Perdersi tra fiori, mari e cieli di carta. La mostra dell’artista Andrea Mastrovito a Sassuolo
Nei sontuosi interni barocchi di Palazzo Ducale di Sassuolo, l’artista bergamasco intreccia un dialogo tra le sue installazioni site-specific e le opere della Collezione Panza; così, nelle sale della residenza ci si imbatte in piastrelle e sculture di carta ricavate da centinaia di libri illustrati
È possibile che due linguaggi artistici così diversi, due concetti così distanti come un solo colore oppure centinaia di altri, una tela realizzata con un solo gesto e fatta di una sola luce e mille composizioni di carta ritagliata e colorata, possano restituirci un messaggio così univoco ed armonioso? Ed è possibile che la cromia di grandi quadri appesi a una parete si rifletta in aiuole, cieli e mari di carta distesi a terra rendendoci testimoni di un dialogo silenzioso, muto e potente da sembrarci assolutamente perfetto? Si, lo è. Possibile.
La mostra “Sette Stanze” al Palazzo Ducale di Sassuolo
L’effetto che ci regala la visita alla mostra Sette Stanze, personale dell’artista Andrea Mastrovito (Bergamo, 1978) curata da Francesca Disconzi al Palazzo Ducale di Sassuolo fino al prossimo 31 dicembre, è un po’ quello di trovarci di fronte ad uno specchio invisibile che riflette, davanti a noi visitatori, due gesti artistici quasi antitetici che, però, si fondono e si completano in maniera sublime.
Al piano nobile del Palazzo, nelle stanze degli appartamenti stuccati che per la prima volta ospitano una personale come questa, una serie di installazioni site-specific dell’artista bergamasco “giocano” in modo serrato con le opere commissionate da Giuseppe Panza e poi donate dal collezionista nel 2005 alla Galleria Estense. Mentre si segue il percorso della mostra ci si imbatte infatti nelle opere astratte di Ettore Spalletti, di Phil Sims, David Simpson, Winston Rueth, Anne Appleby o Timothy Litzman (che oggi occupano gli spazi delle antiche cornici che un tempo ospitavano i dipinti commissionati dal Duca Francesco I) e insieme nelle grandi installazioni, progettate a terra, di Mastrovito capace di trasformare centinaia di libri illustrati in sculture pop-up tra cieli e mari di carta che seguono le geometrie di pavimento e pareti, in un gioco vorticoso, quasi optical, di linee, colori, rimandi e bellezza.

Il dialogo tra Andrea Mastrovito e i maestri della Post Minima Art a Sassuolo
L’artista bergamasco, vincitore quest’anno del concorso per l’Agnus Dei della Sagrada Familia di Barcellona, ha scelto di mettersi in dialogo con i maestri americani ed europei e le loro creazioni riconducibili al filone della Post Minimal Art con un linguaggio opposto fatto di tagli, riprese, sovrapposizioni, ripetizioni. E ha scelto, soprattutto, di esprimersi attraverso un materiale dal forte timbro poetico come la carta alla quale, da disegnatore virtuoso qual è, si sente legato da un rapporto viscerale.
Da una parte le opere della collezione Panza spiccano per la potenza del colore e per la loro essenzialità in contrasto con l’opulenza dei decori della residenza barocca. A terra Mastrovito ricostruisce angoli di cielo, di “acqua” e di infinito che di quei quadri riflettono colori e suggestioni. E le due poetiche diventano un tutt’uno. Mastrovito è capace, grazie al suo lavoro certosino e meticoloso, di sottrarre i libri e i volumi da lui scelti alla bidimensionalità tagliando, aprendo, piegando e ripiegano dorsi e pagine infinite volte. E da lì nascono cieli, come quello che nella serie di libri riprodotti a terra nella prima stanza, con l’immagine della Madonnina del Duomo di Milano che si ripete più volte o aiuole di fiori ricavate da centinaia di libri di botanica tagliati e rialzati, in un flusso continuo di giocosa armonia e leggerezza, dentro e intorno all’opera. Peraltro mai ridondante con la ricchezza dei decori del Palazzo.
Mastrovito e i suoi lavori di carta in mostra al Palazzo Ducale di Sassuolo
In tutto il percorso gli spazi e le linee di orizzonte che l’artista delinea con le sue opere sono sempre intercambiabili e creano una profondità che in quel cielo e in quei mari sembra finirci dentro. Alcune delle opere esposte, come ad esempio Libri di fiori, opera del 2009, esistevano già ma difficilmente riusciamo a immaginarli in un contesto e protagoniste di un progetto che potesse valorizzarle così pienamente.
