Agostino Arrivabene, Alda Merini e Persefone. La mostra a Lugano
È una pittura felicemente antica quella di Agostino Arrivabene, e la sua mostra alla Primo Marella Gallery di Lugano lo dimostra. Tra riferimenti alla grande pittura del passato, tra cui Arcimboldo, e alla poesia recente di Alda Merini

Se per pittura si intende la disciplina che impiega pigmenti distribuiti su una superficie piana per esprimere idee o emozioni allora è certo che Agostino Arrivabene (Rivolta d’Adda, 1967) tra gli italiani contemporanei appare un artista superlativo, sebbene stia conducendo una corsa in solitaria. Il suo modo di procedere si sviluppa con testarda resistenza alla velocità con cui nascono e si accavallano le mode. Arrivabene ha una conoscenza profonda della tradizione classica che ha maturato attraverso anni di “contemplazione” (è questo il vocabolo giusto) vagabondando tra le collezioni museali europee. Antiaccademico per istinto, Arrivabene ha intrapreso un percorso anacronistico scegliendo di frequentare solo i maestri come Leonardo, Dürer, van Eyck e Rembrandt. Il suo istinto lo ha trascinato verso territori poco frequentati dove ha via via accresciuto la sua straordinaria tecnica facendo uso di alchimie come la tempera all’uovo, l’encausto e le velature a olio. A Lugano in questo momento Primo Marella Gallery ospita la sua personale Aprire le Zolle. Memorie del sottosuolo titolo che fa riferimento alla poesia Sono nata il 21 a primavera di Alda Merini: “Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta”. Di fronte ad opere come quelle esposte sontuose ma di non immediata decifrazione l’intervista è divenuta doverosa.

Intervista ad Agostino Arrivabene
La prima domanda è inevitabile: perché Alda Merini?
Ho incontrato Merini agli inizi degli Anni Novanta, a casa sua dove sono stato introdotto senza che io sapessi nulla di lei e lei sapesse nulla di me. Mi ha offerto un caffè in salotto e poi mi ha dedicato una poesia.
Ha scritto una poesia per te che nemmeno la conoscevi?
Non l’ha scritta, si è alzata e l’ha recitata, solo in seguito è stata trascritta. Ma non è questo che conta. Conta invece che con questi versi come una veggente ha toccato le corde più profonde della mia difficile biografia infantile. Non lo scorderò mai: come aveva potuto indovinare i miei drammi familiari e centrare la mia venerazione per la figura femminile (mia madre) che è sempre stata al centro della mia vita e motore di tanta mia arte?
Nella tua personale di Lugano risuonano due date: il 21 marzo e il 21 di giugno
Il giorno della nascita di Alda Merini, il 21 marzo corrisponde all’equinozio di primavera: simbolo di rinascita punto d’origine legato al mistero della creazione e del caos poetico. La personale si è inaugurata il 21 giugno solstizio d’estate: è il momento dell’anno in cui il sole arriva al suo massimo splendore, ma da cui poi comincia il lento declinare verso l’ombra.

Sono i ritratti dedicati a Persefone ad apparire il fulcro di questa mostra, che c’entra Alda Merini?
I ritratti a cui fai riferimento sono un ristretto gruppo di opere nate per questa occasione, a cui sono state affiancate altre di poco precedenti. Quanto a Merini, la sua poesia è un’autobiografia simbolica che così prosegue: “Così Proserpina lieve / vede piovere sulle erbe, / sui grossi frumenti gentili / e piange sempre la sera. / Forse è la sua preghiera”. Il riferimento a Proserpina (nome latino di Persefone) è significativo da sempre nel mio lavoro: è questa la figura che attraversa i mondi, tra luce e ombra, tra vita e morte, la divinità che mi accompagna nel regno iperuranio dando luogo alle visioni di quel mondo.
Due figure femminili comunque…
La poesia di Merini evoca il gesto dello scavare, dissodare, riportare alla luce, creare uno spazio fertile. Così è in dialogo con Persefone, che nella mia pittura che si radica nella terra, nei corpi vegetali, nei semi nascosti.

Radici, tessuti vegetomorfi, funghi sono l’addobbo di questa figura che nella mitologia è solo in parte ombra ma nei tuoi quadri inclina decisamente verso la sua residenza più buia.
Sono questi i materiali con cui la carne pittorica si innesta al sottosuolo. Persefone è la guida ma non la Kore innocente. Qui si manifesta nella sua forma più oscura e lucente: la Regina dell’Altrove, la Signora della Mephitis Aurea. Non torna alla luce: semina il buio.
Tra questi ritratti ce n’è uno in particolare in cui fai un uso inconsueto collage…
Nell’ Erbario, un omaggio arcimboldelsco, ho inserito fiori tassidermizzati talmente sottili che una volta inseriti non si distinguono più da quelli dipinti disposti lì a fianco, se non fosse per qualche pistillo in rilievo. È una tecnica ripresa dagli antichi erbari medioevali che qui mi è sembrata particolarmente adatta. Una tecnica che potrebbe continuare a svilupparsi anche in altre opere a cui sto pensando.
Ragazzo (per Agostino Arrivabene) – Alda Merini
«Come sorridi ai prati / angelico ragazzo / dove credi che il mondo sia una pallavolo. / Le fate dei castelli le fatine turchine le fate petulanti e Pinocchio voglioso di un legno sempre verde. / Lucignolo profondo sei tu, che getti via l’intimo abbandono / delle grandi parole. / Però si dice che lontano la fatina sepolta / continui a mormorare.»
Aldo Premoli
Libri consigliati:
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati