Il mondo dello spettacolo dal vivo in Italia è in subbuglio  

In seguito alla pubblicazione dei risultati del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo cresce la preoccupazione fra i lavoratori del mondo dello spettacolo. E aumentano le iniziative di riflessione e azione concreta. Un aggiornamento su quanto sta succedendo

Come spiegavamo nel nostro articolo dello scorso 2 luglio, la pubblicazione della suddivisione dei contributi previsti dal FNSV (Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo) da parte delle specifiche commissioni – Danza, Musica, Circo e Teatro – accompagnata dalle dimissioni di tre dei sette componenti della commissione Teatro, ha suscitato non poca preoccupazione fra i lavoratori del mondo dello spettacolo. Festival e compagnie storiche fortemente penalizzati se non esclusi dai finanziamenti; parametri di valutazione che alla qualità antepongono la quantità, premiando incassi e biglietti venduti anziché propensione all’innovazione. Ma anche curricula dei commissari di nomina governativa non propriamente idonei e scarsa disponibilità al dialogo e al confronto con i lavoratori del mondo dello spettacolo. Così lunedì 7 luglio c’è stata una partecipatissima assemblea online indetta da Vogliamo Tutt’Altro, realtà nata lo scorso anno nella capitale in occasione della controversa nomina del direttore del Teatro di Roma

Ecco, nel dettaglio cosa è successo in questi ultimi giorni. 

Spettacolo dal vivo: la presa di posizione di alcune Regioni 

Venerdì scorso, 4 luglio 2025, gli assessorati alla Cultura di sei regioni – Campania, Emilia-Romagna, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta – hanno diffuso un documento congiunto, in cui richiedono: “l’azzeramento e la ricostituzione delle Commissioni Teatro e Multidisciplinare, con un bilanciamento tra competenze tecniche e rappresentanza istituzionale. Si ritiene necessario che la Commissione Multidisciplinare sia composta da professionisti esperti della materia e non costituita attingendo ai membri delle altre commissioni; che le istanze di riesame previste dal Decreto Direttoriale n. 691 del 19 giugno 2025, attuativo del D.M. 463/2024, siano affrontate con la massima attenzione, serietà e trasparenza; l’apertura di un tavolo di confronto reale e istituzionalmente riconosciuto per ridefinire i parametri di valutazione del FNSV, evitando soluzioni unilaterali come l’istituzione di gruppi tecnici non concertati e non rappresentativi.”  

Richieste ribadite durante l’assemblea del 7 luglio da Ilaria Portas, assessore alla cultura della Sardegna, fra le regioni più penalizzate dagli esiti del lavoro delle commissioni – sei i soggetti non ammessi; ma anche dall’omologa dell’Emilia-Romagna Jessica Allegni, durante l’inaugurazione del Festival di Santarcangelo, realtà oggetto di un clamoroso dimezzamento di punteggio. Allegni, in accordo con il presidente di regione Michele Di Pascale, ha deciso un ingente stanziamento di fondi mirato a compensare i mancati finanziamenti ministeriali, che hanno riguardato anche il teatro nazionale, ERT – Emilia Romagna Teatro. Ora la difficoltà, spiega Portas, sarà quella di far convergere le altre regioni sui punti elencati nel documento diffuso – il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Massimiliano Fedriga, avrebbe già espresso il proprio disappunto per l’iniziativa dei sei assessorati…    

L’attivismo del Festival di Santarcangelo  

Tomasz Kireńczuk, direttore artistico del Festival di Santarcangelo, si presenta all’inaugurazione dell’edizione 2025 con una maglietta che riporta la valutazione ricevuta dalla commissione incaricata di giudicare i soggetti multidisciplinari. Un punteggio poco fondato per un festival noto anche internazionalmente per l’alta qualità della proposta artistica. Kireńczuk racconta – e lo ribadisce durante l’assemblea del 7 luglio, alla quale si collega significativamente dalla sala consigliare del comune di Santarcangelo, dove sono riuniti molti artisti e operatori – di aver invitato Marco Lepre, commissario per il teatro, a partecipare al festival per avere un civile e trasparente confronto sui criteri di valutazione. Invito declinato per impegni precedenti e confronto negato per motivi “procedurali”. Un rifiuto che è purtroppo indice di una palese mancanza di trasparenza nell’azione svolta dalle commissioni ministeriali: una consapevolezza che conduce Kireńczuk a una desolante riflessione frutto della propria esperienza personale. Costretto ad abbandonare la natia Polonia otto anni fa in seguito all’ascesa dell’estrema destra, egli riconosce nell’Italia di oggi – ma anche in Slovacchia e, in modo ancora più radicato, in Ungheria – quegli stessi sintomi che hanno condotto alla limitazione drastica della libertà d’espressione non solo artistica. Un clima intimidatorio che spinge gli artisti a una forma di autocensura preventiva per sopravvivere… 

GHOST x Santarcangelo Festival, Mutonia © Claudia Borgia
GHOST x Santarcangelo Festival, Mutonia © Claudia Borgia

