Tutta la programmazione della Pinault Collection alla Bourse du Commerce di Parigi e a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia nel 2026
Grande arte contemporanea, fotografia e new media alla Pinault Collection di Venezia e Parigi
Emma Lavigne, direttrice e conservatrice generale di Pinault Collection, ha presentato alla Bourse de Commerce di Parigi il programma delle esposizioni 2026. La Bourse e le due sedi veneziane – Palazzo Grassi e Punta della Dogana – proporranno una programmazione volta a riflettere sul ruolo degli artisti in un’epoca fatta di tensioni, rotture ma anche possibili ricomposizioni.
La programmazione alla Bourse de Commerce, Parigi: Clair-Obscur, dal 4 marzo al 31 agosto 2026
Sotto la curatela generale di Emma Lavigne, un centinaio di opere di una ventina di artisti moderni e contemporanei già presenti nelle collezioni Pinault dialogheranno attorno al tema del chiaroscuro. La Bourse de Commerce si trasformerà in uno scenario ad un tempo luminoso e crepuscolare, invitando lo spettatore a confrontarsi con il visibile e l’invisibile. Saranno presenti opere di Frank Bowling, Jean Dubuffet, Alberto Giacometti, Bruce Nauman, Philippe Parreno, Carol Rama, Germaine Richier, Bill Viola, solo per citare alcuni dei più noti. Lo spunto della mostra è una riflessione di Giorgio Agamben: “Il contemporaneo è colui che fissa lo sguardo sul suo tempo per percepirne non le luci ma l’oscurità”. Philippe Perreno rivisita le pitture nere della Quinta del Sordo di Francisco Goya ricordandoci come questo ciclo enigmatico abbia aperto le porte alla moderna sensibilità. L’influenza del chiaroscuro si palesa anche nelle tonalità delle tele misteriose e melanconiche di Victor Man, così come, in altre forme, nelle opere di Bill Viola. Sotto la cupola zenitale del museo parigino sarà l’opera Camata (2024) di Pierre Huyghe ad accogliere i visitatori. L’opera, filmata in Cile nel deserto di Atacama, invita a una meditazione sul ruolo dell’umanità al cospetto dell’universo, proponendo il passaggio dalla notte al giorno, dalla terra al cielo, dall’ombra alla luce.
Remember me: capolavori della fotografia della Collezione Pinault dal 14 ottobre 2026
Pinault Collection renderà omaggio alla fotografia in occasione del bicentenario della sua invenzione convenzionalmente fissata nel 1826 con la Veduta della finestra a Le Gras di Joseph Nicéphore Niépce. L’esposizione, curata da Matthieu Humery, proporrà una cavalcata libera e originale, dalle prime impressioni dell’Ottocento alle sperimentazioni più attuali. Le varie sezioni occuperanno tutti gli spazi espositivi della Bourse de Commerce. Non sarà un percorso cronologico, ma piuttosto un tentativo di proporre delle corrispondenze originali fra autori e generi di epoche diverse. Il titolo Remember me è ispirato all’opera di Barbara Kruger che verrà installata nella Rotonda e nelle vetrine dei corridoi. Nella Gallerie 2 sarà visibile un’installazione inedita dedicata a Irving Penn: un modo per riunire tutte le opere del fotografo statunitense possedute da Pinault. La Galerie 3 sarà invece consacrata alle fotografie scattate da Raymond Depardon durante i suoi viaggi nella Francia profonda e meno conosciuta: uno sguardo pieno di humour che documenta i cambiamenti parallelamente al persistere delle tradizioni. L’esposizione generale, al secondo piano della Bourse darà spazio a una vasta costellazione di immagini in cui dialogheranno tutte le epoche e tutti i generi. Ricchissimo il panorama di autori presenti con alcune delle loro immagine più famose, da Berenice Abbot a Eugene Atget, da Cecil Beaton a Imogen Cunningham, da Dorotea Lange a Robert Mapplethorpe, da Laslo Moholy-Nagi a Ugo Mulas. Senza contare tutti i grandi nome della fotografia umanista francese, a partire da Henri Cartier-Bresson e Robert Doisneau.
