Tra le gru, le betoniere e il grande albero di Natale in piazza Duomo all’Aquila, otto gigantografie (alcune capaci di raggiungere i 14 metri di altezza) regalano significati nuovi agli scorci sempre uguali della ricostruzione post sisma. Sono le opere dei primi otto artisti dei ventidue selezionati per Change!, il concorso internazionale a cura di Veronica Santi, lanciato lo scorso giugno dall’associazione aquilana Off Site Art, sviluppato in partnership con la non-profit americana ArtBridge e rivolto agli artisti residenti in Italia e a New York. “Con questo concorso”, ha dichiarato la curatrice Veronica Santi, ”abbiamo cercato progetti artistici che parlassero di cambiamento. L’Aquila oggi sta crescendo nella sua ricostruzione. L’arte può aiutarla a guardare fuori, creando una traiettoria di solidarietà nei confronti di situazioni e mondi altri da sé”.
GIGANTOGRAFIE DI ARTISTI EMERGENTI
Salendo da Corso Federico II la prima all’angolo dei portici, lì dove una volta c’era il Bar del Commercio, è l’opera di Serena Vittorini, giovane fotografa aquilana fresca di vittoria al Fotografia Festival internazionale di Roma, a raccontare, per prima, con una metafora calcistica la vita nel capoluogo abruzzese durante il periodo di ricostruzione post-sisma. E poi le illustrazioni di Tatiana Arocha, profondamente legate all’immaginario del suo paese di origine, la Colombia; le fotografie di Clara Vannucci sulla sezione femminile di Rikers Island, il carcere più grande della città di New York; la narrazione leggera e surreale del duo bolognese To/Let; un estratto dal reportage fotografico di Claudia Borgia che indaga le contraddizioni esistenti in Iran. Infine le opere astratte e naturalistiche di Deanna Lee, le griglie urbane di Pierpaolo Mancinelli e il Telemaco di Giampiero Marcocci, personaggio dell’Odissea, simbolo di coraggio, cambiamento e passione. Dal 2014 Off Site Art ha installato sulle facciate degli edifici della ricostruzione più di quaranta gigantografie di opere di artisti emergenti: ora queste nuove opere contribuiscono a innestare un virus creativo finalizzato a spezzare la monotonia visiva del cantiere più grande d’Europa e a rilanciare la città in un circuito internazionale di arte contemporanea.