei. Ogni famiglia ne ha almeno quattro o cinque, dormono all’aperto a guardia delle slitte e del cibo. Sono animali molto preziosi ma anche molto amati, quando le temperature notturne sono particolarmente rigide, i cani, che sono considerati parte integrante della famiglia, sono al riparo all’interno della tenda dove in modo educato e a tratti divertente si appoggiano agli umani per riscaldarsi o più spesso puoi vederli rosicchiare con bramosia delle lische di pesce in un angolo caldo del Chum.
L’uso di indumenti realizzati con pelli di animali è tipico delle popolazioni artiche. Qui tutto ciò che la natura offre non va in alcun modo sprecato. Le pellicce vengono asciugate al vento per giorni e cucite abilmente dalle donne durante la lunga stagione fredda. Ci vogliono molti strati per coprirsi adeguatamente, in inverno si può raggiungere facilmente i meno cinquanta gradi e, quando il vento è molto forte, i tre strati di pelliccia di renna che ricoprono le piccole tende dei Nenets bastano appena per superare la notte.
Uomini e ragazzi indossano un’ampia cappa completamente chiusa e che viene infilata dalla testa. Si chiama Malitsa o Parka, è composto da almeno un doppio strato di pelliccia, incorpora cappuccio e muffole e arriva appena sopra le caviglie. La donna invece usa una pelliccia più elaborata e lunga, aperta sul davanti, il cui nome ha un suono forte come le pelli di cui è composta: è la Yagushka. È resistente e molto pratica, spesso decorata con motivi colorati o con campanelli e piastrine di metallo. Corde e sonagli che aiutano a non perdersi nella tempesta. Se necessario, diventa anche una grande coperta.

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

LO YAMAL VISTO DAI NENETS

Lo Yamal, pur non essendo attraversato dalla mitica ferrovia Transiberiana, è la zona dove un altrettanto affascinante treno è l’unico modo per superare il ghiaccio e raggiungere, non senza difficoltà, le terre più settentrionali del mondo. Appare lento e silenzioso. Disturba la linea perfetta dell’orizzonte, prima come un’increspatura nell’aria, poi ci raggiunge con tutta la sua rumorosa maestosità. Mezzo indispensabile per rifornimenti e soccorsi, è accolto dai Nenets come portatore di merci e provviste da scambiare. Come il treno, i Nenets non si perdono mai, si muovono su binari immaginari che solo loro riconoscono. Scompaiono camminando verso un punto indefinito per poi riemergere altrove. Nel silenzio, orientandosi con l’istinto, riconoscendo tracce invisibili. Li vedi partire per una direzione e tornare sempre da un punto inaspettato, seguiti da una scia non di fumo ma di vapore dell’affanno. Le loro scarpe di morbida pelliccia non lasciano impronte, solo un’ombra impercettibile sulla neve.

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

Nicola Ducati, dalla serie Shades of White

LE NUOVE GENERAZIONI NENETS

Ho conosciuto Rodion, uno dei tanti ragazzi che rappresentano le nuove generazioni di Nenets. Legato alla famiglia e alle tradizioni, è uno dei fortunati che hanno avuto l’opportunità di studiare e iniziare l’università. In quanto proveniente da una minoranza, il suo trasferimento in città non è stato certo facile, la capacità di integrazione di alcuni ambienti è una questione molto complessa. A differenza di molti giovani che, terminata la scuola, tornano stabilmente alla vita tradizionale o di quelli che non metteranno mai più piede nella tundra, lui prosegue i suoi studi più avanzati e mantiene un forte legame con la sua famiglia e con le sue radici. Un paio di volte l’anno trascorre alcune settimane qui tra i “ghiacci di casa”, seguendo e aiutando i suoi genitori nelle migrazioni artiche. Fa parte di quella piccola “minoranza di una minoranza” che forse potrà cambiare il futuro del suo popolo in meglio, che oggi, complice la corsa all’accaparramento energetico, il cambiamento climatico e lo sfruttamento fuori controllo del sottosuolo, è minacciato in modo tragico soprattutto qui nella penisola di Yamal, vero e proprio scrigno energetico dell’Artico.
Tra le nuove generazioni siberiane più istruite cresce l’attivismo ambientale e culturale non violento, legato alla lunga ondata di proteste che continuano a coinvolgere giovani da tutto il mondo. Ragazzi come Rodion, che incarnano tradizione e consapevolezza moderna, possono fare la differenza e aumentare le possibilità che i Nenets, come tanti altri popoli minacciati da un sistema economico insostenibile, riescano a incanalare i loro sforzi per influenzare l’opinione pubblica.
Vivere qui da millenni non è stato certo un gioco, nonostante la capacità di adattamento dell’uomo abbia prevalso sull’ambiente ostile. Vivere con loro per qualche giorno è stato un grande privilegio e provare a raccontarli attraverso le immagini una grande emozione. Osservare come stanno cambiando il territorio e il loro stile di vita, leggere nei loro occhi forza ma anche rassegnazione, fa capire che la sfida più grande per il popolo Nenets sta accadendo proprio in questo momento. Una tempesta che sta scuotendo le loro tende molto più violentemente di qualsiasi tempesta siberiana incontrata fino a oggi.

Nicola Ducati

https://nicoladucati.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Nicola Ducati

Nicola Ducati

Nicola è un travel photographer italiano nato nel 1973 a Trento, dove attualmente vive. La fotografia per lui è stata il mezzo per esplorare il mondo e incontrare popoli sconosciuti, la curiosità negli anni si è trasformata in passione e…

Scopri di più