In Puglia una mostra per fare il punto su 10 anni di ricerca dell’artista Roberto Cuoghi 

La Fondazione Pascali ha conferito a Cuoghi il premio dedicato all’artista pugliese. E per l’occasione gli ha realizzato una grande mostra che ripercorre gli ultimi di 10 anni di lavoro, con opere per lo più inedite in Italia

L’assegnazione del Premio Pino Pascali 2025 a Roberto Cuoghi (Modena, 1973) è l’occasione per attraversare gli ultimi dieci anni di produzione dell’artista modenese che, nella Fondazione di Polignano a Mare, presenta opere e tracce delle sue ricerche più recenti. Serie molto diverse tra loro che confermano la sua radicale indipendenza espressiva e la costante ricerca di nuove forme, linguaggi e materiali. Cuoghi, si sa, lavora seguendo le sue “ossessioni” come affermato in varie occasioni da Andrea Bellini attento conoscitore del suo percorso artistico ed intellettuale.  

La mostra di Roberto Cuoghi a Polignano a Mare 

Per Cuoghi si può parlare di “ossessioni” come di assoluta dedizione sino al raggiungimento del perfetto compimento di una forma e di un’idea che si attua attraverso il processo, assecondando le infinite possibilità di una visione che si compie e si rivela come epifania. Per questo la parola che più si addice al lavoro di Cuoghi è “creazione”. Opera come un alchimista, azzarda la fusione di nuovi elementi e cerca di governare la materia. Il suo studio milanese contiene altiforni e laboratori. Possiamo immaginarlo tutto bardato che maneggia materie incandescenti da immergere in liquidi dalle strane formule. Come l’alga agar agar, in un processo da lui inventato, che rende una speciale patina alle sue ceramiche. Animali e parti del corpo umano sezionate come nelle Imitatio Christi presentate nel Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani per la 57. Biennale di Venezia.   

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Ritratto, Roberto Cuoghi, ph. Albert Fuchs

La Metamorfosi nel lavoro di Roberto Cuoghi 

A Polignano un enorme granchio di ceramica campeggia su un maglione di lana, mentre l’installazione Ether en Flocons presenta una serie uccelli creati con complesse procedure di trasformazioni chimiche. “Metamorfosi” è l’altra parola che sempre si associa al lavoro di Roberto Cuoghi. Nella mostra di Polignano è evidente anche in pittura che si fa mimetica con cumuli di immondizie che ci appaiono a prima vista come composizioni astratte. Un orsacchiotto da campagna elettorale di Trump, dilaniato dal cane dell’artista, è un dipinto sospeso tra il tragico e l’ironico. Come i personaggi della popolare serie animata I Griffin, disegnati in un’ipotetica messa in scena dell’Antigone di Sofocle. In un grande acquerello, un frame tratto da un film degli anni Sessanta è trasfigurato: i personaggi bianchi, appartenenti alla middle class americana, diventano afroamericani. Cuoghi definisce questi slittamenti visivi come stilizzazioni”, rappresentazioni semplificate che rimandano a strutture mentali più profonde. 

Le mostre di Cuoghi a Parigi e New York 

Un arazzo – mappamondo sezionato a parete è una visione dei cinque continenti avvolti nel buio e definiti da un minuzioso ricamo in filo d’oro, fedele alle visioni satellitari notturne. Al centro gli Stati Uniti, dominanti ed intensamente illuminati.  La forma dell’arazzo ricorda un insetto, una vespa ragno parassita che inietta le sue larve nel corpo della vittima per farne nutrimento. Animale che in passato ha già “ossessionato” l’artista dando vita alla serie Pepsis. Ferocia sintetizzata anche nella iconica frase di John Lennon e Yoko Ono” WAR IS OVER  If you want it” che muta in “If you surrender”, se vi arrendete.  

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Roberto Cuoghi, A(XLVIIPs)t, 2021, 385 x 514 cm / 151.57 x 202.36 in, Photo: Sarah Muehlbauer, Unique exemplar

Cuoghi di certo non si arrende in questo momento di grande attenzione anche internazionale che lo ha visto impegnato in due recenti personali da Hauser & Wirth a New York e da Chantal Crousel a Parigi. Si muove nel mondo mentre studia e interroga l’Intelligenza artificiale. È la sua nuova “ossessione”, imparare a creare circuiti elettronici che neanche lui sa ancora a cosa serviranno. 

Paola Marino 

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