Chiara Camoni e le sue mitologie di terracotta. In attesa del Padiglione Italia, in mostra a Valladolid
La prima mostra personale di Chiara Camoni in Spagna, al Museo Patio Herreriano di Valladolid, è l’occasione per conoscere da vicino l’artista che rappresenterà l’Italia alla prossima Biennale di Venezia

La notizia della selezione del progetto di Chiara Camoni per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2026 – Con te, Con tutto,a cura di Cecilia Canziani – è arrivata velocemente anche a Valladolid, dove è in corso la prima mostra personale dell’artista italiana in Spagna. Javier Hontoria, direttore del Museo Patio Herreriano e curatore della mostra, è fra i primi ad esultare per il riconoscimento. “La notizia ci ha reso felicissimi”, commenta Hontoria. “Chiara Camoni è fra le artiste più interessanti della sua generazione. Ha immediatamente compreso le proporzioni degli spazi del nostro museo, captato le tonalità cromatiche delle sale e creato due installazioni meravigliose, diverse ma complementari. È nato così un progetto che non è propriamente site specific, ma lo sembra”. Hontoria racconta di aver visto per la prima volta il lavoro di Chiara in uno stand alla fiera ArcoMadrid, qualche anno fa. “Il Patio Herreriano è un museo d’arte prevalentemente spagnola, ma ci stiamo aprendo a figure internazionali che possano dialogare con la nostra collezione. A Chiara abbiamo solo offerto le migliori condizioni per lavorare: ha fatto tutto da sola, con il suo staff. Il risultato è una mostra curatissima, che connette molto bene con il pubblico e riscuote notevoli apprezzamenti anche nella scena artistica spagnola”.
Chiara Camoni al Patio Herreriano di Valladolid
Chiara Camoni (Piacenza, 1974) è ospite fino a marzo al Museo Patio Herreriano di Vallodolid, cittadina a cent’ottanta chilometri da Madrid, nel cuore di Castilla e León. Il titolo della mostra Erguidas, yacentes – che tradotto significa erette, sdraiate – allude alla disposizione delle opere nei due spazi situati al piano terra del museo: la cappella gotica dei Condes de Fuensaldaña, dove prevale un effetto di verticalità; e la vicina ed enorme Sala 9, forse un ex refettorio con resti di affreschi rinascimentali, dove l’installazione privilegia lo sviluppo in orizzontale. Il museo occupa gli spazi di un antico monastero in rovina, con un bellissimo chiostro rinascimentale (il patio in stile herreriano, da cui prende il nome) recuperato nel 2002 per ospitare la terza collezione d’arte contemporanea di Spagna, dopo il Reina Sofia di Madrid e l’Ivam di Valencia. La collezione di ACAC, Asociacción Colección Arte Contemporaneo, è infatti un fondo di oltre 2mila opere che riunisce diversi depositi di proprietà di aziende private, importanti acquisizioni per lo più d’arte spagnola degli ultimi cinquant’anni.

