Il documentario sul grande artista Costantino Nivola del regista Peter Marcias. L’intervista

Il film ripercorre la storia di un uomo che ha lasciato l’Italia negli anni del fascismo, costruendosi una carriera a New York, senza mai recidere il legame con la sua terra e attraversando il suo tempo con “intelligenza, ironia e coraggio”

“Avevo già incontrato Costantino Nivola qualche anno fa”, racconta Peter Marcias, regista di Looking for Nivola, documentario dedicato al grande artista di Orani, sbarcato negli Stati Uniti in pieno fascismo e diventato uno dei protagonisti dell’arte pubblica americana.  “Nel 2018 avevo realizzato un piccolo omaggio in occasione dei cinquant’anni dell’opera che Nivola aveva creato per la chiesa di Sa Itria. Conoscevo già il paese, essendo sardo, e mi aveva colpito come da un borgo così piccolo potesse nascere un uomo capace di lasciare un segno tanto profondo oltreoceano”.

Da un piccolo paese del Nuorese a New York: una storia eccezionale

Marcias racconta di essere rimasto affascinato dalla figura di Nivola, “quest’uomo che aveva lasciato l’Italia negli anni del fascismo, costruendosi una carriera enorme a New York, senza però recidere mai il legame con la sua terra. Ho iniziato a documentarmi, a cercare repertori e materiali, poi a parlare con la famiglia e con chi lo aveva conosciuto. Mi ha colpito la sua intelligenza, la curiosità e il modo in cui ha saputo dialogare con l’architettura e con lo spazio pubblico”. Il regista sottolinea come la scoperta di Nivola sia stata anche una sorta di svolta personale: “Venivo da una serie di documentari su grandi figure femminili – da Liana Cavani a Milena Vukotic, da Piera Degli Esposti a Nilde Iotti – e sentivo il bisogno di raccontare un personaggio maschile che avesse la stessa forza, la stessa coerenza. Nivola mi è sembrato perfetto: un uomo dritto, determinato, che guarda avanti.

Ironico, libero e profondamente sardo

La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la sua ironia”, confessa Marcias.Ti immagini uno scultore serio, austero, e invece lui era brillante, acuto, a tratti persino sarcastico. Era un vero intellettuale dell’arte, ma con una leggerezza tutta sarda. Quando parla nelle interviste, anche in inglese – un inglese non perfetto ma ricco di sfumature – si sente la sua sardità, quell’ironia tipica, un po’ ruvida ma piena di intelligenza”. Il regista sottolinea anche l’umanità dell’artista: “L’ho trovato amabile, diretto, sincero. Nivola non aveva paura di dire ciò che pensava, anche di essere critico verso la sua terra e le sue istituzioni. Aveva idee molto precise sullo spazio urbano e sul ruolo dell’arte pubblica: non era un uomo facile, ma era uno che ti dava una direzione”.

L’essere sardo come radice e come rigore

Secondo Marcias, l’essere sardo è stato per Nivola un tratto fondamentale: “Lui stesso diceva che avrebbe potuto andare anche sulla Luna, ma sarebbe rimasto sardo. Quella sua identità gli ha dato rigore, etica, forza. Pensiamo che proveniva da una famiglia poverissima: il padre era muratore, e lui stesso lo è stato all’inizio. Eppure, negli Anni ’30, in pieno fascismo, riesce a studiare a Milano, poi a Parigi, poi a New York. È un percorso eccezionale”.

Un racconto che unisce passato e presente

La struttura del documentario – spiega Marcias – è nata in modo naturale: “Lavoro sempre partendo dalle interviste e dai materiali d’archivio. In questo caso volevo che fosse Nivola stesso a raccontarsi. Abbiamo trovato immagini straordinarie negli archivi americani, alcune sconosciute persino alla famiglia. Poi ho voluto affiancare le testimonianze di chi lo ha conosciuto: il suo assistente Peter Chermayeff, oggi celebre architetto, i familiari, gli architetti con cui aveva collaborato e, naturalmente, gli abitanti di Orani”. Il film intreccia così memorie personali e storia collettiva, costruendo un ritratto che va oltre la biografia. “Nivola è stato un emigrato, un artista, un pensatore. La sua è una storia universale, che parla di migrazione, identità, libertà creativa. Per questo credo che il documentario vada oltre la figura dell’artista e tocchi qualcosa di più profondo”.

Un viaggio tra cinema e arte

Presentato alla scorsa Festa del Cinema di Roma, Looking for Nivola avrà una circuitazione internazionale. “Il film sarà presentato soprattutto negli Stati Uniti, dove Nivola è amatissimo: a New York, ad esempio, è uno degli artisti con più opere pubbliche. Lì la sua eredità è ancora viva: pensa che quando volevano rimuovere i suoi “Cavallini” dalla piazza delle Twin Towers, i cittadini si sono mobilitati e il New York Times ha dedicato una pagina intera al restauro. È la prova di quanto sia rimasto nel cuore degli americani”. In Italia il documentario sarà proiettato in diversi eventi legati al mondo dell’arte:Ci saranno proiezioni in musei, fondazioni, teatri”, spiega il regista, “dalla Triennale di Milano al Palazzo delle Esposizioni di Roma, fino ai musei sardi. È un progetto che vuole andare oltre il cinema tradizionale, un’esperienza visiva e immersiva. Sarebbe riduttivo pensarlo solo come un film per la sala”.

Looking for Nivola è dunque, nelle parole di Peter Marcias, “un viaggio nella libertà creativa e umana di un artista che ha saputo attraversare il suo tempo con intelligenza, ironia e coraggio”.  Un racconto che parte da un piccolo paese del Nuorese e arriva fino a New York, restituendo l’immagine di un uomo capace di trasformare la sua identità sarda in un linguaggio universale.

Margherita Bordino

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Margherita Bordino

Margherita Bordino

Classe 1989. Calabrese trapiantata a Roma, prima per il giornalismo d’inchiesta e poi per la settima arte. Vive per scrivere e scrive per vivere, se possibile di cinema o politica. Con la valigia in mano tutto l’anno, quasi sempre in…

Scopri di più