A Milano i giardini di Villa Reale si trasformano in un museo a cielo aperto
Per la primissima volta, Furla Series porta in mostra la sua artista dell’anno, Sara Enrico, nei lussuosi giardini della GAM di Milano, con opere site-specific in cui corpo e natura intessono un dialogo profondo

Natura e corporeità. Due parole chiave che scrivono la trama della settima edizione di Furla Series, che porta alla Galleria d’Arte Moderna di Milano un nuovo progetto al femminile. Nuova in ogni senso, soprattutto nella scelta del luogo in cui elaborare e presentare al pubblico l’esposizione. Per la prima volta, infatti, la mostra abbandona le sale interne della Villa Reale per espandersi in tutto il giardino. Tra alberi e aiuole (… e oche, che passeggiano indisturbate tra le opere) Sara Enrico (Biella, 1979) porta in scena le sue iconiche Jumpsuit, unite a un complesso di lavori pensati a stretto contatto con la natura del luogo.
La corporeità di Sara Enrico alla GAM di Milano
Tattilità e materia sono sempre state le protagoniste delle opere di Sara Enrico, che nel corso della sua carriera ha modulato attraverso sculture con materiali insoliti – tra cui nylon e cemento – e dipinti provocatori quanto raffinati. Dopo le recenti apparizioni degli scorsi anni a Milano, tra cui si ricorda quella da Vistamare a inizio 2025, torna a proporre la sua ricerca che ruota attorno alla relazione tra corpo, abiti e spazio. Tessuti e materiali industriali calcano la scena, qui associati alla natura e alla storia del luogo che li ospita, in un nuovo capitolo della produzione di questa artista sempre più presente nel panorama contemporaneo italiano.






Sara Enrico in mostra alla GAM di Milano
A muovere Sara Enrico nella creazione delle opere site-specific per la GAM di Milano è il particolare respiro, intriso di canoni estetici e filosofici ordinatissimi, di questo luogo. I suoi giardini – uno dei pochi casi rimasti degli emblemi del passato “verde” dell’alta società cittadina – rispecchiano un preciso gusto per l’ordine, per il dominio della natura imposto da un’umanità raffinata e socialmente costruita. Concetti non lontani dalle tematiche care all’artista, che ha voluto unire mondo biologico e artificiale, legno e materie plastiche. Ne risultano quatto corpus principali di lavori, ove texture brillanti, trame sintetiche ed elementi naturali entrano in contatto e dialogo.
Le Jumpsuit di Sara Enrico alla GAM di Milano
Un posto d’onore – la terrazza della Villa e il Tempio d’Amore – è riservato a The Jumpsuit Theme: sculture di cemento pigmentato nate da una ricerca sulla tuta a “T” inventata dal futurista Thayaht nel 1919. Realizzate a partire da una colata di materiale racchiuso nella forma di questo indumento femminile, giocano creando posture plastiche classicheggianti che parlano una lingua antica e moderna. In perfetta sintonia con l’ambiente.

Tronchi d’albero, texture cromatiche e gusci
A continuare la mostra sono le rielaborazioni di tronchi d’albero – un bagolaro monumentale del parco abbattuto da una tempesta nel 2023 – che giacciono ora sospesi e fluttuanti, grazie a supporti ferrei che li riportano in vita. Poco lontano, invece, le oche passeggiano ammirando i ventitré elementi di Beyond the skin,rivestiti di un tessuto tecnico variopinto ottenuto catturando la luce di uno scanner nel momento stesso in cui essa ha toccato la tela. Una riflessione sulla ricchezza cromatica della luce, che fa allo stesso tempo da nutrimento essenziale per la vegetazione del luogo.
Infine, l’esposizione si conclude con una serie di opere in vetro e cemento, come gusci di cui è possibile osservare interno ed esterno. Fuori la texture è geologica; dentro ricalca dettagli quasi impercettibili di un indumento, come fosse l’involucro di un corpo che non c’è più. Ultimo respiro di un progetto in cui natura e materia artificiale procedono a pari passo, incontrandosi in ogni opera.
Redazione
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