Chiara Camoni e il dialogo tra materia e architettura
“Sono grata alle architetture di questo museo”, spiega l’artista italiana, “perché hanno permesso al mio lavoro, composto solo al 50% di opere nuove, di prendere forme inedite, narrative inaspettate”. In effetti, il dialogo fra materia, spazio e tempo è centrale nel lavoro di Camoni, nel quale l’uso di materiali naturali, spesso anche di recupero, e le tecniche di lavorazione artigianale sono una parte fondamentale del processo creativo, che ha un substrato simbolico, filosofico e concettuale profondo. “Le pietre o gli oggetti in ceramica, apparentemente immobili, in realtà comunicano messaggi silenziosi; la materia considerata inerme compie minimi, ma costanti movimenti, cambia con il tempo. Bisogna cercare di ascoltarla, per riconquistare l’empatia con il mondo che ci circonda”.
Le colonne di un bosco ancestrale
A prima vista, il gruppo di figure antropomorfe collocate nell’imponente cappella gotica – ricostruita con delicato rispetto dall’architetto Juan Carlos Arnuncio – evoca un corteo, nuziale o funebre, perfetto nel contesto architettonico medievale con il quale condivide le tonalità giallo-ocra della terra. Una decina di statue dalle forme ambivalenti sono disposte come un colonnato di un tempio o come alberi di un bosco. Alcune appartengono alla nuova serie denominata Colonne, figure mitiche antropomorfe modellate a pezzo unico in terracotta. Altre sono le Sister, sculture fatte di collane in terracotta intrecciate, che riproducono foglie di piante infestanti. Monumentali ma non troppo, a misura di braccia dell’artista, sono tutte cariche di seduzione e si ispirano alla tradizione scultoria del passato, dagli Etruschi fino a Melotti o ad Arturo Martini. La natura è presente qua e là nelle foglie verdi, nei fiori freschi o secchi, e nei rametti spogli che spuntano dalle forme plastiche con apparente casualità, come un soffio leggero di vita. Il gruppo scultoreo invita ad elevare lo sguardo, per ammirare l’eleganza dei resti di architettura gotica sopravvissuti al tempo.
L’archeologia degli scarti
Nella Sala 9, l’approccio visivo è più complesso, meno scenografico, ma altrettanto affascinante. A partire dai due cani in acciaio collocati in primo piano: sono Bruno e Tre, le mascotte dello studio Camoni in Toscana. Li abbiamo già incontrati dinnanzi al camino del soggiorno di Casa Gomis, durante Manifesta 15 Barcellona Metropolitana, ma nel contesto di Valladolid sembrano posti a custodire gli oggetti in sala, per preservare la sacralità di un luogo che ha lo spirito di un giacimento archeologico. L’installazione si sviluppa raso terra, a partire dalla fila di pietre diseguali di onice verdastra che definisce i tre lati del perimetro dell’enorme sala. Qui Chiara presenta opere composte da frammenti di marmo e di pietra, mosaici fatti di materiali di scarto raccolti dall’artista nelle cave toscane. “Le cave sono luoghi meravigliosi, ma oggi sono oggi anche oggetto di un tremendo disastro ecologico”, spiega Camoni. “Le mie installazioni, inclusi i supporti, sono realizzate quasi sempre con materiali di recupero, oggetti trovati qua e là, vecchi mobili riutilizzati. Mi piace dare nuova vita e dignità agli oggetti vecchi, scartati, senza però dichiarare espressamente un intento di riciclo, che esula dalla missione dell’arte”.






Le opere variegate di Chiara Camoni a Valladolid
Addentrandosi tra le pietre, che creano a terra tanti piccoli mondi, architetture o città immaginarie, ci si imbatte in elementi tridimensionali di maggiori dimensioni. Come la bellissima Odalisca in ceramica, dalle forme concave, che richiama la tradizione dei sarcofagi etruschi, le Danae di Tiziano e Las Majas di Goya. Nel delicato universo immaginario di Chiara Camoni non mancano i separé in seta stampata (con elementi naturali) e i sinuosi Vasi farfalla in terracotta, modellati a mano dall’artista che con il tornio crea forme sempre diverse e suggestive. A fare da supporto agli oggetti più piccoli, creati assemblando elementi naturali e artificiali raccolti sulla spiaggia, sul greto di un fiume o nel bosco, c’è anche una delle Casette, le mensole che Chiara costruisce con mobili di recupero, tinti con verde rame per un effetto irreale.
Una toscana che preferisce la terracotta al marmo
La stampa locale ha definito Chiara Camoni “una toscana che preferisce la terracotta al marmo”. In effetti, la scelta della materia con la quale l’artista si esprime di preferenza può sembrare inconsueta, considerando il luogo in cui vive e lavora. Il suo studio si trova, infatti, nei boschi delle Alpi Apuane, vicino a Serravezza, dove Michelangelo sceglieva i pezzi migliori di marmo per i suoi capolavori. Gli spagnoli hanno colto a pieno la filosofia artigianale insita nel lavoro dell’artista italiana: la sua capacità di “trasformazione della materia come atto poetico” e “la natura come laboratorio artistico vivente”, citando le motivazioni della scelta del ministro della Cultura. Che siano erette o sdraiate (citando il titolo della mostra), le opere di Chiara Camoni a Valladolid risultano sensuali, accoglienti, evocative. Creano uno spazio nel quale è possibile muoversi, immergersi e soprattutto riflettere sul significato dell’arte e della vita, della perenne dicotomia fra naturale e artificiale, della metamorfosi della materia. La mostra e il museo meritano un viaggio a Valladolid, cittadina di provincia spagnola nota per la qualità delle sue tapas e per ospitare anche il bellissimo, ma sconosciuto, Museo Nazionale di Scultura.
Federica Lonati
Valladolid // fino all’8 marzo 2026
Chiara Camoni – Erguidas, Yacentes
MUSEO PATIO HERRERIANO
Scopri di più
Libri consigliati:
(Grazie all’affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati