Ironia, pixel e zig-zag. La mostra di Michele Chiossi a Napoli
Richiami pop, colori fluo, giocosità, sacro e profano: il vocabolario espressivo dell’artista Michele Chiossi è in mostra all’Andrea Nuovo Home Gallery di Napoli

“Si può discorrere, dunque, ai nostri giorni, d’una necessaria, insostituibile, efficacia comunicativa, insita nell’opera d’arte entro le strutture dell’attuale civiltà?”. Questo il quesito di Gillo Dorfles posto in Arte e comunicazione. Michele Chiossi (Lucca, 1970) risponde affermativamente, con il suo vocabolario creativo che non trascura né l’aspetto (anti)iconologico né quello semiologico dell’opera d’arte. L’indagine necessaria presenta la “forma come un ingrediente insostituibile del nostro leggere la realtà, nel mettere in evidenza quei contrappunti, scambi, alternanze, che sono relazioni strutturali precise, legate a fenomenologie proprie, a sintomi che si manifestano con segni inequivocabili che si caricano di senso e di significato” (Franco Cuomo, Note per un glossario di semiologia ed estetica). I segni modellati da Chiossi sono strumenti che solleticano significati non ordinari, laddove l’ordinario nasce dall’atrofia della fantasia di poter indagare sotto la patina del nostro tempo. Il mondo attuale risulta “incrostato” da convenzioni e diktat, mediante l’immagine reale e virtuale che si solidifica offrendo una cultura visiva basata su modelli e stereotipi. Lo status quo è interrogato da Chiossi con lo stesso vocabolario offerto: ad un’affermazione si può rispondere con una domanda, ed è l’unico modo valido per l’artista per generare un ping-pong concettuale tra ciò che si crede e ciò che forse non è.

La mostra di Michele Chiossi da Andrea Nuovo
Una produzione varia per forme e tecniche, polimaterica e polivalente: in Prolegomeni il corpus si anima di 17 opere in mostra presso la galleria Andrea Nuovo a Napoli. Il fil rouge è un linguaggio provocatorio e ludico, che si dosa in ciascun lavoro con sapiente energia. Nella dimora di Axel Munthe a Capri ad accogliere l’ospite è il mosaico Memento mori, analogamente all’ingresso della galleria Chiossi installa la scultura Capogiro. Un grande teschio in alluminio invade la stanza a mezza altezza e può ruotare su se stesso, diventando la rappresentazione dell’inevitabile incontro lungo il percorso dell’esistenza. A smorzare la tensione è la tecnica dello zig-zag, carattere iconico dell’artista. L’effetto rievoca i pixel, usati come modo per ingrandire, penetrare, conoscere le immagini che ci circondano e “allargare le possibilità di contatti con la realtà” (Bruno Munari, Design e comunicazione visiva).

Michele Chiossi, tra sacro e profano
Stessa tecnica è adottata per le grafiche dei Curtain Paintings, opere stranianti per la dinamica relazionale tra supporto e segno: nelle declinazioni San Michelissimo e Grateful White il sacro e il profano si incontrano. Le rappresentazioni di una figura religiosa e di elementi topici delle chiese in colori pop su tende in pvc accostate al muro generano cortocircuiti concettuali: la tenda è un invito a ciò che non si vede, al mistero, ma in Chiossi lo spazio si assottiglia e ciò che c’è da esplorare viene attirato in primo piano. Altre opere connesse con la narrativa religiosa sono Peace Floating e Lily Nike, icone del miracolo di Santa Zita. Figure apparentemente eteree sono invece la combinazione di piante sacre con animali: nuove forme dello zodiaco contemporaneo. Ad aleggiare tra le opere, uno geroglifico in acciaio sospeso: la scultura Europe è un invito a siglare un patto armonico tra le parti, seppur la stabilità dei confini è precaria e frastagliata.

Le opere di Michele Cossi a Napoli
La nascita di Venere segna l’incontro in medias res con l’artista: l’opera è un omaggio a Botticelli, ma gli ingredienti usati sono una perla di riso e una conchiglia d’argento. Gli elementi simboleggiano la cultura orientale e la purificazione dei pellegrini lungo il percorso per Compostela. Accanto, la scultura Masino è un puzzle di materiali e oggetti. Composta da legno, terracotta, marmo, ottone, tessuto e fusione in argento, l’opera si attrezza di significati e significanti opposti: da un lato l’attenzione alla natura e ai saldi principi di una società, dall’altro l’accenno al consumismo e alla sessualizzazione di un mondo impoverito di valori. Una candela accende speme e, come Stazio, funge da guida a coloro i cui passi futuri illumina. Altro tipo di luce cara a Chiossi è quella al LED, ricorrente nella sua pratica artistica, come motivo estetico di gaiezza dai richiami pop e fonte di analisi ed evidenziazione del reale. Come afferma Munari, infatti, “la luce artificiale ha dato agli uomini la possibilità di creare un secondo mondo nel quale prolungare la propria esistenza e le possibilità di conoscenza”.

L’arte poliedrica di Michele Chiossi
L’installazione luminosa proposta dall’artista è il monito Save the fate, che corona l’ambiente sulla striscia a zig-zag in marmo nero Marquina e acciaio. Le connessioni con il mondo religioso si esplicano anche nella scultura Zita in fusione di ottone. L’opera traduce la torta di erbi, un dolce dedicato alla Santa Zita, celebrata a Lucca, in una corona infiorata che suggerisce una riappacificazione tra cielo e terra. MC Tian White è un paradiso terrestre. Il labirintico paesaggio naturale attira lo sguardo tra le sue intricate dinamiche, ma al tempo stesso si fa cancello invalicabile per l’uomo che è ancora appesantito da suoi atteggiamenti velenosi. La poliedrica arte di Chiossi si esplicita anche in formato video. Theory of Colors di Goethe presta il nome all’opera dell’artista che mostra la Pietà di Michelangelo sciolta come gli orologi di Dalì, su un territorio di incerta moralità. La crisi di valori accomuna la poca sostanza dell’azione, sempre più destruens che costruens.
Elizabeth Germana Arthur
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