A Firenze un artista racconta le maree con l’inchiostro a metà tra mappe e pittura
La galleria Il Ponte ospita le nuove opere di Carlo Guaita, che esplorano il paesaggio della sua Sicilia con inchiostri su tela, fotografie e sculture, tra scienza, arte e poesia

Il percorso più recente di Carlo Guaita (Palermo, 1954) arriva in mostra a Firenze, con inchiostri su tela della serie Maree, sculture in cemento e resine della serie Calchi, elaborazioni fotografiche della serie Sosia, tutti realizzati tra il 2022 e il 2025. Un percorso in equilibrio fra scienza, arte, poesia e filosofia, spazio e tempo offerto dalla Galleria Il Ponte.
Le maree secondo Carlo Guaita alla Galleria Il Ponte a Firenze
Maree, il titolo di questa personale, evoca da un lato un fenomeno naturale che la scienza è in grado di conoscere e prevedere con precisione quasi assoluta. Dall’altro, invece, si rifà ad atmosfere poetiche di movimento fluttuante, di dolcezza notturna legata alla luna. Un fenomeno esprimibile con molteplici linguaggi. Proprio tale sovrapposizione di media è uno dei tratti dell’opera e della ricerca di Guaita, insieme ai processi di formazione temporali dell’opera, quindi il modo e il tempo dell’azione formante.







Il paesaggio secondo Carlo Guaita alla galleria Il Ponte a Firenze
I dipinti e le elaborazioni fotografiche danno vita a “paesaggi totali“, elementi ibridi fra la mappa e il quadro, la carta geografica e l’iconografia. Una grafica essenziale, che nel suo uso minimalista del colore diventa mezzo per avvicinare due dimensioni. Nell’equilibro che scaturisce da opere cromatiche così essenziali, si ritrova la medesima grazia che caratterizzava il Goethe della maturità, intento a comporre prose classiche mentre sorseggiava tè, ormai lontano dagli assalti emozionali dello Sturm und Drang.
L’indagine scultorea di Carlo Guaita
Le sculture in cemento e resina rivelano la predilezione dell’artista per il contatto con il materiale, il legame con la terra e la “terrestrità”, alla stregua di uno scienziato o un geologo; una condizione che emerge chiara da opere quali Atlas, Residui, Mappa-mondo, sculture geometriche che mettono ordine in immaginari paesaggi e universi, formando una sorta di “enciclopedia cosmologica” senza parole ma fatta di linee e colori, da decriptare come fosse un antico codice cifrato. Opere che sono tracce di ulteriori riflessioni e che lasciano intuire il dialogo fra l’artista e la materia, il continuo processo di costruzione e decostruzione, di cesellatura concettuale, di approfondimento della conoscenza, come uno scienziato che “provando e riprovando” (per citare il motto dell’Accademia del Cimento) manipola la materia e in parte la asseconda, tessendo una relazione intellettuale e creativa che lascia l’opera aperta a ulteriori futuri sviluppi suggeriti dalla sua stessa forma.
Niccolò Lucarelli
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