La delicata complessità dell’artista Italo Zuffi è in mostra a Roma  

Alla galleria Federica Schiavo è possibile immergersi nell’universo di Italo Zuffi che, con delicata ironia e pungente intelligenza, compie un’affascinante disamina della contemporaneità

Riflette sull’attualità Italo Zuffi (Imola, 1969), nella sua personale in corso alla galleria Federica Schiavo di Roma, in cui, come rivelato dal titolo, Il doppio del tempo, presenta un corpus di opere frutto di un processo lungo ed elaborato. Al centro una riflessione sulla contaminazione come inquinamento ambientale e invasione militare, due fenomeni che, per quanto diversi, sono provocati e subiti dagli esseri umani: vittime, agenti scatenanti e carnefici, spesso, ignari delle loro responsabilità. 

Italo Zuffi, Il doppio del tempo, installation view a Federica Schiavo Gallery, 2025. Photo Giulia Pietroletti
Italo Zuffi, Il doppio del tempo, installation view a Federica Schiavo Gallery, 2025. Photo Giulia Pietroletti

I “ghirigori” di Italo Zuffi alla Galleria Federica Schiavo di Roma 

All’ingresso, due grandi installazioni gemelle, I ghirigori dello spirito, 2025, affrontano la questione delle microplastiche che, subdole e micidiali, si insinuano ovunque contaminando l’acqua e i cibi che quotidianamente assimiliamo. Le opere, nate da una recente raccolta di scritti brevi dell’artista sulla crisi ambientale, nella loro pacata semplicità, consento di apprezzare il talento pittorico di Zuffi, capace di simulare col pennello la perfezione della carta stampata, suscitando persino una sensazione di dejà vu nel visitatore che impiega qualche istante a mettere a fuoco la tecnica impiegata. A partire dal testo originale, riportato nella prima tela, significativamente bianca, l’artista ne presenta una costellazione di varianti, in cui a cambiare è sempre e solo l’aggettivo che, conferendo un tratto psicologico alle microplastiche, ne compone una sorta di cinica elegia. Parafrasando l’artista: “in questa oscillazione tra parola e materia, tra immaginazione e minaccia reale, il lavoro prende forma rendendo tangibile l’intimità inquietante del nostro rapporto con la contaminazione”. 

La pungente critica sociale nelle opere di Italo Zuffi 

In chiave decisamente ironica la scultura in terracotta Spuntino (2025) eleva il cracker a simbolo di una società votata al consumismo e alla velocità che ormai, per citare l’artista, versa “in uno stato di assuefazione collettiva, accettando la contaminazione come effetto collaterale ma tollerato di uno stile di vita connotato da irrinunciabili comodità”. Lo snack associato ai tappi di penne biro, evocando i tempi della scuola, allude all’irreversibilità di tale condizione ormai radicata sin dall’infanzia. 
La critica sociale è ancora al centro di Cibofreccia (2025) in cui Zuffi, iconizzando, attraverso la traduzione grafica, cartelli stradali con insegne di inutili punti di ristoro, rimanda agli eccessi della società che tende a privare gli esseri umani di grandi ambizioni, sogni o aspettative, a fronte di appagamenti immediati, veloci, illusori e, peraltro, altamente nocivi. L’opera parallelamente richiama le dinamiche psicologiche legate all’alimentazione per cui il cibo spesso diventa la risposta alle più svariate necessità, fuorché quelle legate a reali esigenze nutrizionali.   

Italo Zuffi, Il doppio del tempo, installation view a Federica Schiavo Gallery, 2025. Photo Giulia Pietroletti
Italo Zuffi, Il doppio del tempo, installation view a Federica Schiavo Gallery, 2025. Photo Giulia Pietroletti

Alla galleria Federica Schiavo Italo Zuffi smaschera i paradossi dietro le gerarchie militari 

Di ceramica smaltata è il gruppo Clava-torce (2025) che, associando due elementi apparentemente agli antipodi: la clava, archetipo della forza bruta e primitiva e la torcia sinonimo di illuminazione, intesa come progresso e lucido raziocinio, consente all’artista di esplorare la natura umana, per secoli considerata scissa tra non cosciente e razionalità. Innestando questi oggetti gli uni sugli altri, in una forma tesa alla composizione di un ordigno bellico, mi pare che l’artista neghi tale supposta dualità per lasciarsi andare all’amara considerazione che, per quanto lucida, non è detto che la razionalità sia necessariamente sinonimo di umana saggezza e sensibilità. 
Al muro, il dittico Dutch Army ranks, 2025 smaschera le paradossali incongruenze su cui si fondano i sistemi militari che pretendono di giustificare, attraverso strutture rigide e regolari, quanto di più disumano, sregolato e atroce esista ovvero la violenza, fino all’annientamento, di altre persone. Non a caso Zuffi si riferisce all’esercito olandese – tra i responsabili del genocidio di Srebrenica del 1995 – reinterpretandone le mostrine che, in alluminio, cristallizzano i rigidi ruoli militari, sancendo in maniera incontrovertibile e immediata chi ordina e chi esegue. 

La poetica pungente e delicata di Italo Zuffi a Roma 

A chiudere il percorso ritorna l’acqua in Prada water supplies (2024–2025), come elemento prezioso per la sopravvivenza e quindi da conservare proprio come l’arte. Il video, realizzato alla Fondazione Prada nella calda estate ’24, quando il mantra era “idratarsi”, si caratterizza per un focus puntato sulle scorte d’acqua dei custodi più che sulle opere, sottolineando come l’attenzione degli stessi fosse rivolta alle une quanto alle altre.  
Così, tra il serio e il faceto, la mostra si rivela un’arguta indagine sull’attualità, in cui Zuffi demanda un ruolo attivo al visitatore invitandolo alla lettura di opere che presentano diversi livelli di interpretazione.  

Ludovica Palmieri 

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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