Tra Leonardo e Pollaiolo. L’innovazione prospettica nei dipinti del Quattrocento
Una riflessione sull’introduzione della prospettiva lineare e aerea nella pittura del Quattrocento attraverso l’opera di Leonardo Da Vinci e Antonio Del Pollaiolo
Nel Quattrocento l’artista avverte la necessità di separarsi dalla staticità delle opere medievali dando una visione tridimensionale alle tavole dipinte: viene elaborata la prospettiva lineare. L’osservazione visiva evidenziava che gli oggetti allontanandosi dalla vista si rimpiccioliscono e le linee parallele in lontananza appaiono ricongiungersi. Fu elaborato uno studio geometrico-matematico della prospettiva incentrato sul rapporto tra lo spettatore e l’opera d’arte; la linea visiva converge su un punto dell’orizzonte se lo spettatore è di fronte all’opera, su due punti se lo spettatore è posizionato di fianco, su tre punti se lo spettatore è al di sotto o al di sopra della rappresentazione da riprodurre.
Sempre dall’osservazione della natura fu introdotta la prospettiva aerea: guardando le cose vicine e lontane si crea una differente immagine visiva. L’aria con le sue impurità altera la visione per cui le immagini lontane appaiono sfocate e assumono un colore azzurrino con montagne che hanno una colorazione più chiara in basso e una listatura più scura nella parte superiore.
L’uso della prospettiva lineare e aerea nella pittura del Quattrocento
L’osservazione consentiva di creare una singolare tridimensionalità dei paesaggi dipinti e fu sfruttata a pieno dai fratelli Pollaiolo e da Leonardo: in ordine cronologico sono elencati e riprodotti in foto i dipinti che presentano la prospettiva aerea negli Anni ‘60/’80. Il Raffaele e Tobiolo locato alla Galleria Sabauda di Torino (1465/’70), L’Annunciazione dei Musei di Stato di Berlino (1470), il Martirio di San Sebastiano National Gallery Londra (1475). Nel 1476 Leonardo esegue la sua prima opera pittorica, il ritratto di Ginevra Benci, oggi alla National Gallery of Art di Washington. Nel dipinto si rilevano due significative evidenze: l’influenza di Van Eyck mediata da Antonio del Pollaiolo, propugnatore in Italia dell’arte del grande maestro fiammingo, e la prospettiva aerea per la costruzione del paesaggio introdotta – come anticipato – dai fratelli Pollaiolo. Il retro del dipinto non è per comune accezione di mano di Leonardo ma a parere dello scrivente stilisticamente opera del maestro Antonio Pollaiolo.
Il rapporto tra Leonardo e Pollaiolo testimoniato dai dipinti
A tal proposito è bene ricordare che la Dama Col Mazzolino, scultura al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, ritrae la stessa Ginevra Benci della Galleria di Washington, ma di tre anni più giovane, al tempo del suo fidanzamento. La scultura, che ha innegabili connotati fiamminghi, dimostra che già nel 1473 Leonardo gravitava nella cerchia artistica di Antonio del Pollaiolo per i legami della famiglia di Ser Piero con i Lanfredini, grandi estimatori del maestro fiorentino. Ho già scritto in un articolo precedente e altrove che la paternità di Andrea del Verrocchio sulla Dama col Mazzolino è improponibile sia dal punto di vista stilistico, sia dal punto di vista storico per i contatti di Leonardo con la famiglia Benci, omonima di Antonio Benci detto Antonio del Pollaiolo, entrambi appartenenti allo stesso Gonfalone Drago di Santo Spirito in Firenze.
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L’Annunciazione un’opera a quattro mani di Leonardo e Pollaiolo
Continuando la carrellata sulla prospettiva aerea vengono mostrati Apollo e Dafne di Antonio del Pollaiolo (National Gallery Londra) e L’Annunciazione di Antonio e Leonardo (Uffizi) entrambi del periodo 1480-1481. Non posso esimermi dall’enfatizzare queste due ultime date. Antonio del Pollaiolo realizza, nel periodo di passaggio dei due anni, l’Annunciazione seguendo le risultanze storico-filosofiche delle Disputationes Camaldulenses di Cristoforo Landino; questi nel 1481 pubblica il Comento sopra la Comedia. Di pari passo Antonio del Pollaiolo dipinge l’immaginario ritratto di Beatrice Portinari oggi al Museo Poldi Pezzoli di Milano.
Massimo Giontella
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