L’artista Sislej Xhafa invade le pareti di Napoli con una mostra diffusa
Poesia e arte pubblica si incontrano nella nuova operazione dell’artista kosovaro Sislej Xhafa, mentre la sua opera “Paradiso” è esposta ad Anacapri in occasione del Festival del Paesaggio 2025. Un progetto individuale e corale al tempo stesso, rivolto alla comunità e votato alla libertà e alla resistenza
Una scritta al neon su un’arcata sospesa tra un tavolo bianco e due sedie di plastica. Benvenuti in paradiso, il paradiso di prossimità, quello sotto casa, benvenuti nel paradosso che ricorda come ogni luogo sia un paradiso, o forse un inferno. Dipende da noi. Un bel cortocircuito visto da Anacapri, dove il tempo infinito della natura e della conoscenza respira nei significati infiniti delle pietre e dei mosaici, dei giardini e degli abissi di un mare intelligente che custodisce reperti e reliquie, riti e miti della civilizzazione. Perché si, lì ci sono le matrici e i fondamenti valoriali che ancora parlano all’oggi, qui ed ora.
L’opera di Sislej Xhafa ad Anacapri
Paradiso (2003) di Sislej Xhafa(Pejë, 1970), allestita temporaneamente nei giardini di Villa San Michele –residenza appartenuta ad Axel Munthe, oggi un frammento di Svezia in terra campana teatro del Festival del Paesaggio dal 7 settembre al 3 novembre– è un’opera ironica tagliente e commovente nella sua profonda umanità, nel respiro della contemplazione, nell’espansione del significato, nell’universalità del segno: un piccolo ambiente domestico sotto ogni cielo, sopra terre conosciute e terre aliene, di fronte a qualsiasi orizzonte. Un’opera di intelligenza tremori e tenerezze. Tra l’aria e la terra, il cielo e il mare, nella fissità dei luoghi del Mito e del Grand Tour – al cuore della meraviglia e della contraddizione, in un ecosistema naturale spirituale e culturale che da millenni ispira visioni e pensieri – Sislej Xhafa mette a terra la sua poetica lucida e radicale. Lo fa con lo strumento potente della parola e del linguaggio. A picco sul mare basta la parola “Paradiso” a rendere scandalosa la realtà che fluisce in questo tempo dissociato incerto e disperato sui nostri device. Sui muri screpolati di Napoli, nel traffico febbrile e tra i marciapiedi, il piccolo e il grande formato sono lo sguardo che trova il suo blu – colore perfetto e metafisico – inciso da versi toccanti, sempre pertinenti.
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Gli autori selezionati da Sislej Xhafa e le loro parole sui muri di Napoli
Parole che vengono da lontano, da autori scelti con cura abile, ognuna un dispositivo di precise interrogazioni, ognuna portatrice di immaginari ed evocazioni. Ali Podrimja uno dei più grandi poeti del Kosovo, un esegeta della memoria, Luigi Socci, Sarande Haziri, Hortense Raynal poeta e performer, Plator Gashi. Sislej Xhafa sceglie di interpretare con uno statement corale la sua partecipazione al Festival del Paesaggio 2025 e legge lo spirito dei luoghi con l’acutezza di parole chirurgiche – “Oh quanto desidero/ritornare/nei campi del sudore che/abbiamo lasciato/per assaporare/il suo latte/ancora/una volta sola” dice Sarande Haziri; e insieme legge con avvolgente partecipazione lo spirito del tempo – “Alla fine cosa appartiene alla foglia/se non un alternarsi di colori/ e una breve danza verso il suolo?/ alla fine cosa appartiene all’acqua/se non il ricordo del viaggio/e la gioia/che una terra arida/sia diventata verde?”, ricorda Plator Gashi.
Napoli e Anacapri: Sislej Xhafa al Festival del Paesaggio 2025
Parole che risuonano e dilatano lo spazio pubblico, brevi approdi, vibrazioni della terra, parole in viaggio, messaggi in forma di bandiera come l’opera che non dimentica come questo mondo sia sempre più dominato dall’economia della sorveglianza. Così i vessilli dell’appartenenza davanti all’ingresso della Villa diventano le bandiere con il pittogramma della telecamera, segno nero su fondo bianco, simbolo sinistro di una libertà condizionata, oltre le geografie e le identità statuali. Tutto in quella installazione in asse con Paradiso sembra lieve – le bandiere come domande al cielo, mormorii nel vento, memorie sottili che ricordano quanto la libertà sia fragile, minacciata eppure sempre presente, atto minimo di una resistenza irriducibile. Tra Napoli e Anacapri, tra i muri e i versi, i neon e le bandiere, avviene qualcosa di speciale, e nonostante tutto un paradiso appare possibile – forse non sarà la promessa dell’eternità ma l’invito a permanere in ciò che passa, a riconoscere che anche l’aria e il silenzio sono già essenza.
Le parole di Sislej Xhafa
“Blue with No Sky è un attraversamento, le parole viaggiano, oltrepassano confini, si innestano in due città – Anacapri e Napoli – intrecciano comunità, geografie e immaginari. I versi non sono decorazioni ma tracce delicate e potenti, domande aperte, presenze silenziose che accompagnano chi attraversa strade e paesaggi. Il manifesto porta la poesia fuori dai libri, la espone al vento e agli sguardi, la offre come gesto quotidiano di resistenza e fragilità. Non propone risposte ma lascia emergere l’enigma della parola: sempre precaria, sempre necessaria”, ha spiegato Sislej Xhafa. E così il discorso pubblico diventa committment.
Cristiana Colli
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