Intervista all’artista Grazia Toderi che ha vinto il Premio Presidente della Repubblica 

La Biennale con Harald Szeemann, il Leone d’oro, quanto contano questi riconoscimenti nella carriera di un artista, l’arte, le opere, la pittura, il confronto con i colleghi uomini. Intervista a tutto campo a Grazia Toderi

Il 4 ottobre del 2025 il presidente Sergio Mattarella consegna, su nomina dell’Accademia di San Luca, il “Premio Presidente della Repubblica” al maestro Grazia Toderi per la “classe di pittura”. Così recita il sito del Quirinale che ora per ora registra ogni evento riguardi la più alta carica dello Stato. Compresa questa cerimonia che onora artisti, musicisti e scienziati candidati dalle tre più importanti Accademie d’Italia: quella di San Luca, quella dei Lincei e quella di Santa Cecilia.

Grazia Toderi maestro pittore? 

Certamente “Maestro pittore” suona strano come definizione della Grazia Toderi nota come una delle più raffinate e complesse artiste che, usando quasi esclusivamente il video, con le sue proiezioni rende penetrabili muri, soffitti, pavimenti; sfida la percezione; usa le ombre dei visitatori come abitanti di spazi siderali; suggerisce vertigini grazie a vortici architettonici e sollecita gli occhi con luci pulsanti rubate all’universo. Ma l’Accademia di San Luca, istituto d’eccellenza nato nel 1478 per unire artisti e architetti, proteggerne e promuovere il lavoro, approfondire temi che riguardano l’arte tutta, per tradizione riconosce solo tre categorie: Pittura, Scultura, Architettura. 
E forse il lavoro Toderi avrebbe di diritto potuto concorrere a ognuna di loro, come peraltro scrive l’attuale presidente dell’Accademia, Francesco Cellini nella motivazione che ha accompagnato il premio: “L’arte visiva e sonora di Grazia Toderi si manifesta nell’ambiente, nel senso che elimina ogni corporeità della materia pittorica, per trasferirla nell’enigmatica inconsistenza della luce, quando viene proiettata nello spazio tridimensionale. Nello stesso tempo essa consiste nel proporci una visione dell’ambiente, o più esattamente, nel coinvolgerci e immergerci fisicamente, sensorialmente e psichicamente in una specifica percezione del mondo. Che è visto come apparentemente armonico, sereno ed equilibrato, ma in verità̀ perennemente animato da moti, talora calmi e quasi ciclici, talora improvvisi e casuali, che ne sovvertono e rivoluzionano la stabilità”. 

Grazia Toderi riceve il premio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Grazia Toderi riceve il premio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Grazia Toderi e l’Accademia di San Luca 

Sembra la descrizione della mostra “Marco (I Mark We Mark)” vista nel 2022 proprio all’Accademia, dove Grazia ha davvero rivoluzionato gli spazi, suggerito nuovi attraversamenti e “affrescato” con le sue vibranti immagini pareti e pavimenti. “Sono opere che non si va per vedere, ma per vivere con esse un’esperienza” è la frase che conclude la Laudatio scritta dall’architetto Cellini e recitata nelle sale del Quirinale dall’artista ed ex presidente Marco Tirelli, a testimonianza di una Accademia di Pittura- Scultura -Architettura che ha saputo, soprattutto negli ultimi anni, interpretare il tempo senza dimenticare le sue radici. Un’accademia nata sul finire del Quattrocento, ma che è riuscita grazie a una visione intelligente a diventare centrale nella ricerca, nella divulgazione e nella riflessione dell’arte italiana. Il premio a Grazia Toderi ne è la conferma. 

Grazia Toderi & Orhan Pamuk, Words and Stars (Conversazione), 2013-17
Grazia Toderi & Orhan Pamuk, Words and Stars (Conversazione), 2013-17

Intervista a Grazia Toderi 

Maestro Toderi entrare al Quirinale, ricevere un premio dalla più alta carica dello Stato, ottenere un riconoscimento che si estende a tutta una carriera che emozioni provoca? E che effetto può avere sul lavoro di un artista rigoroso e in fondo schivo come ci sei sempre apparsa?  
Il premio in sé è un atto veloce e forse anche imbarazzante, soprattutto per me che appunto come hai detto sono timida e schiva. Nei premi c’è sempre una componente molto forte di solitudine, un momento troppo rapido rispetto al tempo che lo ha preceduto. Perché io lo vivo come l’ultimo atto di qualcosa che si è creato prima. Il vero premio è quell’invito di Marco Tirelli, che allora conoscevo appena, di fare una mostra all’Accademia di San Luca. Era un periodo difficile per me, mio fratello (al quale la mostra “Marco” fu dedicata, ndr) era gravemente ammalato e non ero neanche sicura di accettare. Ma l’Accademia mi ha dato un grande sostegno nel realizzare un vecchio progetto nato per un altro spazio ma mai portato termine. Eppure miracolosamente quell’opera si adagiava perfettamente nelle sale fino ad arrivare con i disegni alla rampa del Borromini con una naturalezza che non avrebbe avuto nella collocazione per cui era stato originariamente pensato. 

