Il ritorno della Chimera d’Arezzo. Riapre a Firenze la sala dedicata al capolavoro etrusco

Simbolo dell’identità etrusca e icona dell’archeologia italiana, la Chimera d’Arezzo torna protagonista al Museo Archeologico Nazionale di Firenze che riapre al pubblico la sua Sala della Chimera

Era il 15 novembre 1553 quando, durante gli scavi per la costruzione di un bastione presso Porta San Lorentino ad Arezzo, emerse dal terreno una straordinaria statua di bronzo. Rappresentava la Chimera, creatura dal corpo di leone, con una testa di capra che sporge dal dorso e una coda di serpente. L’opera, alta 80 centimetri e lunga 129, colpì subito per la sua tensione drammatica e il naturalismo. E l’iscrizione etrusca tinścvil (“sacro”), incisa sulla zampa anteriore destra, ne rivelò la funzione votiva. La notizia del ritrovamento giunse presto al duca Cosimo I de’ Medici, che volle la Chimera a Firenze, interpretandola come emblema dell’antica grandezza etrusca e della continuità culturale della Toscana. 

La storia della Chimera da Arezzo a Firenze 

Così, Cosimo la collocò a Palazzo Vecchio, dove divenne oggetto di ammirazione e di studio. Vasari la descrisse come una prova della maestria degli “antichi Toscani”, mentre Benvenuto Cellini racconta che il duca stesso partecipò al restauro con strumenti da orafo. Da allora la Chimera divenne un simbolo politico e identitario: immagine della forza domata dalla ragione, metafora del potere mediceo. Nel corso dei secoli, la statua passò dagli Uffizi al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dove dal 1871 rappresenta uno dei fulcri della collezione di bronzi etruschi.

Riapre a Firenze la Sala della Chimera al Museo Archeologico Nazionale

Dal 19 novembre 2025, dopo un accurato intervento di riallestimento dello spazio che accoglie la Chimera, immersivo e contemplativo, sarà possibile nuovamente ammirare la scultura, a cui è restituita una dimensione monumentale e intima al tempo stesso. Infatti, il progetto, firmato dallo studio Guicciardini & Magni, è un esempio di allestimento capace di fondere rigore museografico e potenza evocativa: la scultura domina la scena al centro della sala, poggiata su un basamento monumentale realizzato dagli specialisti di Goppion. Attorno, quattro panche disposte in cerchio invitano il visitatore alla sosta e alla contemplazione. Un grande tendaggio scuro, che richiama un sipario teatrale, accoglie la proiezione dell’ombra della Chimera, enfatizzando la dimensione drammatica e rituale dell’ambiente.

Il riallestimento della Sala della Chimera a Firenze 

L’intervento luminoso, invece, è firmato da Massimo Iarussi che gioca sui chiaroscuri, capaci di restituire alla superficie bronzea la vibrazione del fuoco e la tensione muscolare dell’animale ferito. Completano lo spazio tre piccoli bronzi, un grifone, il dio Tinia e un offerente, provenienti dallo stesso contesto di Arezzo, che instaurano un silenzioso dialogo con la statua principale. Questa nuova esposizione è pensata per offrire a ognuno un’esperienza personale con la Chimera, spiega il direttore del museo Daniele Federico Maras, che ha portato a compimento un progetto avviato dal suo predecessore Mario Iozzo e sostenuto dal generoso contributo di Jack e Laura Winchester, mecenati e amici di Firenze.

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Redazione

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