L’assemblea “Vogliamo Tutt’Altro” schierata in favore dello spettacolo dal vivo 

Roma ma anche la succitata Santarcangelo, Bologna, Livorno, Genova, Centrale Fies di Dro, Bari, Lecce, Palermo, Cagliari e Sassari e più di mille fra artisti, operatori, intellettuali, tutti collegati in una conferenza Zoom quanto mai affollata e appassionata. Prendono la parola i tre membri della Commissione Teatro, rappresentanti degli enti locali che, il 19 giugno scorso, si sono dimessi – Angelo Pastore, Alberto Cassani e Carmelo Grassi – constatando la distanza oramai abissale di vedute rispetto ai quattro commissari di nomina ministeriale, Alessandro Massimo Maria Voglino, Marco Lepre, Luigi Rispoli e Gianpaolo Savorelli. Dalle parole dei tre, da una parte emerge la conferma di un’inconciliabilità di visioni: “i dati economici come prioritari rispetto alla qualità artistica, non tengono conto, banalmente, dell’inevitabile differenza quantitativa fra le realtà situate in grandi città e quelle più periferiche”. E, dall’altra, la necessità di agire quale “pungolo” costante alla politica culturale ministeriale, così da portare discontinuità in quel processo di normalizzazione già purtroppo avviato. 

I numerosissimi interventi sottolineano le tragiche ricadute di declassamenti ed esclusioni su migliaia di lavoratori del settore – artisti ma anche tecnici, addetti alla comunicazione, organizzatori – ma sono anche lucidamente autocritici nel denunciare la mancata reazione di fronte a segnali di cambiamento già evidenti dagli esiti del FNSV dello scorso anno e non solo. Ne parla, per esempio, Chiara Bersani, artista attiva anche per evitare che gli artisti con disabilità vengano, come si vorrebbe, assegnati al Fondo sociale anziché a quello dello spettacolo. E ne parla con chiarezza Dino Sommadossi, presidente di Centrale Fies: “i problemi del settore dello spettacolo dal vivo non sorgono con la destra al potere ma hanno radici in un sistema arretrato e da tempo impermeabile all’innovazione, basti pensare alla rigidità della suddivisione teatro-danza”.  

Il problema commissioni per lo spettacolo dal vivo 

Durante l’assemblea si accenna a una problematica già sorta nei giorni passati, ovvero la reale competenza dei commissari di nomina ministeriale. Si parla di commercianti ed esperti di cavalli per quanto riguarda la Commissione Teatro, come sottolineato dallo scrittore Christian Raimo; mentre, per quanto riguarda la Commissione Circo, è stata segnalata da Paolo Stratta, direttore generale di Cirko Vertigo, l’esistenza di legami diretti di due dei commissari – Sebastiano Taddei e Gianluca Cavedo – con soggetti attivi nel settore, fattore che pregiudicherebbe dunque la necessaria imparzialità nella valutazione dei progetti presentati.  

Un’altra criticità, sottolineata ancora da Sommadossi, è rappresentata dalla Commissione Multidisciplinare: composta da due membri della commissione danza e altrettanti delle commissioni musica e teatro e uno di quella per il circo, dovrebbe invece essere nominata ad hoc, con membri capaci di riconoscere e dunque valutare la specificità del settore, contraddistinto da quella vocazione alla contaminazione dei linguaggi e alla sperimentazione/innovazione che pare spaventare l’attuale governo. 

Riesami, ricorsi e iniziative varie per sostenere lo spettacolo dal vivo in Italia 

Le realtà non ammesse ai contributi del FNSV hanno quindici giorni per presentare domanda di riesame e nell’eventualità, purtroppo tutt’altro che remota, che questa venga respinta, potranno presentare ricorso, con conseguente ingente dispendio di denaro e possibile blocco del flusso dei finanziamenti alle realtà ammesse. Il ricorso, inoltre, è la strada che possono percorrere anche quei soggetti penalizzati da una drastica riduzione del punteggio. Uno scenario di fronte al quale artisti e compagnie presenti all’assemblea Vogliamo Tutt’altro – fra cui il coordinamento nazionale dei festival – hanno auspicato concrete azioni di solidarietà e sostegno reciproco. Un appello all’unità dei lavoratori dello spettacolo, accompagnato da un invito alla “convergenza” di tutto il mondo culturale italiano – il cinema, l’editoria, l’università, la scuola – analogamente colpito da un taglio drastico dei finanziamenti – il 2% del PIL a fronte del 5% destinato al riarmo – e da un tentativo non più velato di normalizzazione. Come sottolineato ancora da Tomasz Kireńczuk, tornare al FUS, in cui quella U stava per “unico” a suggerire unione e solidarietà, invece del FNSV, dove la N rimanda a un non più celato nazionalismo.   

Laura Bevione 

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Laura Bevione

Laura Bevione

Laura Bevione è dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo. Insegnante di Lettere e giornalista pubblicista, è da molti anni critico teatrale. Ha progettato e condotto incontri di formazione teatrale rivolti al pubblico. Ha curato il volume “Una storia. Dal…

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