Kaarina Kaikkonen torna a Roma con una mostra che riflette su legami e relazioni
Le relazioni sono al centro delle due mostre proposte da Sara Zanin. In galleria, Kaarina Kaikkonen riflette sulle dinamiche famigliari attraverso il filtro della memoria; mentre allo z2o Project, Josefina Ayllón scandaglia gli animi attraverso la pittura
Per quanto lirica, eterea e visionaria, non ha nulla di astratto l’opera di Kaarina Kaikkonen (Iisalmi, 1952). La sua ricerca è profondamente legata alla vita da cui trae origine e materia. Come emerge da Unfolding Hope, la sua personale alla galleria Sara Zanin di Roma, ove le opere, realizzate con tessuti, scarpe, piccoli oggetti di uso quotidiano, cimeli personali carichi di valore simbolico, esplorano i rapporti famigliari, scandagliando le dinamiche, sane e meno sane, proprie delle relazioni più intime.
Le opere di Kaarina Kaikkonen alla galleria z2o di Roma
Ogni lavoro, nato da una profonda autoanalisi psicologica, si può leggere come una sorta di presa di coscienza; catarsi che traduce il momento creativo in un processo di metamorfosi tanto fisico, quanto mentale. L’artista rielabora il vissuto, reinventandone le testimonianze in forme sempre nuove che spesso, in linea con la sua sensibilità, evocano elementi vegetali. Con leggerezza e un tocco di bonaria ironia, l’artista affronta tematiche complesse. In The Queen of the night, 2024, Kaikkonen si sofferma sul controverso rapporto con la madre; da cui riesce a separarsi – in termini psichici – “uccidendone le scarpe”, ovvero trasformandole in una felice inflorescenza, il cui stelo è significativamente un cucchiaio che chiama in causa l’alimentazione, nerbo cruciale del rapporto madre – figlia. Il più sereno legame con il padre è invece al centro di Soon I Will Depart, Maybe, 2025, ove l’artista si rappresenta come farfalla al centro di un rifugio – bozzolo, metafora dell’abbraccio paterno. In Layers of Life, 2025, Kaikkonen si abbandona a una riflessione sulla vita, in cui come insegna la fisica quantistica, tutto è strettamente intrecciato e segretamente connesso.
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L’importanza del superamento del passato per la costruzione del futuro in Kaarina Kaikkonen
Nell’installazione piramidale I need my past, 2025 è proprio lei il vertice da cui si dipana un crogiuolo di indumenti che, come la sua storia, l’artista finlandese porta sempre con sé; perché, come osserva lei stessa: “non ci si può liberare del passato annullandolo o negandolo, l’unico modo per superarlo è metabolizzarlo”. Un fare pace che trasformando le memorie in bagaglio esperienziale, le consente di vivere serenamente il presente e avanzare con determinazione verso un futuro di possibilità; in un percorso di maturazione interiore che diventa elevazione spirituale, simbolicamente rappresenta attraverso l’uso dell’oro che ravviva l’opacità dei tessuti usurati, facendone petali o ali delicate. E come suggerito anche dai titoli eloquenti: Unfolding Hope, 2025; Not Too Late, 2022; I Will Fill My Cup, 2025; Neverending stories, 2025, parte integrante e costitutiva del procedimento creativo, emerge limpido il messaggio dell’artista: “la vita ci spinge in avanti e non è mai troppo tardi per lasciarsi andare e cedere al cambiamento”.
Josefina Ayllón a z2o project, lo spazio all’Aventino di Sara Zanin
Nel project space dell’Aventino, Sara Zanin presenta la prima personale di Josefina Ayllón (Argentina, 1973), pittrice argentina, autodidatta, nata evidentemente con la pittura nel sangue. In mostra i suoi dipinti, ultimi esiti di una ricerca ventennale, sono ritratti struggenti, in cui le fisionomie individuali si perdono in un magma materico e cromatico, metafora di un sofferente io collettivo.
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L’artista, che padroneggia la pittura con maestria, lavora alternativamente con mani e pennello, ingaggiando un corpo a corpo con la tela che conferisce ad ogni opera un carattere scultoreo. Proprio per quest’affinità con la tecnica della modellazione i dipinti si prestano a una visione laterale, che, al di là di quella frontale, consente di apprezzarne a pieno la complessa plasticità della stratificata fattura.
Ludovica Palmieri
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