L’erbario mancante

Informazioni Evento

Luogo
MUVI - MUSEI VIADANA
Via Alessandro Manzoni 4 - 46019, Viadana, Italia
Date
Dal al

Ven > Dom 16.00 – 19.00

Vernissage
18/11/2017

ore 16,30

Artisti
Luca Moscariello, Giacomo Cossio
Curatori
Simona Gavioli
Generi
arte contemporanea, doppia personale
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Mostra l’Erbario mancante di Giacomo Cossio e Luca Moscariello a cura di Simona Gavioli presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Mu.Vi di Viadana.

Comunicato stampa

Inaugura sabato 18 novembre 2017 ore 16.30 la mostra l’Erbario mancante di Giacomo Cossio e Luca Moscariello a cura di Simona Gavioli presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea Mu.Vi di Viadana.

La galleria Civica Mu.Vi si trova all’interno di un palazzo costruito all’inizio del 900’, sede della ex Scuola Elementare e progettata dall’Ing. Guglielmo Decò. L’edificio bianco e austero riunisce all’interno diverse realtà tra le quali il Museo Civico Antonio Parazzi, la biblioteca, gli archivi storici, la Fondazione Daniele Ponchiroli e la Galleria Civica di Arte contemporanea. All’interno del Museo Civico A. Parazzi sono conservate 75 tavolette lignee dipinte da soffitto appartenenti a due differenti contesti: il nucleo più consistente, formato da circa 60 tavolette e risalente alla metà del XV secolo, decorava Palazzo Cavalcabò, mentre l’altro, di provenienza ignota, risalente approssimativamente al 1450-1475.

Per questa mostra gli artisti Giacomo Cossio e Luca Moscariello, entusiasti della scoperta delle tavolette da soffitto, hanno fatto dialogare il passato con il presente e hanno messo in luce quanto l’arte antica abbia influito, e continui ad influenzare, la contemporaneità, in un gioco di rimandi possibili e necessari.
“Quelle tavolette veicolavano messaggi, intrecciavano trame, parlavano un muto linguaggio di cui oggi sfugge la grammatica; in un mondo fatto quasi sempre di apparenza, concorrevano a esplicitare un progetto ideale di vita, più che l’effettivo vissuto dei committenti. Ai significati che le tavolette da soffitto tentavano di esplicare - un significato complesso, quasi inestricabile, che vedeva un chiaro richiamo al bestiario e alla faunistica padana; immagini per la memoria che ambivano al recupero di precise strategie culturali e parte delle conoscenze di un’epoca in cui fantasia, natura, superstizione, scienza e religione co-esistevano e si relazionavano con contesti lontani nel tempo - mi è parso subito chiaro che potessero sommarsi i lavori di Luca Moscariello e Giacomo Cossio, arricchendoli e intrecciandoli con i loro personali erbari”.
Nelle opere di Luca Moscariello le piante sono come delle comparse, mentre in Giacomo Cossio hanno il ruolo di attrici.
La doppia mostra personale di Giacomo Cossio e Luca Moscariello, assume come titolo l’Erbario mancante e colma un gap che nelle tavolette da soffitto viene sottratto o meglio utilizzato come solo ornamento: gli elementi floreali sono infatti utilizzati per rafforzare il ruolo dei personaggi, spesso uomini, animali o figure allegoriche.
Nelle pitture di Luca Moscariello ci troviamo di fronte ad un teatro che tramite il colore e la sovrapposizione di oggetti, riesce a stabilire una specie di tracciato tra l’osservatore e la cosa osservata. Il caos che sta dentro al quadro è costituito da palle da gioco, ombrelloni da spiaggia, carta da parati e ancora da funi, appendiabiti e strutture presumibilmente di metallo che sorreggono drappi dalla rigidità improbabile. L’erbario è mancante, nelle opere di Luca, nel momento in cui da elementi senza vita nasce inaspettatamente un elemento vegetale afono e abbozzato che si palesa abbreviando lo scarto intercorso tra ciò che vediamo e ciò che non riusciamo a guardare. Qui, in questa anarchia visiva, in cui la presenza dell’uomo non è contemplata, gli oggetti e le piante si danno a guardare e ciò che vediamo potremmo pensarlo come un gioco di sguardi; è nel gioco degli sguardi che chi guarda dà senso, cioè attribuisce qualcosa di più della mera esistenza, così il guardato ammicca o restituisce lo sguardo allo spettatore rinviandogli di nuovo senso. In altre parole, (il) vedere o (il) guardare, nelle opere di Luca, si dà a partire da almeno due soggetti: L’Io e l’Altro.
Nelle opere di Giacomo Cossio, invece, l’erbario è mancante nell’attimo in cui si ridefiniscono nuove specie di flora, in cui l’elemento naturale rinasce seppure il soffocamento della vernice ne rallenti la crescita, è mancante nel senso di resilienza all’artificio. Nelle opere di Giacomo la rivisitazione della natura morta parte dall’inserimento di fiori secchi o sintetici e dall’assemblaggio di stampe fotografiche in cui si riproducono immagini di tronchetti della felicità e fiori di vario genere . Nella sceneggiatura dei quadri di Giacomo, il piacere estetico è reso più intenso dall’angoscia e dallo sgomento di fronte a ciò che rimane inconoscibile, dall’autopsia di ruderi e da quelle rovine sepolcrali che, contrariamente a ciò che si pensa, riescono a ri-generare la vita: quella delle piante appunto. Un’architettura che vive la metamorfosi e diviene imperiosa Natura.