La programmazione a Venezia, Punta della Dogana: Lorna Simpson. Third Person, dal 29 marzo al 22 novembre
La personale dedicata a Lorna Simpson (New York, 1960), realizzata in collaborazione con il Metropolitan Museum of Arts di New York e curata da Emma Lavigne, permetterà di conoscere meglio e per la prima volta in Europa il lavoro più recente della fotografa e artista multimediale americana. Saranno in mostra una cinquantina di opere – dipinti, collage, sculture, installazioni e film – provenienti da collezioni private, musei internazionali e dal fondo personale dell’artista. Per l’occasione, Lorna Simpson presenterà delle opere concepite appositamente per gli spazi della Punta della Dogana. L’esposizione riunirà esempi importanti relativi a due decenni di lavoro nel nuovo Millennio, incluse alcune serie emblematiche come Ice, Special Characters o Earth and Sky, incluse diverse tele realizzate in occasione della sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2015.
Punta della Dogana: Paulo Nazareth. Algebra, dal 22 marzo al 22 novembre
Le opere dell’artista brasiliano Paulo Nazareth (Minas Geiras, 1977) occuperanno il livello espositivo superiore della Punta della Dogana. Sarà una personale curata da Fernanda Brenner che farà conoscere le opere presenti nella Collection Pinault e altre inedite che raccontano vent’anni di pratica artistica. Paulo Nazareth è noto per le sue infinite marce a piedi attraverso le Americhe, i Caraibi, l’Africa. Un modo per denunciare le violenze razziali e coloniali e affidarsi alle saggezze ancestrali che superano e vanno oltre la cartografia coloniale. Fra le opere-performance più note c’è Notícias de América, già nelle collezioni di François Pinault, che condensa i dieci mesi di marcia da Nazareth, in Brasile, a New York. Fotografie, testi e oggetti come le ciabatte infradito usate nella marcia raccontano di momenti in cui l’identità e le frontiere entrano in collisione: un modo per parlare della migrazione come esperienza vissuta e finzione ricostruita.
Palazzo Grassi: Michael Armitage. The Promise of Change, dal 29 marzo 2026 al 10 gennaio 2027
Michael Armitage (Kenya, 1984) è una delle voci più interessanti della pittura contemporanea. Le sue opere mescolano figurazione e astrazione, resoconto documentario e visioni oniriche. La mostra curata da Jean-Marie Gallais, conservatore della Collection Pinault in collaborazione (per il catalogo) con Hans-Ulrich Obrist direttore artistico della Serpentine Galleries, sarà ospitata sui due livelli espostivi di Palazzo Grassi. Armitage vive fra il Kenya e l’Indonesia e trae ispirazione da una moltitudine di fonti: eventi storici e attualità contemporanea, manifestazioni politiche, letteratura, cinema, rituali tribali, architettura coloniale e moderna, flora e fauna, storia dell’arte. Al centro della sua iconografia c’è l’Africa Orientale e in particolare il Kenya. Qui, nel 2017, l’artista ha seguito un gruppo di giornalisti internazionali che documentavano i movimenti di opposizione e la relativa repressioni durante le elezioni. Altre volte Armitage trae ispirazione dai film del regista senegalese Ousmane Sembène (1923-2007) o dai dipinti di Francisco Goya, Diego Velázquez o artisti africani contemporanei. Le sue opere sono dipinte a olio su un tessuto naturale ottenuto dalla lavorazione di cortecce di albero secondo una tradizione ugandese e indonesiana. Un modo per affrancarsi dalla convenzione pittorica occidentale.
Esposizione Amar Kanwar. Co-Travellers, dal 29 marzo 2026 al 10 gennaio 2027
Con i suoi film e le sue opere multimediali, Amar Kanwar (India, 1964) si confronta dagli anni Novanta con le trame del potere, con la violenza e i movimenti di resistenza nel Sud-Est asiatico. Il cineasta lavora in parallelo su documenti d’archivio e su testimonianze, ma anche su un suo immaginario poetico per offrire al pubblico diversi livelli di lettura delle opere. A Venezia, con la curatela di Jean-Marie Gallais, saranno presentate due installazioni multimediali fra le più importanti dell’artista indiano. The Torn First Page (2004-2008) racconta della lotta per la democrazia in Birmania. The Peacock’ Graveyard (2023), già nella Collezione Pinault, è l’opera più recente dell’artista: una meditazione contemporanea sulla morte, la caducità e il ciclo della vita. Sette schermi riproporranno immagini e testi all’interno di una sala immersa nel buio. Una scenografia che vuole alludere anche alla magia delle immagini del proto-cinema e che sarà accompagnata da un raga, musica tradizionale indiana eseguita lasciando spazio all’improvvisazione.
Dario Bragaglia
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati