I dieci anni di Casa Testori

Casa Testori, Novate Milanese – fino al 9 giugno 2019. “Appocundria”, attraverso i lavori di venticinque artisti, celebra i dieci anni di Casa Testori, con una mostra curata da Marta Cereda.

Solo alla fine del percorso di Appocundria ci si rende conto di quanto il termine dialettale scelto per designare il titolo non aderisca mai puntualmente agli intenti globalizzanti della mostra, ma solo ad alcuni lavori (a livello evocativo), creando un cortocircuito di fondo tra la ricerca dei curatori, il singolo progetto degli artisti, l’esperienza frammentaria del visitatore e la tesi complessiva del percorso.
Secondo Treccani, appocundria è “l’interfaccia dialettale dell’italiano ipocondria, nel senso semanticamente vago di ‘profonda malinconia, […] nutrita di fatalistica accettazione delle sorti della vita, segnata da una noia esistenziale e venata di scettico ma malinconico distacco per qualcosa di indefinibile che non è, non è stato e non è potuto essere, che si fa cifra di un sentire tutto napoletano nella canzone omonima di Pino Daniele”.

Appocundria. Installation view at Casa Testori, Novate Milanese 2019. Photo © Maki Ochoa

Appocundria. Installation view at Casa Testori, Novate Milanese 2019. Photo © Maki Ochoa

LA MOSTRA

Gli spazi complessi, abitabili, dell’enorme villa riempiono ogni stanza con un sentimento legato alla distanza e interpretato da installazioni, disegni, dipinti, sculture, video, fotografie e documenti. La mostra accoglie artisti provenienti da 22 nazioni, per parlare di identità, memoria e nuove sedimentazioni della geografia.
La curatrice ha strategicamente selezionato artisti provenienti da aree geografiche diversissime tra loro, ricomponendo uno scenario che, a partire dalle loro origini, cerca di tracciare una mappa del mondo, fatta di mondi interiori, dal Sud America all’Est Europa. Nel progetto ideato anche per valorizzare la funzione originaria di Casa Testori come abitazione, l’idea di Appocundria si fonde inevitabilmente, ma mai chiaramente, alla nozione di casa e alla necessità o alla scelta di costruire in un Paese lontano da quello dove si è nati la propria dimora. Sebbene la difformità dei lavori e anche la qualità dei progetti siano estremamente variabili, da stanza a stanza, questa mostra presenta il grande pregio di creare un prisma narrativo in grado di provare a descrivere le sensibilità di un fenomeno, come la nostalgia, abbandonando tutte quelle forme di identità riscritte da codici composti, necessari, riscontrabili tra denotati e connotati.

Ginevra Bria

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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