Parco archeologico di Segesta, arriva l’autonomia. Un tema sui cui punta il governo regionale

Novità in Sicilia, con l’istituzione di un nuovo ente autonomo, chiamato a soprintendere una delle più belle e importanti aree archeologiche dell’Isola. Ma il percorso per rendere autonomi i parchi (e – aggiungiamo noi – anche i musei) è ancora molto indietro. Qualcosa sta cambiando?

La Sicilia ha un nuovo Parco Archeologico, ovvero un ente destinato a presiedere la relativa area archeologico-monumentale, non più legata a filo doppio agli uffici e ai dipartimenti della Regione: il sito ottiene così, finalmente, piena autonomia scientifica e di ricerca, gestionale, amministrativa e finanziaria. Parliamo del Parco di Segesta, che va ad aggiungersi a quelli già esistenti della Valle dei Templi di Agrigento, di Naxos-Taormina e di Selinunte-Cave di Cusa, istituiti rispettivamente nel 2000 (governo Leanza), 2010 (governo Lombardo) e 2013 (governo Crocetta). Tutte iniziative lodevoli, ma che rimasero isolate, non arrivando a generare una vera e propria riforma complessiva del comparto.

CORREVA L’ANNO 2000: I PARCHI ARCHEOLOGICI IN SICILIA. LA LEGGE DI IERI E DI DOMANI

Risale proprio al novembre del 2000 l’importante legge regionale sul sistema dei parchi archeologici – ai tempi era Assessore dei Beni Culturali l’ex AN/Fli Fabio Granata, più volte assessore, oltre che deputato regionale e nazionale  – con cui si stabiliva la possibilità di dare vita, su tutto il territorio isolano, a enti autonomi che garantissero “la salvaguardia, la gestione, la conservazione e la difesa del patrimonio archeologico regionale e per consentire migliori condizioni di fruibilità a scopi scientifici, sociali, economici e turistici dello stesso”. In 18 anni solo tre ne sono stati battezzati, con quello della Valle dei Templi che resta l’unico totalmente autonomo: negli altri due casi, per via di piccole differenze normative, l’iter relativo al bilancio è più farraginoso e non altrettanto snello, dal momento che i consigli tecnico-scentifici non hanno esattamente la stessa funzione di un Cda. La difformità esiste tra i Parchi del “Titolo primo” (come quello di Agrigento) e quelli del “Titolo secondo” (come Taormina e Selinunte).
Da qui la necessità di superare e correggere quella legge di quasi vent’anni fa, che fu in ogni caso fortemente innovativa. Da settimane si discute, tra le stanze dei bottoni dell’amministrazione e le commissioni parlamentari, per portare in aula una nuova proposta, capace di incidere con forza in un settore – quello dei Beni Culturali – assolutamente strategico per l’Isola. Il testo – che al Consiglio di tutti i Parchi riconoscerà piena e totale autonomia, anche finanziaria – ha appena avuto l’ok in Commissione Cultura, col favore delle opposizioni. La politica prova a trovare la quadra, oltre le singole appartenenze, nel nome dei beni comuni e di risorse chiave da far decollare, una volta per tutte.

E i numeri del Parco agrigentino – oggi diretto dall’architetto Giuseppe Parrello– offrono intanto un riscontro importante in termini di crescita e sviluppo, tra aumento progressivo dei visitatori, qualità dei servizi, programmazione e gestione economica libere dai famosi lacci e laccioli che il pachiderma “Regione Siciliana” fa pesare, inevitabilmente, sui tanti siti dipendenti dalle sue strutture. Non è un caso che nel 2018 il Parco abbia ricevuto il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa. 

Sebastiano Tusa, archeologo, Assessore dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana

Sebastiano Tusa, archeologo, Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

GOVERNO MUSUMECI: L’IMPORTANZA DELL’AUTONOMIA PER I BENI CULTURALI

Il processo articolato, che svincola le principali strutture museali e archeologiche da una gestione centralizzata, ha del resto portato ottimi frutti anche a livello nazionale: Dario Franceschini docet. I tanti musei statali interessati dalla riforma dell’ex ministro dei Beni Culturali hanno confermato la bontà della strategia, che, oltre a stare in piedi da un punto di vista teorico, vanta oggi fior di report zeppi di dati, numeri e analisi, relativi a quantità di accessi e qualità di gestione.
L’Istituzione del Parco archeologico di Segesta era già nei piani del Presidente Nello Musumeci. Ed è arrivata, a pochi mesi dall’insediamento di parlamento ed esecutivo. Un merito di chi guida il timone con una visione evidentemente chiara – a cui dovranno certo seguire azioni e provvedimenti adeguati – e di chi governa la macchina dei Beni Culturali: l’Assessore Sebastiano Tusa, stimato archeologo e accademico – dunque di fatto un tecnico – a cui spetta definire l’indirizzo politico e le scelte strategiche, e il Dirigente Generale Sergio Alessandro, ingegnere gestionale ed esperto di management culturale, a capo del Dipartimento che guida l’intero corpo dei Beni Culturali. Il lavoro in sinergia ha consentito di portare a casa questi ultimi risultati, lasciando prefigurare l’avvio di un nuovo corso.
La nuova gestione dei beni culturali“, ha dichiarato Musumeci, “inizia da qui. Tre soli Parchi in diciotto anni rappresentano uno dei paradossi della nostra Regione, che non ha dato attuazione a una buona legge che in molti ci invidiano. Il Parco archeologico di Segesta, con il suo teatro e il suo tempio è uno dei simboli della Sicilia nel mondo. Il patrimonio della nostra Isola merita di essere valorizzato e restituito ai siciliani. La piena attuazione della legge consentirà di rimetterci al passo con le più moderne forme di valorizzazione e gestione dei beni culturali“.
Gli fa eco Tusa, che parla di “sfida vinta” e di “stimolo per continuare il processo di cambiamento avviato”. E che aggiunge, rimarcando la voglia di invertire la rotta rispetto al passato: “La Sicilia deve avere tutti i Parchi previsti e in breve tempo. È un impegno che sento di dovere onorare nella convinzione che la rinascita dei Beni culturali siciliani non può che passare per un sistema di gestione moderno e snello. Questo quello che la Sicilia e i siciliani meritano, dopo anni di gestione non all’altezza del valore storico culturale di siti straordinari per bellezze archeologiche e paesaggistiche“.