Quindi la tua gratitudine va a quell’antica comunità degli artisti? 
Sì. È meraviglioso che esista questa comunità di artisti che si spera rimanga sempre libera e indipendente come luogo dell’arte. Anche ora che sono qui per ricevere il premio, mi sono trovata a casa dopo un lungo periodo di isolamento. Un’assenza di cinque anni dovuta a motivi personali. Questo premio mi fa tornare nel mondo, è come se fossi rientrata da un lunghissimo viaggio.  

Ti sei chiesta come mai l’Accademia abbia candidato proprio il tuo lavoro, forzandolo nei confini della pittura
Non vedo forzatura, in realtà io mi sono diplomata all’Accademia di Belle Arti di Bologna proprio nella classe di Pittura, ma perché sia stata scelta, non devo essere io a dirlo. Cito però Orhan Pamuk quando dice “Mi premiano perché mi hanno dato un premio”. (Grazia Toderi e il premio Nobel Orhan Pamuk hanno realizzato insieme il progetto “Words and Stars” 2013 -2016, n.d.r.). I premi contano nella vita professionale, rafforzano la tua credibilità. Anche se in Italia, persino i premi più prestigiosi, hanno poca visibilità rispetto a quel che accade negli altri paesi. Tutti nel mondo dell’arte sanno chi ha vinto il l Turner Prize, mentre il Premio del Presidente della Repubblica a malapena viene riportato dai nostri giornali.… 

Ti devo smentire. Quando nel 1999 alla Biennale di Venezia insieme ad altre quattro colleghe (Luisa Lambri, Bruna Esposito, Monica Bonvicini, Paola Pivi) hai vinto il Leone d’Oro per il Padiglione Italiano, la cosa non passò per niente inosservata. Ricordo dibattito e polemica… 
L’avevo temuta la polemica, infatti. Scongiurai Harald Szeemann che era il direttore artistico di quella fantastica Biennale e, per lo statuto di allora, anche del nostro padiglione nazionale, di cambiare idea: “Cinque donne? Ti prego aggiungi anche degli uomini, altrimenti ci massacrano”. 

Il punto interrogativo di Grazia Toderi per Luci d'artista 2022 a Torino, evento inaugurale
Il punto interrogativo di Grazia Toderi per Luci d’artista 2022 a Torino, evento inaugurale

E lui che rispose? 
“Proprio tu protesti? La mia Biennale si chiama “dAPERTuttO” perché credo nell’abbattimento dei confini. E le artiste che come ben sai sono ancora emarginate, stanno facendo un lavoro interessante, quindi le voglio dappertutto”. Da anarchico e idealista qual era, aveva ragione e come sempre aveva preceduto i tempi. Ma come avevo previsto la cosa non fu indolore. Angela Vettese dopo il premio scrisse che quel padiglione ci umiliava come artiste, come donne e come italiane… Insomma, fummo premiate, ma a caro prezzo e anche lì poco sostenute dalle istituzioni. 

In che forma ci fu poco sostegno? 
Racconto un piccolo aneddoto. A Venezia, come le altre, ero andata a spese mie quindi appena finito il vernissage, avevo disdetto l’albergo. Era un sabato, stavo girando per Venezia aspettando l’ora di andare in stazione quando mi chiamano dalla Biennale e mi dicono di restare per la premiazione del giorno dopo: “Signora Toderi ha vinto il premio per il padiglione, ma non lo dica a nessuno”. Dall’emozione mi sono seduta cercando di realizzare, ma la prima cosa che mi è venuta in mente fu che non avevo più la stanza, né sapevo dove cercarla in una Venezia sotto Biennale e piena come un uovo. Insomma avevo vinto un Leone, ma non avevo un letto. 

E come hai risolto? 
La comunità di artisti mi ha salvato… non potevo dirlo a nessuno ma disperata ho chiamato Laura Cherubini che è curatrice e storica, ma soprattutto amica. Aveva ancora la sua stanza e mi ha offerto di dividere il letto con lei. 

Eppure, ricevere un Leone d’oro avrà pur avuto effetto sulla tua carriera… 
Certamente, ma non quanto un artista inglese o francese. In realtà abbiamo un paese contro, persino per un evento che avrebbe dovuto essere motivo di orgoglio nazionale come la mostra dell’Arte Povera a Parigi, le critiche più feroci sono state quelle italiane. E le cose più importanti come il Premio del Presidente cadono nell’indifferenza.  

Forse perché siamo i primi a non crederci fino in fondo. Un premio così prestigioso che unisce il Quirinale e le più importanti Accademie d’Italia non mi risulta che, a differenza di altri premi nazionale come il Turner, abbia un riconoscimento in denaro sia seguito da una pubblicazione, una mostra o il finanziamento di un lavoro… insomma tutto si risolve in una targa e una stretta di mano. Giusto? 
Però il fatto che ne stiamo parlando è già importante, anche se segnala un prestigio che non sappiamo sfruttare.  Ma ripeto, per me questo premio è soprattutto il consolidamento di un rapporto con una istituzione pulita e libera come l’Accademia di San Luca, alla quale va tutta la mia gratitudine. 

Alessandra Mammì 

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