La Napoli “illuminata” di re Carlo di Borbone

Palazzo Reale, Napoli – fino al 10 febbraio 2020. Al Palazzo Reale va in mostra il desiderio di ridare lustro ai primati illuministici della Napoli del Settecento, capitale del Regno delle Due Sicilie. E per l’occasione la Soprintendenza svela al pubblico preziosi ambienti del palazzo, decorati in stile pompeiano.

In occasione del tricentenario della nascita di Carlo di Borbone, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, in collaborazione con il Polo Museale della Campania e la Biblioteca Nazionale di Napoli, inaugura al Palazzo Reale di Napoli la mostra L’Età di Carlo, alle radici del gusto dell’antico, confezionando uno snodo di eventi (apertura di nuovi spazi espositivi nel Palazzo Reale, convengo internazionale, mostra documentale) che, con facies nostalgica, vuole rinverdire il ruolo di centralità che ebbe la Napoli carolina durante la rivoluzione culturale illuministica che caratterizzò l’Europea nel Settecento.

LA MOSTRA A NAPOLI

La mostra, attraverso la raccolta di materiale documentale del XVIII secolo, composta da grafici acquerellati, incisioni, modelli in legno e testi storici sull’architettura, rimarca, con dovizia filologica, non solo l’impatto che ebbe la politica di re Carlo sulla città di Napoli, ma anche in che modo questa si riverberò in termini culturali sul resto del continente. Gli storici documenti esposti testimoniano la volontà politica di promuovere gli studi progettuali compiuti per la realizzazione di grandi opere civili, tutt’oggi landmark del paesaggio urbano napoletano, quali l’Albergo dei Poveri, il Teatro di San Carlo, le industrie manifatturiere, le numerose opere infrastrutturali, e, soprattutto, la necessità culturale di voler dare eco agli esiti scientifici dell’importante stagione di ricerche archeologiche che il re inaugurò avviando gli scavi di Ercolano (1738) e Pompei (1748). Proprio ai fini divulgativi, Carlo di Borbone istituì la Regia Stamperia (1748) e l’Accademia Ercolanese (1755), e in mostra sono esposti molti documenti provenienti da queste fondazioni, quali, ad esempio, incisioni, tavole, vignette e capilettera raffiguranti ritrovamenti archeologici dell’epoca o i Volumi delle Antichità di Ercolano, editi tra il 1757 e il 1792.

Luigi Vanvitelli, Veduta del Palazzo Reale di Caserta dalla parte della grande piazza della Piazza, 1756. Courtesy Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli

Luigi Vanvitelli, Veduta del Palazzo Reale di Caserta dalla parte della grande piazza della Piazza, 1756. Courtesy Soprintendenza ABAP per il Comune di Napoli

L’INFLUENZA DI POMPEI

Fascinoso materiale scientifico che il re Borbone fece diramare allo scopo di dare risalto alle entusiastiche scoperte archeologiche compiute nell’area vesuviana del Regno delle Due Sicilie e che incise fortemente sulla diffusione del nuovo gusto neoclassico. A tal proposito la mostra non manca di interrogarsi sull’influenza che ebbe, in termini di proporzioni, l’impatto delle scoperte che emersero durante gli scavi sull’estetica del Settecento; nel merito, una prima risposta la si dà al fruitore attraverso la scelta dello spazio dove il percorso espositivo ha luogo: il materiale messo in mostra, infatti, è interamente allestito all’interno del cosiddetto “Gabinetto Pompeiano” di Palazzo Reale, un ambiente le cui pareti e volte, per l’appunto, sono decorate con tempere ottocentesche rigorosamente in stile pompeiano, secondo il gusto e la moda dell’epoca. Questo sofisticato spazio, spiega il Soprintendente di Napoli Luigi La Rocca, viene riaperto al pubblico dopo i delicati restauri curati dal suo Ufficio, divenendo di fatto un nuovo luogo da dedicare a eventi espositivi di pertinenza della Soprintendenza. Dulcis in fundo? A breve, grazie a un ulteriore finanziamento, la Soprintendenza avvierà una seconda campagna di interventi di restauro, allo scopo di recuperare altri decori neoclassici dislocati in questi preziosi ambienti.

Luigi Rondinella

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Luigi Rondinella

Luigi Rondinella

Luigi Rondinella (Caserta, 1981) è architetto, dottore di ricerca in conservazione dei beni architettonici, critico d’arte e curatore. Nel 2018 diventa funzionario architetto del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali. Collabora con Artribune dal 2011.

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