Il pioniere della performance Mike Parr va in mostra a Napoli

Una retrospettiva sull’artista australiano pioniere della performance art: un archivio di 80 opere in donazione a Casa Morra Archivi d’Arte Contemporanea. Il racconto di Elizabeth Germana Arthur e la video-intervista all’artista di Giuseppe Simone Modeo

‘La acogida es la condición de la existencia’ (L’accoglienza è la condizione dell’esistenza).
Questa è la filosofia che il catalano Josep Maria Esquirol espone nel suo volume La resistencia intima (2015) in cui invita a illuminare l’altro tramite l’esperienza della prossimità. Il titolo dell’opera è preso in prestito dall’artista australiano Mike Parr per la sua mostra Mike Parr. The Intimate Resistance: 1971-2023, ospitata dagli spazi di Casa Morra a Napoli dal 28 settembre 2023 fino al 31 gennaio 2024. La retrospettiva, che vuole rappresentare l’omaggio dell’intero archivio di Mike Parr a Casa Morra, è il frutto della sinergia con il curatore napoletano Eugenio Viola e il MAMBO – Museo de Arte Moderno di Bogotà: in Italia per la prima volta è offerta una visione a tutto tondo sul lavoro rivoluzionario ed energico dell’iniziatore della performing art, che dalla fine degli anni Sessanta ad oggi persiste ad esplorare senza soluzione di continuità. 

Le performance di Mike Parr

L’ultima pratica performativa di Mike Parr è Painting Towards a Hole and a Head (2023), un lavoro concepito ad hoc per gli spazi di Casa Morra, che si inserisce nel filone dei Blind Paintings, opere realizzate ad occhi chiusi. Quasi richiamando il profetico Tiresia, la cecità momentanea appare amplificare la connessione dell’artista con se stesso e con il pubblico: gli altri sensi sperimentano e il corpo diventa sia protagonista sia mezzo, totalmente coinvolto per esplorare i propri limiti e per attirare gli spettatori in una prova psico-intellettuale.
“Por favor, tocad tanto como podáis». Tocad la tierra, los troncos de los árboles, las piedras, la fruta, los cuerpos deseados…, acariciad el aire y abrazad a los hijos y agarrad las mantas y haceos la comida”. (“Per favore, toccate quanto più potete”. Toccate la terra, i tronchi degli alberi, le pietre, i frutti, i corpi desiderati…, accarezzate l’aria e abbracciate i bambini e afferrate le coperte e preparate il vostro cibo.): questa l’esortazione di Esquirol che Parr sembra seguire alla lettera. Il rapporto tra l’interno e l’esterno è una vibrante connessione che si instaura partendo dall’indagine diretta del circostante e dall’apertura all’altro da sé. 
La scelta della performance come principale strumento espressivo dell’artista si evince dalle opere esposte. Una selezione di alcune prime ‘task performance’ come Pushing a Movie Camera Over a Hill (1971) o Hold Your Breath for as Long as Possible/ Hold Your Finger in a Candle Flame for as Long as Possible (1972) accompagna quelle più recenti di cui Falling Self-Portrait (2023) ne è un esempio.

Il mondo espressivo di Mike Parr presso Casa Morra

Il percorso espositivo, tuttavia, offre anche una visione su altre sperimentazioni artistiche di Parr: un corpus di oltre 80 opere in forma di video, foto, installazioni e materiali d’archivio.
Un trompe-l’œil concettuale si sviluppa addentrandosi in Montage in Space & Time (1971-2023), una meta-retrospettiva in forma di videoinstallazione a quattro canali che illustra i più iconici e arditi episodi del passato artistico di Parr.
L’antologia in mostra è condensata nell’opera Photo-Death (2023), una carrellata di immagini delle azioni più perturbanti dell’artista che, alla domanda posta da Eugenio Viola su cosa sia la performance, risponde “Un puntino di sangue sulle pietre di un deserto. Essere messianici e senza vincoli. Concludere con la risposta a una domanda precedente.”. (Estratto dall’intervista ‘Al di là di ogni Costrizione di Spazio e di Tempo’ per la rubrica ‘Gli archivi di Casa Morra’).

L’autoritratto come strumento di autoanalisi

Anche quando il corpo non è indagato in maniera performativa è sempre uno strumento protagonista nelle opere di Parr, consentendogli di confrontarsi con il concetto di identità.
Durante il lungo corso delle sue pratiche artistiche, Parr ha sviluppato un’ossessione per l’autoritratto, di cui in mostra sono presenti notevoli esemplari. L’immagine di sé riprodotta liberamente o fotocopiata e distorta è diventata un mezzo per guardarsi in uno specchio dove tratti fisici e psichici si mescolano generando una riflessione sulla mutevolezza dell’essere e sulla liquidità dell’io. Ogni tratto disegnato è un tassello del faticoso e potente processo di autoanalisi che l’artista opera su di sé, liberandosi da schemi precostituiti e facendo spazio a travagli esistenziali fatti di corpo, ma anche di materia intelligibile: fondamentale fu per Parr l’influenza dei disegni di Joseph Beuys per cui esiste una diretta corrispondenza tra pensiero e forma.

Elizabeth Germana Arthur

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