Teatro greco di Segesta

Teatro greco di Segesta

L’AREA DI SEGESTA

Il Parco archeologico di Segesta, che include diversi siti, è oggi noto in tutto il mondo per la splendida quinta scenografica costituita dal Tempio dorico, risalente al V secolo a.C., posizionato in cima a un colle e conservato in ottime condizioni, tra colonnato e trabeazione, e poi per il Teatro, costruito nel III secolo sul Monte Barbaro, in un punto che era già antico luogo di culto. La struttura a gradoni, con la classica cavea circolare, guarda verso il Golfo di Castellammare, incorniciata da un panorama mozzafiato, laddove mare e colline si incastrano, perdendosi all’infinito. Nell’area del Parco si annoverano poi il santuario di Contrada Mango, l’agorà, il sistema fortificato di Porta di Valle, la casa del navarca di epoca greco-romana e infine la zona medievale col vecchio quartiere e le mura di cinta, il castello, due chiese normanne e la moschea. Celebri le parole di Goethe, che giunto in quei luoghi li raccontò, al margine del suo mitico “Viaggio in Italia”: “La posizione del tempio è sorprendente: al sommo d’una vallata larga e lunga, in vetta a un colle isolato e tuttavia circondato da dirupi, esso domina una vasta prospettiva di terre”.

E DOMANI? I FUTURI PARCHI AUTONOMI E IL FONDO DI SOLIDARIETÀ

Dopo Segesta, sono una ventina i parchi che dovrebbero vedere la luce nei prossimi mesi, a partire da Siracusa e Pantelleria.Il lavoro che stiamo svolgendo è che dovremo svolgere ècomplesso“, spiega Il Direttore Alessandro. “Nel caso di alcuni parchi importanti, come quelli di Siracusa e Piazza Armerina, sono già state portate a termine le fasi di concertazione con enti locali, associazioni ambientaliste, realtà territoriali. Quindi, previa verifica dei confini e delle perimetrazioni, l’istruzione dei nuovi enti-parco potrà passare al Consiglio Regionale dei Beni Culturali per l’approvazione, per poi ottenere il via dell’Assessore. In altri casi si tratta addirittura di lavorare ancora alle perimetrazioni, per individuare le aree di competenza“.
Tanta strada all’orizzonte, a cui destinare una volontà ferma. “Il processo avviato dal governo è fondamentale“, aggiunge Alessandro, “per consegnare al management dei parchi di oggi e di domani quella snellezza ed efficienza da sempre necessarie. Importante in quest’ottica anche l’altra novità su cui punta l’Assessore Tusa: parte degli introiti derivati dallo sbigliettamento dei parchi maggiori potrà essere destinato a quelli minori“. La norma si ispira, evidentemente, a quel “fondo di solidarietà” nazionale (pari il 20% degli incassi) che a partire dal 2015 i musei statali autonomi versano ai fratelli più piccoli, riuniti nei poli regionali. E la misura, conclude, “potrebbe riguardare anche servizi e professionalità, da mettere in condivisione: i siti maggiori, che siano parchi o musei, sosterebbero così le realtà territoriali limitrofe, dotate di risorse e dimensioni più ridotte“. 

Villa romana del Casale di Piazza Armerina

Villa romana del Casale di Piazza Armerina

UNA SVOLTA PER I MUSEI: IL PROSSIMO STEP?

Ma c’è di più. Un processo simile a quello avviato per i parchi andrebbe messo a punto per tutto il comparto dei musei, con apposito disegno di legge: si tratterebbe di un’operazione di svecchiamento e rilancio dalla portata storica. Attualmente l’unico museo regionale a disporre dell’autonomia è Riso, cellula principale del Polo per il Contemporaneo, incastonata nel centro storico di Palermo. Anche se, in assenza dei decreti attuativi necessari, la faccenda giace da anni in un limbo, come lettera morta. Concorsi pubblici internazionali, burocrazia più snella, possibilità di gestire collaborazioni, gare, incarichi, sponsorship e partnership, nonché finanze, spazi, servizi, collezioni, determinando altresì linea di ricerca e criteri scientifici: la direzione è questa e un processo di riforma organico è atteso da tempo. Oggi, tra la Presidenza, l’Assessorato e il Dipartimento dei Beni Culturali della Sicilia, una voce pare arrivare forte e chiara: la faccenda dell’autonomia è una priorità non più rinviabile e certamente non circoscritta ai Parchi archeologici. Sperando  non manchi il coraggio per estendere, spingere, concretizzare. Senza più compromessi nè rinvii.

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Redazione

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