Nasce un nuovo grande museo sull’arte del Novecento a Mantova: inaugura la Sonnabend Collection a Palazzo della Ragione

L’arrivo della celebre collezione in Italia è frutto della collaborazione tra il Comune di Mantova, la Sonnabend Collection Foundation e Marsilio Arte. Un progetto culturale di respiro internazionale che segna l’inizio di un nuovo capitolo per la città

Ha attraversato la storia dell’arte, tra rivoluzioni estetiche e culturali, la Sonnabend Collection che, dal 29 novembre 2025, apre ufficialmente al pubblico negli spazi restaurati di Palazzo della Ragione a Mantova. E l’evento è più che rilevante: si tratta di uno dei nuclei privati d’arte contemporanea più influenti del secondo Novecento.

Ileana Sonnabend. Photographed by Lina Bertucci at the Sonnabend Gallery, New York 1989
Ileana Sonnabend. Photographed by Lina Bertucci at the Sonnabend Gallery, New York 1989

La Sonnabend Collection a Mantova

Per capire la portata di questa apertura in Italia bisogna partire dalla storia di Ileana Sonnabend, figura leggendaria del mercato dell’arte. Nata a Bucarest nel 1914, si naturalizzò statunitense e fu attiva tra Parigi e New York, diventando tra le prime galleriste che costruirono un ponte tra le sperimentazioni americane e le ricerche europee. Con il marito Michael Sonnabend e, in seguito, con il figlio adottivo Antonio Homem, consolidò una visione che oggi appare quasi scontata, ma che negli Anni Sessanta era rivoluzionaria: l’arte non ha passaporto. Per questo, quando nel 1962 aprì la Galleria Sonnabend a Parigi, fece conoscere al pubblico europeo la forza pop di Rauschenberg, Lichtenstein, Warhol, Johns. Mentre negli Anni Settanta, trasferitasi a New York, sostenne l’arte povera e concettuale italiana, affiancando la ricerca dei minimalisti americani e dei nuovi linguaggi performativi.

Un museo internazionale d’arte contemporanea a Mantova

L’arrivo di questa raccolta in Italia è frutto della collaborazione tra il Comune di Mantova, la Sonnabend Collection Foundation e Marsilio Arte. Un progetto culturale di respiro internazionale che, come sottolinea il sindaco Mattia Palazzi, segna l’inizio di una nuova fase per la città, storicamente identificata con il Rinascimento e ora pronta a inserirsi stabilmente nel circuito del contemporaneo europeo: “Portare qui, a Mantova, una delle collezioni private più significative al mondo per l’arte del XX Secolo significa inaugurare un nuovo capitolo per la nostra comunità: una città dal grande passato rinascimentale, legata a nomi come Giulio Romano, Andrea Mantegna e Leon Battista Alberti, che oggi si proietta con convinzione verso il futuro”. E la decisione di ospitare la collezione nel rinnovato Palazzo della Ragione, un edificio medievale affacciato su Piazza delle Erbe, è emblematica: il direttore artistico Mario Codognato sottolinea come il legame dei Sonnabend con l’Italia fosse profondo e antico. Michael amava Dante, Ileana sostenne a lungo artisti italiani e contribuì a far conoscere oltreoceano figure chiave dell’arte povera e della fotografia concettuale: “Il percorso di lleana Sonnabend attraversa un intero secolo di trasformazioni, sostenuto da un desiderio inesauribile di conoscenza e da una fiducia profonda nella capacità dell’arte di interpretare il presente. La sua visione, capace di cogliere con anticipo linguaggi rivoluzionari e di metterli in dialogo tra Europa e Stati Uniti, ha segnato la storia dell’arte moderna”.

Sonnabend Collection, Mantova. Photo Giuseppe Gradella
Sonnabend Collection, Mantova. Photo Giuseppe Gradella

Un museo che racconta mezzo secolo di rivoluzioni artistiche

l percorso espositivo, articolato in 11 sale, non segue una convenzionale cronologia, ma ricostruisce le traiettorie che hanno caratterizzato la visione di Ileana Sonnabend. Da una parte la nascita della Pop Art, rappresentata da icone come Figure 8 di Jasper Johns, Little Aloha di Lichtenstein, la celebre Campbell’s Soup di Warhol e Kite di Rauschenberg, Leone d’Oro alla Biennale del 1964. Dall’altra i dialoghi europei, con le opere di Pistoletto e Schifano, ma anche le sperimentazioni minimali di Robert Morris e Donald Judd. Una sezione, in particolare, è dedicata all’Arte Povera, che la gallerista fu tra le prime a presentare negli Stati Uniti, tra Anselmo, Kounellis, Merz, Paolini e Zorio. A questi sono affiancate le ricerche fotografiche di Bernd & Hilla Becher, le performance di Vito Acconci, la pittura tedesca degli Anni Ottanta con Kiefer e A.R. Penck, ma anche i linguaggi neo-pop di Jeff Koons e le appropriazioni di Haim Steinbach.

Caterina Angelucci 

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Caterina Angelucci

Caterina Angelucci

Caterina Angelucci (Urbino, 1995) è laureata in Lettere Moderne con specializzazione magistrale in Archeologia e Storia dell’arte presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Oltre a svolgere attività di curatela indipendente in Italia e all'estero, dal 2018 lavora come…

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