A Torino nasce il festival musicale MONITOR. Intervista al direttore Gianluca Gozzi 

Il nuovo festival si propone come un viaggio musicale che parte da Torino per aprirsi all'Italia e all'estero. Volevamo saperne di più e abbiamo intervistato il suo direttore, già creatore del TOdays

A Torino quest’anno non si farà il TOdays, festival musicale decennale che l’anno scorso, sotto l’egida del Comune e una nuova direzione, aveva perso la sua identità indie, proponendo grandi nomi del panorama musicale internazionale, ricevendo in cambio una debole risposta da parte del pubblico. Ora, dalle sue ceneri il suo stesso ideatore Gianluca Gozzi ne ha creato uno nuovo: MONITOR. In programma il 10 e 11 luglio 2025, la rassegna di due giornate ospiterà sul prato verde di SPAZIO 211 – storico locale di musica alternativa e indipendente  nei quartieri a cavallo tra Aurora e Barriera – oltre 30 artisti nazionali e internazionali militanti in 8 band, delle quali 3 in esclusiva nazionale e 6 per la prima volta a Torino. Per capire la natura del nuovo festival, lo abbiamo intervistato.

Intervista a Gianluca Gozzi, direttore del festival MONITOR a Torino 

Qual è l’identità di questo nuovo festival musicale?
MONITOR nasce dalla voglia di creare non solo un semplice festival cittadino di metà estate o una sequenza di eventi, ma un ambiente divertente dove incontrarsi e dove incontrare altre persone, fuori dai giri normalmente battuti. Per me un festival e sempre stato qualcosa di diverso dal mero intrattenimento: portare ad un pubblico eterogeneo e non abituato, una varietà di attitudini e musiche trasversali che difficilmente potrebbero ascoltare nella quotidianità. Questo vuole essere MONITOR: un onesto festival cittadino, dove scoprire qualcosa di differente e contagioso, scoprire nuove passioni, per uscire dai soliti giri, scoprire cosa c’è fuori. Senza generi o generazioni, né steccati o limiti.

Credit sPAZIO211
Credit sPAZIO211

Cosa prendi e cosa lasci del TOdays per come l’avevi pensato tu?
Quando abbiamo immaginato come costruire MONITOR abbiamo cercato di non imitare schemi preesistenti creando un surrogato delle realtà passate, cosi, anziché fare l’errore di replicare in maniera inevitabilmente più sbiadita ciò che è stato e non è più, o tentare al contrario di anticipare il futuro che verrà, abbiamo scelto di realizzare la nostra fotografia schietta, sincera e vera del presente, cercando altro che non fosse l’ovvietà. Del passato manteniamo l’attitudine e il coraggio nell’investire sul cambiamento. Da sempre ritengo molto più utile e stimolante un festival in grado di radunare giovani al di là dei “generi” e “stili”, dove il pubblico è partecipe e protagonista, anziché un semplice consumatore di un evento preconfezionato.

Yin Yin - cherry blossom bw edit
Yin Yin – cherry blossom bw edit

Tutti gli appuntamenti della prima edizione di MONITOR a Torino 

Quali sono gli highlight e i concerti imperdibili di questa prima edizione?
Dalle atmosfere minimali ed i ritmi pulsanti dell’artista pakistana naturalizzata statunitense Arooj Aftab vincitrice del Grammy, ai suoni ruvidi e frenetici degli eclettici Shame, dal romanticismo e l’evasione rock’n’roll di Luvcat alla voce ipnotica di Maria Chiara Argiro, dalle sonorità cosmiche degli Yin Yin, al linguaggio dark della poetessa Gia Ford, abbiamo voluto che ce ne fosse per ogni gusto, ed abbiamo voluto mescolarli per rappresentare quello che c’è per come esso è, senza ostinarsi ad inseguire quel che sarà o rimpiangere ciò che è stato. Non quindi musica alla moda, ma neppure per reduci o snob, insomma musiche per scoprire robe nuove, strane, forti, non necessariamente rassicuranti, ma roba che fa bene. Senza bisogno di puntare su nomi di facile richiamo. 

PRESS PIC SHAME
PRESS PIC SHAME

MONITOR: un viaggio musicale che parte da Torino per aprirsi all’Italia e all’estero 

Perché l’hai chiamato MONITOR?
MONITOR è composto da MONdo, ITalia, TORino, simboleggiando questo viaggio che parte da Torino e si amplifica lungo l’Italia, alla conquista del mondo. Questa è solo la prima edizione, ma ci piacerebbe che venisse colto questo spirito: il non essere omologato, dove scambiarsi esperienze, dove respirare aria nuova, dove non ci sia la sensazione di essere in un luogo chiuso ad ascoltare gruppi chiusi che si alternano su un palco secondo lo schema artista-cambio palco-altro artista, insomma qualcosa di diverso dal quotidiano al quale siamo abituati.

Qual è per te la missione di un festival musicale?
Credo che la missione di chi organizza eventi culturali sia anche quella di contribuire allo sviluppo di una coscienza critica collettiva, e che lo si possa fare divertendosi, ma non necessariamente solo ridendo; ascoltando musica, ma non solo quella che già conosciamo da tempo; discutendo, ma non per forza essendo tutti d’accordo. 

Torino è la città giusta per questo tipo di visione?
A Torino ci sono luoghi molto suggestivi, persone capaci e sufficientemente visionarie. Quel che serve è non aver paura del presente e attivare modalità per riconoscere e valorizzare realtà e progetti che abbiano dei vantaggi e non dei limiti, pensare a un festival come un’opportunità e non un problema da gestire. Forse è un utopia, ma solo così credo sia possibile tenere in piedi e vivo al meglio delle possibilità un circuito cittadino (e non solo) che offra scelta, intensità, qualità, e inserirlo in un campo di forze in grado di rafforzarne la rappresentatività.

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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