Potere e speranza. Camille Henrot a Vienna

“If Wishes Were Horses” alla Kunsthalle di Vienna è la prima mostra in Austria dell'artista francese Camille Henrot, vincitrice del Leone d'argento alla Biennale di Venezia. Con un nuovo corpus di opere realizzate ad hoc.

La mostra, curata da Luca Lo Pinto, prende il nome dal proverbio cinquecentesco “Se i desideri fossero cavalli, i mendicanti cavalcherebbero”. Sebbene l’espressione sia associata a un desiderio represso, l’artista ne dà una connotazione positiva attraverso la sua opera, dove elementi quali la fantasia, la creatività e l’immaginazione offrono speranza e favoriscono il cambiamento.
Questa rassegna si inscrive nel più ampio al programma espositivo della Kunsthalle di Vienna, dove particolare attenzione viene rivolta alla pratica di artiste. Dopo i progetti solisti di Nathalie du Pasquier, Babette Mangolte e Sarah Morris la mostra di Camille Henrot (Parigi, 1978) è un nuovo omaggio alla produzione artistica femminile.

Camille Henrot, Tropics of Love, 2014. Courtesy the artist

Camille Henrot, Tropics of Love, 2014. Courtesy the artist

POTERE E RESISTENZA

Henrot attinge da una vasta gamma di epistemologie e ricerche antropologiche citando tra le varie fonti Michel Foucault, che sottolinea come: “Se non ci fosse alcuna resistenza, non potrebbero esserci rapporti di potere. Perché sarebbe semplicemente una questione di obbedienza. Si devono utilizzare relazioni di potere in situazioni in cui non si sta facendo ciò che si vuole. Quindi la resistenza viene prima e la resistenza rimane superiore alle forze del processo. Quindi penso che la resistenza sia la parola chiave in questa dinamica”. E cita anche l’artista Louise Bourgeois e la sua paura del potere: “Ho paura del potere. Mi rende nervosa. Nella vita reale mi identifico con le vittime… Nella mia arte sono l’assassino…”.
La mostra comprende sculture, un’installazione e un film, che dialogano fra loro sul tema di potere, sadomasochismo, rituali, autorità e controllo, al fine di rivelare, attraverso il linguaggio visivo dell’artista, come questi ruoli siano sia simbolici sia reversibili.

Camille Henrot, Tuesday, 2017, Image Research. Courtesy kamel mennour, Parigi-Londra & König Galerie, Berlino & Metro Pictures, New York

Camille Henrot, Tuesday, 2017, Image Research. Courtesy kamel mennour, Parigi-Londra & König Galerie, Berlino & Metro Pictures, New York

DOMINAZIONE E SOTTOMISSIONE

Al centro della mostra vi è una installazione, una treccia di grandi dimensioni, dal titolo Tug of War, composta di catene intrecciate, elementi in metallo, corde e tubi di gomma con riferimento al termine improprio di “treccia francese”, un’antica acconciatura proveniente dal Nord Africa, che fu associata a eleganza e raffinatezza nell’America dell’Ottocento. Se il rituale di intrecciare i capelli può essere ricondotto a un gesto di cura delicata, nel tiro alla fune i fili di catene intrecciate alludono al controllo repressivo nel corso della Storia.
Tali regimi di dominanza e sottomissione sono ulteriormente esplorati nel film Tuesday, che accosta filmati di cavalli da corsa strigliati prima e dopo l’allenamento con scene di lottatori Brazilian Jiu-Jitsu avvinghiati nel combattimento. Le strutture di potere sono tradotte in una lotta sportiva in cui i ruoli di dominazione e sottomissione vengono ribaltati da un momento all’altro. Attraverso una regia al rallentatore, la natura competitiva dei lottatori di Jiu-Jitsu e dei cavalli da corsa è cristallizzata in un’estetizzazione estrema, trasformando scene di azione in oggetti di contemplazione visiva.

Camille Henrot. If Wishes Were Horses. Installation view at Kunsthalle Wien, 2017. Photo Jorit Aust. Camille Henrot, Tug of War, 2017, Courtesy König Galerie, Berlino & kamel mennour, Parigi

Camille Henrot. If Wishes Were Horses. Installation view at Kunsthalle Wien, 2017. Photo Jorit Aust. Camille Henrot, Tug of War, 2017, Courtesy König Galerie, Berlino & kamel mennour, Parigi

TENSIONE E SOSPENSIONE

Questa reversibilità dei ruoli si materializza nelle sculture Wait What and I Say. Le forme intrecciate di bronzo fuso e alluminio, legno e pelle rappresentano forme antropomorfe in stati di tensione e di sospensione. I titoli delle opere suggeriscono anche il potere superiore delle parole rispetto all’azione, facendo eco alle operazioni del masochista in contrasto con la controparte sadica.
I vari elementi che compongono la mostra dispiegano una coreografia e un dialogo globale, attingendo da strutture formali e sollevando domande sulla propensione umana verso la dipendenza. La mostra di Vienna rappresenta un preludio all’attesa “carte blanche“ conferita all’artista per la mostra al Palais de Tokyo di Parigi il prossimo autunno.

Giorgia Losio

Vienna // fino al 28 maggio 2017
Camille Henrot. If Wishes Were Horses
KUNSTHALLE WIEN
Treitlstrasse 2
www.kunsthallewien.at

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

Scopri di più