Guardare alla mitologia per affrontare il futuro. La grande lezione dell’artista cinese Bian Kai

Imparando dalle lezioni della tradizione cinese, l'artista rilegge con precisione certosina e un taglio postmoderno una secolare storia di pensiero. Offrendo, se non risposte, un conforto nello spaesamento contemporaneo

È una traduzione impossibile quella che l’artista visivo Bian Kai (nato nel 1981 a Liaoning, in Cina) vuole fare delle parabole del mito classico cinese in un linguaggio accessibile alla contemporaneità. Una traduzione che si fa tuttavia necessaria, per due ragioni: la prima è che persino il pubblico cinese non è più in contatto con i messaggi, le immagini, le lezioni della mitologia cinese e delle religioni buddhista e taoista, e quindi non basta mostrare per far capire, né per ricordare. La seconda è che lo smarrimento contemporaneo è talmente pervasivo che vale la pena tentare un’altra strada. Una per la quale, forse, siamo già passati. È questa la lezione, una delle molte in realtà, che traspaiono dalla lezione decennale dell’artista, che va in mostra da INKstudio a Pechino in una retrospettiva di spessore che affida più domande di quanto non fornisca risposte, dando almeno il conforto della prospettiva esistenziale umana.

bian kai wisdom shore the other bank of enlightenment 2018 photo inkstudio Guardare alla mitologia per affrontare il futuro. La grande lezione dell'artista cinese Bian Kai
Bian Kai 边凯, Wisdom Shore The Other Bank of Enlightenment 慧岸, 2018. Photo INKStudio

La pittura tradizionale e postmoderna di Bian Kai

Nella sua minuziosa pratica pittorica, Bian Kai attinge quindi alle ricche tradizioni narrative mitologiche, filosofiche e religiose cinesi, per portarne il messaggio (e, si spera, la guida) nei nostri tempi. E lo fa attraverso a continui e precisissimi riferimenti a testi classici, come il Classico delle montagne e dei mari dell’era degli Stati Combattenti, la Primavera dei fiori di pesco delle sei dinastie e il Canone buddista della dinastia Tang, una biografia del maestro Tripitaka del Grande monastero di Ci’en: lo smarrimento spirituale, la sopraffazione degli stimoli e d’altra parte la necessità di comunione, di direzione e di pace si riflettono nelle sue grandi tele – esplosioni di dettagli che, con gli anni, si fanno sempre più cromaticamente coinvolgenti – come costanti della condizione umana. Una prospettiva che, dato il tempo passato dalle prime lezioni e dai tempi in cui ci troviamo oggi, non può che essere postmoderna, e personalistica.

bian kai next stop peach blossom spring 2024 photo inkstudio Guardare alla mitologia per affrontare il futuro. La grande lezione dell'artista cinese Bian Kai
Bian Kai 边凯, Next Stop Peach Blossom Spring 下一站桃花源, 2024. Photo INKStudio

Le lezioni del passato secondo Bian Kai

Utilizzando i diversi linguaggi narrativi visivi storici dei dipinti murali dei templi buddisti e taoisti, nei thangka (stendardi religiosi) buddisti tibetani e nella pittura della corte imperiale cinese, Bian Kai ricostituisce con precisione il contenuto mitologico e religioso delle sue fonti, senza mai rivisitare ma nemmeno ritrarre direttamente la storia o l’immagine canonica. Piuttosto, in quella che lui stesso definisce pittura come “performance”, trasforma il racconto canonico per evocare una “verità” per il suo pubblico, che è al tempo stesso trascendente e personale. Un lavoro colossale (e decennale) che da INKStudio va in mostra con un ricco apparato di note e materiali audiovideo.

bian kai xiao yao the unbound journey 2022 photo inkstudio Guardare alla mitologia per affrontare il futuro. La grande lezione dell'artista cinese Bian Kai
Bian Kai 边凯, Xiao Yao The Unbound Journey 逍遥, 2022. Photo INKStudio

La mostra alla galleria INKStudio come laboratorio di ricerca

La grande mostra Bian Kai: Conjuring Realities (aperta fino al 17 agosto) è infatti pensata per fungere da laboratorio di ricerca aperto in cui lo stesso artista collaborerà con il curatore Deng Feng del National Art Museum of China e le ricercatrici Nancy Chu (Stanford University) e Chuxin Zhang (Institute of Fine Arts della New York University) per scavare e documentare i molteplici strati di contenuti storici, filosofici, religiosi, letterari e mitologici presenti nelle sue straordinarie realtà evocate.

Dopo le personali di Kang Chunhui e Lao Tongli, questo è il terzo di una serie di progetti curatoriali della galleria pechinese incentrati sul linguaggio pittorico della pittura narrativa policroma transnazionale, che si diffuse dall’India all’Asia centrale, al Sud-est asiatico, alla Cina, alla Corea e al Giappone con la diffusione del Buddismo e che tornò in Asia centrale, Persia e Medio Oriente sotto forma di miniatura persiana, moghul e ottomana. Un’arte visiva che ha assunto una forma contemporanea attraverso il movimento giapponese Nihonga Superflat (guidato da artisti come Takashi Murakami), la rinascita postcoloniale e postmoderna della miniatura persiana e sud asiatica (con artisti come Shahzia Sikander e Imran Qureshi), e attraverso i dipinti contemporanei ispirati ai thangka di artisti tibetani, come Tenzing Rigdol e Gonkar Gyatso.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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