Un’autobotte diffonde nella periferia romana voci e ricordi dei cittadini. Il video

Lungo l’Acquedotto che si estende tra i quartieri romani del Quadraro e del Mandrione, l’artista Iginio De Luca sviluppa Histoires d’eau, opera sonora itinerante che raccoglie memorie legate all’elemento dell’acqua. Il video

I romani lo conoscono come luogo emarginato e per emarginati, ma anche per questo forse esercita ancor più fascino, con i suoi grandi archi, sotto i quali hanno trovato riparo e rifugio senzatetto, malviventi, prostitute: l’Acquedotto Felice che attraversa i quartieri periferici del Mandrione e del Quadraro è una presenza imponente che caratterizza parte del quadrante est della Capitale.

Questo luogo ai bordi della città, che si affaccia sulla campagna romana, fa da sfondo a Histoires d’eau, l’installazione sonora itinerante di Iginio De Luca (Formia, 1966). 

Histoires d’eau: l’installazione sonora lungo l’Acquedotto romano

L’opera è parte del più articolato progetto Il racconto dell’Acqua, curato da Adriana Polveroni per il Municipio VII di Roma Capitale, che pone in dialogo arte contemporanea e città sul valore simbolico e ambientale dell’elemento.

In Histoires d’eau De Luca torna ad evocare presenze attraverso l’ascolto di voci, racconti, memorie, sogni, conducendoli tra le vie dei quartieri cui appartengono – da via del Mandrione a via Casilina vecchia fino a via di Tor Fiscale. Lo fa con un’autobotte, che funge da cassa di risonanza di parole che si fanno liquide, si mescolano e scorrono sul pubblico.

L’effetto ricorda quello degli altoparlanti utilizzati dai venditori ambulanti, che spesso percorrono le stesse vie interessate alla performance, ma le registrazioni sono familiari, danno parola a chi qui vive e rende vitale i quartieri cresciuti attorno all’Acquedotto. 

Un’autobotte da cui sgorgano voci e ricordi

“Il titolo del lavoro si ispira al cortometraggio del 1958, diretto da François Truffaut e Jean-Luc Godard, rievocando storie di vite private e pubbliche, intime e collettive in una periferica e immaginaria Nouvelle Vague romana tra Quadraro e Mandrione ”, spiega De Luca.

Perché utilizzare proprio un’autobotte? “Mi ha sempre colpito un trasporto di un bene che dovrebbe essere libero e pubblico e che invece si paga per negligenze politiche e amministrative” risponde. “L’idea di utilizzare un’autobotte parte da qui, dal pensiero di rimarcare questa diffusa anomalia e di rapportarla al passato in un dialogo parallelo con l’Acquedotto Felice al Mandrione. Una trasposizione contemporanea e metaforica di un’immensa architettura del passato, un piccolo contenitore itinerante che imita la dimensione storica dell’acqua, anch’essa sospesa e sempre in transito”.

Il video che vi proponiamo e che documenta Histoires d’eau segue il progetto dal posizionamento della cassa all’interno della cisterna mobile, fino agli effetti che l’ascolto delle testimonianze suscita tra i passanti. Ad amalgamare il tutto sono proprio le affermazioni raccolte dall’artista tra i cittadini, che mano a mano perdono consistenza, si sovrappongono e liquefanno, quasi a voler, nonostante tutto, preservarne l’intimità. 

Iginio De Luca - Histoires d'eau 2025
Iginio De Luca Histoires D’eau. Curatore Adriana Polveroni. Autobotte Itinerante Roma, Settembre 2025 © Luis do Rosario

L’Acquedotto tra storie di ieri e di oggi

Sfondo e protagonista insieme è l’Acquedotto, maestoso guardiano di storie che si intrecciano lungo la sua sinuosa estensione: qui le epoche si stratificano come le pietre imbevute di vite e vicende. 

“Paolo Assenza e Maurizio Prierfranceschi sono stati i miei ciceroni del quartiere,che mi hanno traghettato presso le persone da intervistare. Ho cercato di diversificare il più possibile gli incontri e le relative risposte per una varietà tematica e timbrica di contributi vocali”, racconta De Luca. 

Alla domanda su quale testimonianza l’avesse più colpito, l’artista ha risposto: “Quella di una signora intervistata ad agosto; la sua risposta è stata una negazione, un sottrarsi di fronte a una memoria, immagino, troppo importante e sofferta da raccontare. Il suo silenzio, che ho riportato comunque nella traccia sonora, è stato il momento di massima emozione per me, l’aneddoto più toccante, il non detto che presuppone un pudore, un’assenza. Mi rimane l’immagine di una persona forte e fragile che va avanti nella vita con tenace dignità, una testimonianza per me, misteriosa e travolgente”.

Roberta Pisa

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Roberta Pisa

Roberta Pisa

Vive a Roma dove si è laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali. Da sempre si occupa di cultura e comunicazione digitale. Dal 2015 è pubblicista e per Artribune segue le attività social.

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