L’arte di Patrick Jacobs (Merced, 1971) ha il potere di creare mondi immensi a partire dal limite, dal dramma del vuoto esistenziale. È questa la sensazione che s’intuisce quando lo sguardo si posa sui suoi diorami: attraverso piccoli spiragli e un gioco ottico di luce e lenti, è possibile affacciarsi su una realtà oltre ogni dimensione e prospettiva e proiettarsi in un’esistenza ulteriore, trasfigurata, di cui il fruitore non potrà mai far parte, ma da cui si sente irrimediabilmente coinvolto. Gli occhi osservano questi mondi fittizi, consapevoli di esserne esclusi. Ed è questo anelito eternamente impossibile che li rende ancor più desiderabili. La mostra, rappresentativa del percorso evolutivo di Jacobs, è una sapiente veduta sulla natura madre e matrigna, sulla sua bellezza e la sua contraddizione, ma soprattutto sulla sua forza, che affonda le radici in una terra fatta di miti, forti e terribili, come emerge, in particolare, dai Fairy Rings. La poesia conturbante dei paesaggi plasmati dalla visione dell’artista è troppo avvolgente per essere solo surreale: la sfida è nel riuscire a staccarsi da questa poesia, dalla fantasia che ha permesso di travalicare il confine del qui e ora.
‒ Linda Taietti