Giorgio Griffa in dialogo con l’invisibile color pastello: la mostra a Palazzo Ducale di Genova
Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, l’esposizione invita a entrare nel pensiero visivo e filosofico di un artista che ha trasformato il segno in poetica astratta e performativa

Ha attraversato oltre cinquant’anni di storia dell’arte con uno stile che ancora oggi sfugge a ogni classificazione Giorgio Griffa (Torino, 1936), protagonista di ben tre Biennali d’Arte di Venezia (nel 1978, 1980 e 2017) e oltre duecento mostre personali in musei e istituzioni di tutto il mondo, da Roma a Ginevra, da Londra a Porto e da Parigi a San Paolo. Le sue tele, spesso prive di telaio, si presentano come superfici libere e liberate, dove colori e tratti essenziali emergono come sospiri: ogni opera è il frammento di un discorso più ampio, un’interrogazione meditativa sull’invisibile, sul tempo e la sua percezione.
La mostra di Giorgio Griffa a Palazzo Ducale di Genova
Fino al 13 luglio 2025 il celebre maestro della pittura astratta italiana è al centro della personale Giorgio Griffa: L’arte che dialoga con l’invisibile, ospitata nell’Appartamento e nella Cappella del Doge del Palazzo Ducale di Genova, per l’occasione restituito alla luce naturale. Curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot, in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, l’esposizione invita a entrare nel pensiero visivo e filosofico di un artista che ha trasformato il segno in poetica astratta e performativa.
Ilaria Bonacossa su Giorgio Griffa: “La cristallina allegria delle sfumature pastello”
“La minimale bellezza della pittura di Giorgio Griffa mi ha inesorabilmente incantata nel 2016, quando ho incontrato per la prima volta le sue tele ad Artissima nella sezione dedicata alla riscoperta di talenti. Non riuscivo a capacitarmi di come, data la loro modernità, potessero essere lavori creati quasi quarant’anni prima. In queste opere vi è un senso di ‘quiete’ legato ai materiali poveri, come le tele grezze non trattate e non montate su telai, e alla ripetuta scelta del non finito. Il silenzioso equilibrio tra i tratti della mano, le linee geometriche e lo spazio vuoto della tela, segnata con delicata precisione da segni ancestrali nati per misurare il tempo, oppure ghirigori memori di calligrafie orientali, porta a intuire una poetica minimale e al contempo spirituale. I suoi colori distintivi e sorprendenti, mai saturi, manifestano una cristallina allegria legata alla scelta di sfumature pastello che sembra poter catturare l’invisibile”, racconta Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e co-curatrice della mostra.

Il percorso espositivo a Palazzo Ducale di Genova
Presentata in undici sale, la mostra accoglie oltre sessanta opere tra tele di grande formato, lavori su carta e installazioni. Il percorso si apre con il ciclo Segno colore, dove il gesto pittorico diventa linguaggio primordiale, e prosegue attraverso nuclei tematici come Segni primari, Segno e campo, Ritmo e Ignoto. Ogni sezione rappresenta una fase del pensiero visivo di Griffa, che, come un compositore realizza le sue opere lasciando che il ritmo del gesto e la pausa del vuoto si alternino, ricordando le note su un pentagramma. Non a caso, il parallelismo con la musica, e in particolare con il jazz, è dichiarato dall’artista stesso, che ama definire la pittura come un’arte dell’improvvisazione controllata. In questo senso, Griffa si allinea alla tradizione di Matisse e alla lezione della pittura moderna, rifiutando la prospettiva rinascimentale in favore di una spazialità fluida e aperta. Nel ciclo Disordine, invece, Griffa affronta temi legati alla fisica contemporanea e alla struttura dell’universo. In questi lavori, l’arte diventa strumento di riflessione sul caos e sull’armonia, sul micro e macrocosmo, in un confronto visivo che si fa metafora della condizione umana. Ma l’invisibile, per Griffa, non è solo il regno della scienza: allo stesso modo è anche quello della poesia. Ecco allora che l’ultima parte del percorso espositivo si apre ai riferimenti letterari e spirituali dell’artista, da Montale a Proust, da Valéry a Bob Dylan. Nella sala conclusiva, l’opera Dioniso, una monumentale installazione di 21 tele, e il ciclo Océanie testimoniano un’apertura sempre più ampia verso la dimensione simbolica e lirica della pittura.



Giorgio Griffa e il rapporto con l’ignoto
“Le arti succedono al sacrificio nel rapporto con l’ignoto. (…) Le arti fissano nuovi percorsi al passaggio dal visibile all’invisibile. Ecco, noi viviamo un’epoca fortunata che accetta l’ignoto senza bisogno di esorcismi, lo accetta come dato strutturale e non semplicemente come qualcosa che non è ancora noto”, scrive nel 2011 Griffa nel testo Visibile, soglia dell’invisibile.
Caterina Angelucci
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