Panorami compositi. Ventuno artisti a Bologna
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Bologna ‒ fino al 13 aprile 2019. È costruita attorno all’idea di panorama la mostra curata da Claudio Musso nella sede bolognese.
Se paesaggio fa pensare all’osservazione di ambienti, naturali o urbani che siano, e indipendentemente dalle qualità estetiche, panorama rimanda a un posto piacevole in cui posare lo sguardo.
Nel vocabolario panorama è, curiosamente, in primis una “figurazione dipinta sulla faccia interna di una superficie cilindrica” e, in secondo luogo, “un’ampia veduta di un paesaggio ammirabile da un luogo sopraelevato”.
Verrebbe da supporre che il panorama sia quindi la quintessenza del paesaggio, se non una vista artificiale concepita per essere invitante.
Eppure si parla di paesaggi interiori, raramente – se non mai – di panorami interiori, quasi che alle nostre immagini interne sia connaturata la possibilità di essere non sempre seducenti.
E quindi via a una sequela di modalità ampie con cui gli artisti si sono confrontati con l’idea di paesaggio, panorama, veduta, visuale, angolazione, scenario.
LA MOSTRA
Claudio Musso, curatore di PANORAMA presso la Fondazione del Monte, realizza una ricognizione eterogenea su questo macro tema: in mostra ventuno artisti per un numero ampio di opere rispetto alla metratura dello spazio, le cui pareti sono attraversate da una – un poco didascalica ‒ linea a grafite che ricorda l’orizzonte.
Si alternano lavori in cui l’indagine è prevalentemente formale, ad esempio gli olii dalle ampie campiture di Valentina D’Amaro e quelli di Andrea Chiesi, ad altri in cui la riflessione sul panorama è trasversale e distante da connotati strettamente paesaggistici, come per David Casini, Laura Pugno, Margherita Moscardini, Giovanni Oberti.
Mirabili le fotografie di Luigi Ghirri, tra le quali “Passignano” è l’ideale incipit del progetto espositivo; le rappresentazioni della realtà virtuale di Mauro Ceolin si alternano ai disegni 32 days at Rupert, Vilnius. Looking into the wood, dreaming palm trees di Marco Strappato, che guardando i panorami lituani immagina scenari marittimi.
I Tornado di polvere di grafite di Francesco Pedrini fronteggiano gli Strumenti dello stesso artista, sculture concepite per ascoltare i suoni celesti, mentre le immagini della serie Strada Stellare di Davide Tranchina elevano banali scorci del contemporaneo a entità soprannaturali.
‒ Claudia Santeroni
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