Il più grande liutaio del Novecento nasceva 130 anni fa. Storia di Simone Fernando Sacconi

A distanza di oltre un secolo dalla sua nascita, la sua ex allieva Wanna Zambelli invita a riscoprire la sua storia, caratterizzata dal merito di aver saputo valorizzare la creatività artigiana, mettendo al centro pazienza, lentezza e sensibilità.

Il 30 maggio ricorrono i centotrent’anni dalla nascita di Simone Fernando Sacconi (Roma, 1895 – New York, 1973), maestro liutaio italo americano, tra i massimi esperti del Novecento in quest’arte senza tempo. Oggi, la sua ex allieva Wanna Zambelli lo ricorda con commozione in questa intervista “raccontata”, riconoscendo al maestro non solo la grande capacità di saper trasmettere le conoscenze, per quanto complesse, in maniera semplice e lineare, ma anche di mantenere sempre con gli interlocutori, indipendentemente dal loro status, un approccio confidenziale, affettivo e umano.

Simone Fernando Sacconi nel ricordo dell’ex allieva Wanna Zambelli

Dopo un anno passato tristemente in un istituto tecnico, non sapendo che fare, chiesi consiglio a un pittore del mio paese d’origine, Volongo, vicino a Cremona, che mi indirizzò alla Scuola Internazionale di Liuteria. Ed è nel Palazzo dell’Arte – oggi sede del Museo del Violino e che allora ospitava la scuola – che nel 1968, durante il mio primo anno di corso, incontrai, in una delle sue poche visite e lezioni straordinarie, il maestro liutaio e restauratore italo-americano Simone Fernando Sacconi.

Il grande liutaio Simone Fernando Sacconi e le sue conoscenze illustri

Lo ricordo attorniato dagli allievi (allora una decina in tutto), incuriositi e attentissimi alle sue spiegazioni. Già molto prima del suo arrivo, si era creato un clima di febbrile attesa per una visita considerata un evento. Mi chiedevo chi mai fosse questo grande esperto che veniva dall’America con la fama di aver riparato oltre trecento strumenti antichi e di aver avuto rapporti di lavoro con musicisti di eccezione, come: Casals, Kreisler, Enescu, Heifetz, Elman, Cassadò, Huberman, Flesch, Busch, Francescatti, Feuermann, Milstein, Piatigorski, Zimbalist, Salmond, Fournier, Szigeti, Stern, Menuhin, Oistrach, Ricci, Szeryng, Rostropovich, Primrose, Rose, Perlman, Accardo, Ughi, Zukerman, Du Prè. Si diceva che avesse intrattenuto rapporti familiari anche con Toscanini e i maggiori compositori del tempo, da Strauss, a Debussy, Zandonai, Respighi, Casella, Mascagni e Pizzetti.
Avrei voluto parlargli, ma essendo appena agli inizi non ne ebbi il coraggio. Fu poi nel 1971 che ebbi modo di conversare con lui, in occasione di un’altra visita. Ricordo che passando fra i banchi da lavoro si fermò anche al mio, esaminò a lungo e con interesse il violoncello che stavo costruendo e mi diede preziosi consigli.

Fernando Sacconi alla bottega del liutaio Bissolotti a Cremona

Successivamente, lo incontrai nella bottega del maestro liutaio Francesco Bissolotti, presso cui, terminata la scuola, perfezionai la mia preparazione. E fu tra l’estate e l’autunno del 1972 che ebbi la possibilità di conoscere meglio Sacconi, lasciandomi contagiare dalla sua passione per la liuteria che ancor oggi, dopo più di cinquant’anni, è una delle mie ragioni di vita.
Al banco da lavoro quasi ogni giorno era intento, con Bissolotti, alla costruzione di un violino ispirato al modello dello Stradivari Cremonese 1715, perennemente circondato da persone che lo assillavano con richieste di chiarimenti e consigli. In quel periodo stava ultimando il suo libro I ‘segreti’ di Stradivari e gli assistenti nella stesura si recavano spesso da lui. Tuttavia, era così indaffarato che, dopo qualche tempo, per lavorare con più calma, cominciò a venire in laboratorio in anticipo rispetto all’orario previsto, nel primo pomeriggio, quando ero presente solo io che, arrivando da fuori Cremona, passavo l’intervallo del pranzo in bottega.  
Quelli furono momenti memorabili di preziosi insegnamenti. Mi rivolgevo a lui con naturalezza, senza timori, certa che avrebbe capito al volo il significato delle mie domande, anche se imprecise. E lui, sebbene fossi l’ultima arrivata, mi parlava al pari di un collega o di un famoso violinista; mi spiegava le cose con semplicità, con una chiarezza che le rendeva quasi ovvie. Dimostrando di essere, oltre che un grande liutaio, un grande insegnante e un grande uomo.

