Il tesoro di Symes rientra in Italia. Si tratta di 750 reperti archeologici

Un patrimonio di statue, utensili, vasi, sarcofagi e gioielli databili tra VIII secolo a.C. e il Medioevo: oggetto di un negoziato durato ben 17 anni con i liquidatori della società di Robin Symes, noto contrabbandiere di antichità

Da mercante d’arte a trafficante di beni culturali il passo è breve: stiamo parlando di Robin Symes e della sua società, la Symes Ltd. Si tratta di uno dei nomi più noti associati al commercio illegale di antichità rubate, vendute ai più grandi musei di tutto il mondo, ignari della frode. Già nel 2016 le autorità italiane e svizzere avevano ritrovato in un deposito a Ginevra quarantacinque casse appartenenti a Symes contenenti settemila manufatti rubati da siti archeologici greci e romani nell’arco di quarant’anni; e nel 2017 il Paul Getty Museum di Malibù aveva restituito all’Italia la statuetta di Zeus in trono (II-I sec. a.C.), acquistata da due collezionisti che a loro volta l’avevano comprata proprio da Symes. Oggi è la volta di 750 reperti, e non sorprende che il nome che figura dietro a tutta la faccenda sia proprio quello della società intestata al dealer britannico.

IL NEGOZIATO PER IL RIENTRO DEI 750 REPERTI ARCHEOLOGICI

Siamo giunti alla conclusione di un lungo negoziato, che è durato ben diciassette anni. I liquidatori della Symes Ltd, la società inglese appartenuta al mercante d’arte, hanno firmato un accordo frutto di complesse procedure che hanno visto coinvolti più organi dello Stato e una grande collaborazione con la Repubblica Ellenica, interessata a rientrare in possesso di altre centinaia di reperti trafugati in Grecia. Per quanto riguarda l’Italia, oggi rientra la quasi totalità di un nucleo di 800 reperti frutto di scavi clandestini sul territorio nazionale: vasi, statue, utensili, sarcofagi, gioielli e ventisei collane ricomposte e pronte per essere vendute. Il valore di questo patrimonio è stimato intorno ai 12 milioni di euro. “Le opere d’arte non possono diventare oggetto di attività illecite o peggio delle archeo-mafie: il mercato illegale deve essere stroncato”, ha detto alla presentazione delle opere recuperate il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha voluto ringraziare il nucleo dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale e tutti i dirigenti e gli archeologi che hanno seguito le complesse operazioni di recupero e curato l’esposizione a Castel Sant’Angelo, dove il “tesoro” di Symes resterà temporaneamente visibile, con l’idea di esporre tutto ciò che viene recuperato, perché non si perda nei depositi stracolmi dei musei. Un’altra settantina di reperti rivendicati dall’Italia sono ancora negli Stati Uniti, ma saranno recuperati nei prossimi giorni dai carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale.

Gloria Vergani

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