Il sogno dell’Oriente nella mostra di Elisa Montessori al Museo della Civiltà di Roma 

Lo spazio museale all’Eur dedica una mostra alla grande artista italiana, in dialogo armonico con le collezioni asiatiche. A partire da un importante romanzo della letteratura cinese

L’incontro tra Elisa Montessori (Genova, 1931) e il MUCIV- Museo della Civiltà di Roma non è casuale né telefonato. È frutto di una corrispondenza di amorosi sensi e di un destino che accompagna l’artista da tutta la vita. “Sono da sempre interessata alla cultura orientale, da piccola peraltro mi chiamavano la cinesina”, dice sorridente, con lo sguardo consapevole di un’artista che ha attraversato mille vite, ma una storia d’arte unica. E l’esposizione Il sogno della camera rossa, a cura di Alessandra Mammì e Andrea Viliani, anche direttore dell’istituzione, è testimonianza viva della coerenza che lega con un filo tutte le opere e i periodi di un’artista monumentale, che anche oggi si confronta con il disegno e con la tela come fossero carne viva e senza esitazioni. 

Elisa Montessori. Photo Margherita Villani. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà
Elisa Montessori. Photo Margherita Villani. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà

La mostra di Elisa Montessori a Roma 

La mostra si snoda nelle sale che ospitano le Collezioni di Arti e Culture Asiatiche esposte nel progetto EUR_Asia e i manufatti conservati nel Museo Preistorico Etnografico, fondato nel 1875 da Luigi Pigorini. Il confronto tra opere e oggetti avviene grazie ai sinologi Pierfrancesco Fedi e Loretta Paderni. Al centro il romanzo allegorico che dà il titolo alla mostra scritto da Cao Xueqin. Il sogno della camera rossa è una descrizione particolareggiata della vita nell’età imperiale nel 1700 e fu regalato all’artista dal primo marito, il genio dell’Olivetti italo-cinese Mario Tchou.  “Una delle opere capitali della letteratura cinese”, spiega Fedi. “Su questo si è iniziato a concretizzare la selezione dei possibili interventi. Ci siamo concentrati sugli oggetti che riguardano l’ultima dinastia regnante quella dei Qing e la maggior parte dei pezzi sono seicenteschi o settecenteschi”. 

Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025, installation view. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà
Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025, installation view. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà

L’allestimento al MUCIV 

Le 12 teche in cui sono esposti gli oggetti della collezione, nel dialogo con l’artista diventano una sorta di wunderkammer, srotolando opere e reperti in un flusso lineare di immagini e pensieri. Il percorso espositivo parte però dal Paesaggio della Manciuria, un lavoro fondamentale di Montessori presentato in un trittico nel 1982 alla Biennale di Venezia e acquisito dal MUCIV. Privo di prospettiva centrale, in comunione armoniosa con i linguaggi della tradizione orientale, il paesaggio è più mentale che rappresentato. Si narra che quando Emilio Vedova lo vide esposto disse a Montessori: “ogni artista ha un segno, e tu hai il vento”. 

Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà
Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà

La poetica di Elisa Montessori 

Il vento e la leggerezza restano in effetti una componente centrale nella fluidità dell’operare di Montessori: ma le forme lievi, la poesia e la letteratura (Emily Dickinson o Marianne Moore – A Jelly Fish, 2016), i supporti fragili, le macchie (ad esempio nel libro d’artista Il sogno della camera rossa, 2025) i tessuti, i fili che si annodano e si scompongono, la ieraticità dell’oro, le trasparenze (Paesaggi trasparenti, 1977), le pagine dei suoi Moleskine, appunti di una scrittura che attraversa la carta e il tempo, non illudano. In questa lettera d’amore all’Oriente c’è una personalità rara in grado di condurre un discorso coerente che è femminista senza essere didascalico e che coglie istanze anche ambientaliste, in un afflato emotivo ed esistenziale con la natura.  Il visitatore più accorto vedrà fare capolino dalle teche rami, foglie, elementi coperti d’oro o semplicemente appoggiati, in una pratica di disposizione dei fiori che raccontano semplicità e stupore, il senso dell’esserci e la transitorietà della vita. Sono testimonianze delle passeggiate mattutine di Montessori, elementi che raccontano la meraviglia di un incontro, tra l’essere umano e il paesaggio. 

Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà
Elisa Montessori, Il sogno della camera rossa, 2025. Photo Giorgio Benni. Courtesy MUCIV-Museo delle Civiltà

La collezione Pigorini 

A partire dal romanzo di Xueqin, inoltre, la serie degli oggetti della collezione Pigorini, nuovamente a disposizione del pubblico grazie alla mostra, richiamano all’erotismo più mentale che fisico – la cultura cinese ricorda Fedi non ama infatti il nudo. Il corpo torna attraverso le dolorose scarpe per donna dai piedi fasciati, tra i reperti più antichi legati al museo, le fibbie da cintura, la più poetica gabbia da grilli, gli ornamenti per acconciatura, che fanno da contraltare ai bellissimi frammenti a mosaico, tracce celibi senza funzione alcuna disseminati da Montessori. Chiudono la mostra i monumentali “scroll” (Auditorium, 2007) di Montessori in carta catatramata, in una fusione totale tra Oriente e Occidente, rappresentando il mondo e il luogo, tra cielo e terra ma il senso di una pittura d’azione, tutta Europea. Ma in fondo, è solo il nostro senso ordinario di incasellare le cose. “Ho sempre nutrito”, spiega l’artista, “grande ammirazione per gli spazi vuoti nell’arte. Quello spazio non prospettico, che permette di muoversi nel paesaggio senza punto focale ma distribuito su diversi piani verticali, come nell’arte cinese e come nella “Vergine delle Rocce”. In Leonardo è il colore a creare lo spazio: il bianco viene avanti, l’azzurro va indietro, l’infinito è lo spazio completo. Non c’è Oriente e Occidente. Del resto, anche nel bordo delle nuvole di Botticelli io ritrovo la pittura cinese”.                                                                                                                                                             

Santa Nastro  

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Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. Dal 2015 è Responsabile della Comunicazione di…

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