L’autobiografia pittorica di Flavio De Marco. A Lecce

Castello Carlo V, Lecce – fino al 5 febbraio 2017. Il paesaggio virtuale che “ingloba” il classico e standardizzato paesaggio artistico, mutando il rapporto uomo-natura. Le contraddizioni della società liquida lette attraverso lo sguardo del pittore leccese Flavio De Marco.

Il paesaggio, percepito in primis come vivida e immediata impressione e, in un differente arco temporale, come memoria di un luogo, fisico e mentale, collegato a uno stato d’animo. Lo schermo del computer, simbolo della contemporaneità che ha corroso – attraverso il dominio dell’iperrealtà nel mondo virtuale – la spontaneità del rapporto uomo-natura. Il tutto reso attraverso il linguaggio pittorico, inteso artisticamente come principale “finestra sul mondo”. Flavio De Marco (Lecce, 1975), nativo salentino ma da anni di casa a Berlino, narra il suo percorso artistico in Autobiografia, una nutrita mostra antologica allestita al Castello Carlo V di Lecce e curata da Lorenzo Madaro e Brizia Minerva. Le opere esposte, datate dal 1993 al 2015, sono state rielaborate ad hoc dall’artista per la personale leccese, e raccontano il contrasto tra la classica pittura paesaggistica della sua Puglia e il paesaggio virtuale.

Flavio De Marco - Autobiografia - exhibition view at Castello Carlo V, Lecce 2016 - photo Pierpaolo Fari

Flavio De Marco – Autobiografia – exhibition view at Castello Carlo V, Lecce 2016 – photo Pierpaolo Fari

COLORI E GRIGLIE

Paesaggi bucolici e iperpolicromi vengono dunque ritratti insieme a vuote, spoglie e grigie schermate del desktop di computer disseminate in ogni quadro. In quei rettangoli grigi privi di icone e scritte di qualsiasi genere, De Marco esprime tutto il disincanto che emerge dalla comunicazione virtuale tipica della postmodernità, definita da Baudrillard quale “società del simulacro”, che ha “ucciso” la realtà, il vissuto. Oltre alla contraddizione, nell’era digitale, tra realtà e rappresentazione e tra paesaggio reale e virtuale, un’altra caratteristica dell’universo artistico espresso da De Marco è il riferimento, nei suoi dipinti, alla variazione delle tecniche stilistiche nell’ambito della storia dell’arte e della tradizione pittorica. Non mancano, inoltre, riferimenti musicali e letterari che hanno generato collaborazioni tra l’artista leccese e poeti, scrittori e musicisti quali, ad esempio, il poeta Domenico Brancale, lo scrittore Paolo Nori e il musicista Theo Teardo.

Flavio De Marco, Paesaggio (Bellini), 2001-16

Flavio De Marco, Paesaggio (Bellini), 2001-16

RITORNO ALL’ORIGINE

L’Autobiografia di De Marco, ne segna il ritorno alla terra d’origine. “Il ritorno a casa di de Marco” – spiega il co-curatore della personale, Lorenzo Madaro – “non è solo una questione affettiva e biografica”. “I suoi paesaggi” – conclude il critico – “sono nati in queste geografie, anche in relazione alla storia della pittura di terra d’Otranto dell’Otto e Novecento. Penso agli orizzonti di Giuseppe Casciaro, Vincenzo Ciardo e Edoardo De Candia, artisti a cui Flavio ha guardato negli anni della sua formazione prima di Courbet, Seurat, Hockney e degli altri maestri a cui ha poi guardato con rinnovato stupore e interesse”.

Cecilia Pavone

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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