Il sole di mezzogiorno sulla discarica. La mostra di Bertozzi & Casoni a Imola

La prima grande retrospettiva dedicata ai due artisti a pochi mesi dalla scomparsa di Stefano Dal Monte Casoni. Proprio nella città nella quale il duo ha molto lavorato

Il mondo in decomposizione – barocco per eccellenza e trash per vocazione – è lì, di fronte a voi e si estende in tre prestigiose sedi museali tra realtà e illusione. È l’eccessiva maturazione del capitale, il black humor che ne deriva e la corruzione della materia a spingere lo sguardo verso il (non) lieto fine. È così! È così! È un viaggio in penombra nel tempo, il tempo della gioia che fa marcire ogni elemento organico e inorganico in trascurabili e irripetibili momenti di vita. 

La mostra di Bertozzi & Casoni a Imola

Tranche de vie – la grande retrospettiva di Bertozzi & Casoni, a cura di Diego Galizzi, in corso a Imola, a Palazzo Tozzoni, al Museo di San Domenico e alla Rocca Sforzesca – traccia il percorso esistenziale e artistico del duo romagnolo portando lo spettatore al centro di se stesso, verso la sua inevitabile caducità. Ma poi lo distrae facendolo ridere come fanno i clown. L’esposizione è un tripudio di colori sbiaditi o accesi, di pezzi di vita lasciati indietro come ossa di pollo nella zuppiera. Le accuratissime ceramiche esagerate, ironiche, felliniane, perfettamente mimetizzate nelle sale del sontuoso Palazzo Tozzoni, si confondono con i ricercati arredi settecenteschi. Non esci indenne dalla visita alla triplice mostra di Bertozzi & Casoni, concepita come un’immersione inquietante nella vita e nella morte insieme. Sei in un caleidoscopio che rivela la natura umana, la tua natura, i miti, i mostri, la violenza che ti anima, l’abbondanza, il sogno e lo scorrere delle ore sotto le unghie sporche della società. Il Palazzo è nel suo insieme un’installazione site specific totale, completa, che ingloba l’invisibile relazione tra tutte le cose del passato e del presente, quelle vive e quelle morte. Dettagli. L’assenza aleggia ovunque. Un sacchetto del Carrefour poggiato sul tavolo di cucina, con dentro ortaggi appena acquistati e alcune lumache che strisciano sulla busta, crea uno spiazzamento, un dubbio… È una spesa dimenticata? La realtà è replicata alla perfezione e la copia è seducente di lei ma c’è sempre un indizio che la tradisce. 

Bertozzi&Casoni, Architettura e design, 2023, ceramica policroma. Photo Nazario Spadoni
Bertozzi&Casoni, Architettura e design, 2023, ceramica policroma. Photo Nazario Spadoni

Bertozzi & Casoni: il rimando a Kounellis

Uno scheletro di acciaio in scala 1:1, con una falce poggiata a terra, è in attesa di agire. Ha il braccio poggiato su un banco e l’elenco telefonico aperto. Di fronte a lui c’è un coloratissimo pappagallo, sopra un vassoio di avanzi di cibo, che lo guarda imperterrito. È il pappagallo della famosa installazione che Jannis Kounellis realizzò da Sargentini, a L’Attico, nel 1967, quando per la prima volta un animale vivo e prigioniero fece parte dell’ambiente asettico dell’arte. Questo cortocircuito creato da Bertozzi & Casoni nel 2008 è intitolato Riflessioni sulla morte e richiama anche il sottile influsso di Gino De Dominicis e la mitografia di Jan Fabre. Ma come si compie l’alchimia di tradurre la ceramica in opera mimetica, iperrealistica, esoterica? I due artisti romagnoli, che hanno lavorato 40 anni a Imola, sono diventati un brand e hanno una vera e propria bottega rinascimentale postmoderna, una Factory completamente diversa da quella dei cuscini argentati di Andy Warhol. Nonostante la recente scomparsa di Stefano Dal Monte Casoni, la produzione continua e il riconoscimento della città è un traguardo fondamentale per entrambi gli artisti.

La mostra alla Rocca Sforzesca

Alla Rocca Sforzesca, alla fine del percorso, troviamo un misterioso e tragico fauno impiccato a un lampadario dal titolo “La morte dell’eros”. L’installazione è un tributo a Casoni che, anni fa, ebbe l’idea, progettò l’opera ma non ebbe il tempo di farla. Così Giampaolo Bertozzi ha voluto realizzarla per rendere omaggio all’amico confermando la loro completa osmosi. “Questa non è una mostra tradizionale”, ha affermato Galizzi. “È una vera e propria messa in scena. Quello che offriamo qui è teatro”. A Palazzo Tozzoni, una grande tavolata con tutti gli avanzi di un galà, le tazzine rovesciate, i mozziconi di sigaretta, le tracce di vino sulla tovaglia fermano il tempo come Daniel Spoerri faceva con i suoi tableaux pieges. Mentre lui intrappolava sotto il plexiglass la tavola sfatta con i resti di una cena tra amici, loro la rifacevano in ceramica. L’accostamento tra le opere di Spoerri e quelle di Bertozzi & Casoni è stato proposto dalla MLB Gallery di Ferrara alla mostra “Funambolismi” attualmente in corso. Sia il duo che l’artista fluxus esaltano la poetica dello scarto e la meraviglia del caso nel quotidiano. Qui, nel salotto della home-gallery di Maria Livia Brunelli, troviamo un invitante prato con disseminati i resti di un picnic. C’è una scatola lercia del detersivo Brillo, qualche piatto sudicio, bucce di melone e l’impossibilità di una nuova sensuale déjeuner sur l’herbe

Manuela Gandini

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Manuela Gandini

Manuela Gandini

Manuela Gandini è critica d’arte contemporanea, curatrice e docente alla NABA di Milano. Scrive per “La Stampa” e “Il Manifesto” ed è responsabile della sezione Forme della rivista “Machina”. E’ autrice del volume “Ileana Sonnabend. The queen of art” (Castelvecchi…

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