Il film documentario dedicato alla fotoreporter palestinese Fatma Hassona
La regista iraniana Sepideh Farsi firma questo progetto che documenta la vita di una giovane fotoreporter a Gaza per un anno, prima che perdesse la vita a seguito di un attacco missilistico. Il trailer
“Se io muoio, voglio una morte rumorosa, che sia sentita da tutto il mondo”, ha affermato Fatma Hassona, fotoreporter 26enne di Gaza. La ragazza ha perso la vita lo scorso 16 aprile, per i colpi di un attacco missilistico, il giorno dopo aver saputo che il progetto filmico che stava portando avanti con la regista Sepideh Farsi sarebbe stato presentato al Festival di Cannes. Dal titolo Put your soul on your hand and walk, il documentario sarà presentato anche alla prossima Festa del Cinema di Roma e arriverà nelle sale a novembre con Wanted.
Put your soul on your hand and walk: un documentario nato per caso
Come racconta la stessa regista Farsi, tutto ebbe inizio mentre era impegnata nella presentazione del suo film The Siren, ambientato nell’Iran del 1980, all’inizio dell’invasione irachena della regione iraniana del Khuzestan – evento vissuto da lei in prima persona durante l’adolescenza.
Il 7 ottobre 2023, con lo scoppio dell’ennesima attacco a Gaza, decise di raggiungere i territori coinvolti negli scontri per documentare ciò che stava accadendo. Ogni via era tuttavia preclusa, volle perciò rivolgere l’attenzione agli sfollati palestinesi. Grazie a loro conobbe il lavoro della fotoreporter Fatma Hassona.
Le parole della regista Sepideh Farsi
“Fatma è diventata i miei occhi a Gaza. Io, dal mio esilio, sono stata la sua finestra aperta sul mondo. Questo film è un’urgenza di memoria, un modo per non lasciare che la sua voce venga cancellata” ha dichiarato la regista di Put your soul on your hand and walk.
Il film documenta 200 giorni di video chiamate tra Farsi e Hassona, durante le quali la ragazza racconta quello che accade nei territori occupati, sfidando i pericoli e nonostante le continue difficoltà tecniche nei collegamenti.
“Hai molte, molte opzioni per morire qui, nel sud di Gaza. Puoi morire per i bombardamenti, per la paura, per la fame”, spiegava in uno degli scambi Fatma, sapendo sempre che sarebbe potuto essere l’ultimo.
Un genocidio di cui siamo responsabili
Fatma Hassona non ce l’ha fatta a sopravvivere alla disumanità perpetrata nel suo Paese. La sua morte è purtroppo solo una delle migliaia – note e non – avvenute in quel fazzoletto di mondo a causa di interessi che coinvolgono anche noi.
Le vittime di Gaza non sono più o meno rilevanti di quelle provocate da altri conflitti in corso, ma il genocidio in atto è frutto anche della mancanza di presa di posizione del governo italiano e dell’Unione Europea.
Per questo dobbiamo esprimere il nostro dissenso e fare pressione affinché tutto ciò finisca, ciascuno nel modo e con i mezzi che gli sono possibili, come del resto hanno coraggiosamente fatto Sepideh Farsi e Fatma Hassona con il film Put your soul on your hand and walk.
Roberta Pisa
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