Le mostre invernali al Kunst Merano Arte in Alto Adige tra una sciata e l’altra
Il centro d’arte alto atesino riscalda la stagione sciistica con due mostre che intrecciano storia memoria e territorio. AlpiTypes racconta la rappresentazione grafica del territorio alpino con la nascita del turismo e Franz Wanner è la prima personale italiana dedicata all’artista svizzero
L’inverno del Kunst Merano Arte è animato da due mostre, due progetti che intrecciano storia, memoria e territorio. Da una ricerca di un gruppo di studenti della Libera Università di Bolzano del Corso di laurea in Design e Arti, coordinata dai professori Antonino Benincasa e Massimo Martignoni e co-curata da Anna Zinelli è nato l’originale progetto AlpiTypes lettere immagini tracce, dedicato alla rilettura contemporanea della grafica applicata e sviluppata nell’area alpina dell’Euregio (attuali Trentino, Alto Adige/Südtirol e Tirolo austriaco).
Un’idea sorta guardando alla produzione grafica di manifesti, libri, riviste, guide e altri stampati della prima metà del Novecento e dei decenni immediatamente seguenti, legata alla crescita del turismo in montagna. Fenomeno colto in pieno da Fortunato Depero che ha intuito in anticipo lo sfavillante futuro della pubblicità, come si nota nella fantasiosa impaginazione del manifesto per la corsa Trento-Bondone, del 1928, in cui sono accentuate le frecce nere proiettate su percorso della salita.
Il lettering al centro dell’attenzione nella mostra “AlpiTypes” al Kunst Meran Merano Arte
Il focus sui caratteri più che sulle immagini, riflette l’interesse per le correnti stilistiche europee: Secessione Viennese, Jugendstil, Bauhaus, Razionalismo; dalle Avanguardie storiche quindi, alla rivoluzione grafica degli Anni ’30. Scelte che testimoniano un rifarsi a modelli internazionali fin qui ignorati o poco considerati dalla storiografia critica.

Basandosi sulle indicazioni provenienti dal lettering (in genere alfabeti appena accennati se non totalmente carenti) le studentesse e gli studenti hanno ricostruito con notevole competenza i caratteri mancanti. Un intervento di archeologia tipografica, che ha messo in risalto l’accuratezza artigianale, la valenza estetica e l’impostazione avanguardistica della produzione grafica locale.
E dato l’oggetto vivo e concreto della mostra, la stessa sarà attivata da una serie di incontri di approfondimento e workshop rivolti a un pubblico ampio, allo scopo di confrontarsi sulle procedure del disegno tipografico.

La prima personale italiana dedicata a Franz Wanner al Kunst Merano Arte
Parallelamente il Kunst Merano Arte presenta Franz Wanner: Presenze sospese Immagini di uno sfruttamento, la prima personale italiana a cura di Kristina Kreutzwald e Martina Oberprantacher. Wanner (Svizzero, 1956), che vive tra Monaco e Zurigo, indaga l’organizzazione del potere e i meccanismi utilizzati dalle società per rimuovere il proprio passato, da cui nasce il suo interesse per l’industria bellica, i servizi segreti, le conseguenze economico-ideologiche del nazionalsocialismo nella Germania federale. La usa ricerca intreccia documenti e finzioni a sostegno di una narrazione che vuole riflettere sulla tendenza ai vuoti di memoria in Germania e Alto Adige. Nell’esposizione di Merano Arte, Wanner analizza la fase del lavoro forzato durante il nazismo e le relative conseguenze anche nel presente in un progetto multimediale che utilizza installazioni, video, testi, fotografie, articolato attraverso un percorso non cronologico che si confronta con questioni ideologico-sociali. Un confronto serrato con la storia il cui referente illustre, con tutte le precauzioni del caso, potrebbe riconoscersi in Anselm Kiefer e il suo tormentato confrontarsi con i demoni del passato, la natura tragica del nazismo e l’identità tedesca del dopoguerra.
Il lavoro forzato nella mostra di Wanner a Merano
Come emerge dalla mostra, c’è una motivazione precisa che guida la ricerca storico/artistica di Wanner: porre l’osservatore di fronte all’ignoranza collettiva rispetto ad ampiezza, dimensioni e strutture del lavoro coatto sotto il nazismo. Per avere un’idea del fenomeno basta ricordare che dal momento i cui i nazisti presero il potere nel 1933 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale nel 1945, oltre venti milioni di persone furono costrette ai lavori forzati in Germania o nei paesi occupati. Non esisteva ambito socioeconomico che escludesse forme di lavoro imposto: dalle miniere all’industria, dall’artigianato all’edilizia, dall’agricoltura alla municipalità. Fino alla chiesa e alle istituzioni artistiche.
Al Kunst Merano Arte in mostra il video “Berlin-Lichtenberg”
Nel video Berlin-Lichtenberg, Wanner, che si serve dei classici metodi cinematografici: tagli, montaggio, ripetizioni, slow motion, titoli intermedi, ricorre alle immagini di un filmato amatoriale del 1943. L’intenzione dell’artefice delle riprese è riprendere sereni momenti familiari nell’omonimo quartiere berlinese. