L’anno del Reina Sofia di Madrid sarà all’insegna dell’arte femminile e latino-americana

Il museo madrileno, che vedrà riordinata anche la propria collezione permanente, ha presentato la stagione espositiva 2025-2026. Che non avrà mostre blockbuster

La stagione 2025-2026 del Museo nazionale Centro d’arte Reina Sofia è la prima che porta interamente la firma di Manuel Segade, direttore in carica dall’autunno del 2023. Con il consueto entusiasmo, e innegabile trasparenza, Segade ha presentato gli eventi espositivi in programma a Madrid da ottobre a giugno, anticipando anche le linee essenziali del nuovo allestimento della collezione permanente, con l’apertura a febbraio del quarto piano dell’edificio Sabatini dedicato all’arte spagnola del nostro tempo, dal 1975 al presente. 

Mostre e incontri del 2025-2026 al Museo Reina Sofia

Arte al femminile e creatività latino-americana, riscoperta di figure dimenticate del Novecento, ma anche cinema e nuovi media audiovisivi sono i pilastri su cui poggia il fitto programma culturale del Reina Sofia, che da poco ha presentato una pagina web rinnovata, più ricca di contenuti e di interattività. Inoltre, il grande museo di Madrid si apre sempre più alle sollecitazioni del presente e interagisce con le diverse realtà cittadine e sociali attraverso un ricco calendario di incontri pubblici, attività educative e corsi formativi. Tra queste, anche un Master in architettura e cultura contemporanea, promosso in collaborazione con il Politecnico di Madrid e un ciclo dedicato al dialogo fra Guernica e le opere che all’icona tragica di Picasso sono ispirate, ma in altri contesti storici e geopolitici: primo fra questi è l’African Guernica creato nel 1967 da Dumile Feni (1939-1991), artista sudafricano legato alla protesta per l’Apartheid, cha sarà esposto a Madrid da marzo a settembre 2026.  

Arte al femminile al Reina Sofia

L’attenzione per la creatività femminile è una costante della direzione di Segade. Dopo la retrospettiva della pittrice informale Soledad Sevilla (Valencia, 1944) nel 2024 e la recente antologica dedicata Marisa González (Bilbao, 1943), pioniera nell’applicazione delle nuove tecnologie all’arte, la stagione autunnale del museo si apre in ottobre con la prima mostra in epoca moderna su Maruja Mallo (1902-1995). Per molti – soprattutto per il pubblico internazionale – sarà un’autentica scoperta di una pittrice dell’avanguardia spagnola, influenzata dal Surrealismo e attiva a lungo in Messico. In primavera, in collaborazione con il Macba di Barcellona, si renderà poi tributo a un’altra artista poco nota del Novecento spagnolo: la catalana Aurelia Muñoz (Barcellona 1926-2011) è una figura chiave nel rinnovamento dell’arte tessile in Europa, ricordata di recente anche in occasione di Manifesta 15 Barcellona Metropolitana, con un’installazione in tela esposta nel contesto de Las Tres Chimeneas. Porta una firma femminile anche l’intervento site specific che, da gennaio, ricoprirà con teloni plastici il cantiere di restauro del Palacio de Cristal, nel Parco del Retiro: un’installazione della peruviana Andrea Canepa (Lima, 1980) sostituirà l’attuale progetto installativo dello spagnolo Miguel Ángel Tornero. L’iniziativa del Reina Sofia di esibire arte contemporanea in luoghi e condizioni insolite, come le impalcature di un cantiere edile, sembra attrarre la curiosità della gente che passeggia per il parco. 

Al Reina Sofia gli omaggi a figure scomparse dell’arte latino-americana

Felix Gonzalez-Torre. Sweet revenge è il titolo dell’omaggio che, a partire da fine maggio, il museo dedica a uno dei personaggi culto dell’arte contemporanea, soprattutto nel contesto sociale LGBTQ+. Simbolo della generazione colpita dall’AIDS, l’artista concettuale – nato a Cuba nel 1957 e prematuramente scomparso a New York nel 1996 – è per la prima volta oggetto di una grande retrospettiva a Madrid, città che visitò giovanissimo nel 1971 e dove espose solo in una collettiva nel 1990. La mostra giunge a soli quattro anni dalla bella retrospettiva presentata al Macba di Barcellona. Certamente meno noto, invece, è l’argentino Alberto Greco (Buenos Aires, 1931-1965), esponente dell’arte viva, artista dalle multiformi pratiche performative, spesso trasgressive, attivo anche nel nostro Paese. In Italia, infatti, Greco fece parlare di sé negli Anni Sessanta: nel 1962 a Genova affisse per le strade il suo Manifesto dito dell’arte viva; da Roma, invece, fu espulso l’anno dopo aver partecipato a Cristo 63, presentato al Teatro Laboratorio insieme a Carmelo Bene e a Giuseppe Lenti, spettacolo giudicato blasfemo.  

Contemporanei spagnoli e audiovisivi al Museo Reina Sofia

La stagione autunnale prosegue in novembre con l’antologica dell’affermato artista spagnolo Juan Uslé (1954), pittore astratto con un’attività di oltre quarant’anni anche in ambito internazionale, presente in collezioni pubbliche e private. L’opera di Uslé è riletta attraverso lo sguardo critico del giovane curatore Angel Calvo Ulloa. In dicembre il museo inaugura, invece, la nuova programmazione di Espacio 1, il rinnovato auditorium dell’edificio Sabbatini la cui programmazione sarà dedicata alle pratiche artistiche nel cinema e nei new media. Per l’occasione, il cineasta francese Oliver Laxe (Parigi, 1982) presenta fino ad aprile Ballate come se nessuno vi vedesse, proiezione sperimentale pensata come una vera e propria pratica installativa. A fine giugno, sarà Fernando Sánchez Castillo (Madrid, 1970) fra gli artisti spagnoli più interessati della sua generazione – a riaprire dopo i restauri il bellissimo spazio del Palacio de Velazquez (nel parco del Retiro, a ingresso libero) con la personale dal titolo La perla peregrina. Artista eclettico, che si esprime attraverso la scultura e la pittura, l’installazione e il video, anche su scala monumentale, Sánchez Castillo è solito riflettere sempre in maniera acuta sulle relazioni ambigue fra potere e propaganda.  

Niente blockbuster: cosa dice il direttore Segade

Nella programmazione 2025-2026 del principale museo pubblico dedicato all’arte del nostro tempo in Spagna manca però un evento espositivo di peso internazionale, una grande mostra blockbuster – come Veronese al Prado, solo per fare l’esempio di un titolo recente – in grado di attrarre nelle sale delle esposizioni temporanee i tanti turisti stranieri che affollano il Reina Sofia soprattutto per ammirare Guernica di Picasso. “Felix González Torres nell’ambito dell’arte contemporanea è importante tanto quanto o forse anche più di Veronese per l’arte antica, soprattutto per la generazione di artisti e di curatori attivi a partire dagli Anni Novanta”, replica garbatamente alla critica Manuel Segade. “Siamo inoltre orgogliosi di riscattare dall’oblio figure dell’avanguardia spagnola come Maruja Mallo”, aggiunge il direttore, “o come Aurelia Moñoz, le cui opere sono presenti in collezioni importanti anche all’estero. Riscoprire artisti che il mercato sembra aver dimenticato è un compito fondamentale dei musei pubblici”, conclude Segade, “un lavoro imprescindibile per la costruzione di nuovi percorsi narrativi nell’ambito della creatività del nostro tempo”. 

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Federica Lonati

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Federica Lonati

Federica Lonati

Federica Lonati (Milano, 1967), giornalista professionista italiana, dal 2005 vive a Madrid. Diploma al Liceo Classico di Varese e laurea in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, si è formata professionalmente alla Prealpina, quotidiano di Varese, scrivendo di cronaca,…

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