Simone Fernando Sacconi: un infaticabile sperimentatore

Insieme alla costruzione di attrezzi, nel laboratorio di Bissolotti, e con il suo aiuto, Sacconi aveva iniziato la preparazione di una nuova vernice, che voleva simile a quella di Stradivari e il cui procedimento preparatorio ha poi minuziosamente descritto nel suo libro. Era costantemente alla ricerca di sostanze naturali, di resine introvabili, per una sperimentazione continua.
Mi parlava di liuteria anche mentre lo accompagnavo, con la mia Fiat 500, a trovare la moglie Teresita ricoverata all’ospedale di Cremona. Ricordo con tenerezza che all’inizio era perplesso, come se temesse di salire su una macchinetta così piccola e fragile, ma poi, anche per necessità, prese coraggio e non l’ho mai sentito lamentarsi dell’autista.

L’amore di Simone Fernando Sacconi per gli strumenti antichi

Ero affascinata dal suo grande amore per gli strumenti antichi. Li amava più di qualsiasi altra cosa; quando li prendeva in mano era come se li accarezzasse, maneggiandoli nello stesso tempo con una certa forza. Parlava degli strumenti chiamandoli per nome, come se fossero persone, e ne ricordava tutti i particolari, aveva una memoria incredibile. Diceva che avrebbe voluto scrivere un libro anche sul restauro, per spiegare tutte le sue tecniche perfezionate negli anni presso Herrmann e Wurlitzer (grandi case di restauro a New York); purtroppo, non ne ebbe il tempo.

Simone Ferdinando Sacconi
Simone Fernando Sacconi

L’importanza della lezione di Simone Fernando Sacconi

Negli anni, ho scoperto l’importanza della lezione di Sacconi. Ho capito che il suo metodo, caratterizzato da un peculiare approccio mentale, prima ancora che tecnico, e dal pretendere sempre il massimo, nel solco della tradizione degli antichi maestri e nel rispetto dei tempi naturali del lavoro artigiano, è alla base di un buon risultato. Bisogna provar piacere quando si crea uno strumento: lavorare solo per il fine economico, talvolta persino in serie, non giova alla liuteria.

Simone Fernando Sacconi e la valorizzazione della creatività artigiana

Simone Fernando Sacconi ha rimesso al centro della moderna civiltà industriale il valore della creatività del lavoro artigiano, caratterizzato dalla pazienza e dalla cura nel lavoro. Ha rimesso al centro la passione e il desiderio di far bene le cose. Ecco, questa è l’eredità che mi ha lasciato e che ho cercato di trasmettere ai miei tanti allievi in quarantaquattro anni di insegnamento alla Scuola di Liuteria di Cremona, con la speranza di aver sparso un seme fecondo.
Qualcuno sostiene che, fra qualche anno, l’intelligenza artificiale sarà in grado di produrre violini “perfetti” senza bisogno del liutaio, della sua sensibilità, creatività, cultura; della sua capacità di sentire e capire il legno, sempre diverso per provenienza, stagionatura e mille altre variabili. Ebbene da Simone Fernando Sacconi io ho capito, invece, che l’autentica liuteria può essere solo il prodotto di un operare umano; perché gli Strumenti veri, con la S maiuscola, che si tratti di violino, viola, cello o contrabbasso, possono nascere e suonare in un certo modo solo se realizzati dalle mani di un essere umano.



Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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