“Quando sono stato nell’appartamento stuccato di Palazzo Ducale a Sassuolo la prima volta, lo scorso luglio, mi sono innamorato immediatamente di quello spazio. È splendido – spiega Mastrovito – e guardando le opere della collezione ho pensato subito ai miei lavori realizzati con la carta. È la prima volta che espongo dentro un contesto seicentesco come quello e ho immaginato subito il dialogo tra l’antico e il contemporaneo che sarebbe potuto nascere con alcuni dei miei lavori. Quella di Sassuolo” spiega l’artista bergamasco “è una mostra che mi piace in modo particolare. È anche un momento mio personale in cui sento grande bisogno e voglia di tornare al colore e il progetto di Sassuolo mi ha permesso di farlo – ha spiegato l’artista. Un aspetto che amo particolarmente della mostra è anche quello della semplicità. Aprire un libro è un gesto semplice e molto forte insieme”.
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Il rapporto di Andrea Mastrovito con gli altri artisti
Mastrovito è un artista che, a prescindere da ogni progetto, lavora da sempre molto anche sul dialogo con gli altri artisti. Nella personale che proprio ora sta tenendo alla Galleria Michela Rizzo di Venezia, ad esempio, le sue opere sono ricche di citazioni e omaggi a tutti gli artisti storici della galleria veneziana e alle loro opere iconiche. Da Mauri a Nanni Ballestrini, da Lawrence Carroll (un’opera di Carroll è presente anche a Sassuolo) a Hamish Fulton. E lo stesso ha fatto in Sette Stanze.
“La stanza con l’opera di Spalletti è forse quella che ho amato di più – spiega Mastrovito. Insieme alla mia installazione l’ho percepita subito come la stanza più melodica ed armoniosa. Mettermi in ascolto degli altri artisti è una parte del mio lavoro che amo particolarmente, per me è fondamentale creare un dialogo con loro o con chi c’è stato prima di noi. Credo sia stato sempre così’ tra gli artisti, la stoia dell’arte lo racconta e deve continuare ad esserlo”.
La grande installazione in ceramica al primo piano di Palazzo Ducale
Al primo piano di Palazzo Ducale è poi visitabile anche l’installazione MCm, un imponente mosaico di piastrelle cartacee bianche e blu che riproduce un’antica fotografia aziendale di Marca Corona con un nucleo storico di lavoratori. Un lavoro collettivo che Mastrovito ha firmato e realizzato un anno fa insieme ai dipendenti della storica azienda del distretto ceramico, a testimonianza del legame che esiste tra arte e impresa, che ha interamente sostenuto la mostra. Un grande lavoro di arte partecipata, una sorta di team building. I dipendenti hanno portato oggetti a loro cari come mazzi di chiavi, libri o altro che sono stati assemblati con la tecnica del frottage tanto cara a Mastrovito. L’installazione è un insieme di tanti elementi modulati che hanno la dimensione classica e standard della piastrella a regalare un colpo d’occhio bellissimo tra lo scatto storico nello sfondo e tanti elementi, i più disparati, che emergono in superficie.
La collaborazione di Andrea Mastrovito con le Ceramiche Marca Corona a Sassuolo
La mostra Sette Stanze segna il punto di arrivo della collaborazione tra Ceramiche Marca Corona e Mastrovito, protagonista della terza edizione di Marca Corona per L’Arte. Il rapporto tra l’artista bergamasco e l’azienda ceramica è nato dal progetto Marca Corona per l’Arte che, nell’edizione 2024/2025, ha coinvolto l’artista in un percorso di arte partecipativa da cui sono nate in primis le due mostre dal titolo MCm-Minimo Comune multiplo, esposte in Galleria Marca Corona a Sassuolo e al Teatro San Leonardo nell’ambito di Art City Bologna di quest’anno. E appunto l’installazione MCm ospitata oggi in una delle sale dedicate alla mostra Tra corte e fabbrica, tra le raccolte private di ceramica sassolese più importanti, acquisita da Ceramiche Marca Corona e concessa in deposito alle Gallerie Estensi.
C’è ancora qualche giorno, fino a fine anno, per concedersi l’immersione nella bellezza di Sette Stanze e il consiglio, già che si è a Palazzo Ducale, è quello di concedersi a fine percorso qualche minuto in più per visitare l’intera residenza barocca e “perdersi” così, col naso all’insù, tra le meraviglie degli affreschi, unici, dedicati alla vita di Bacco nel trionfo illusionistico delle scene mitologiche del dio del vino, in un’esplosione di stucchi e ori che celebra i piaceri terreni e la potenza estense.
Francesca Galafassi
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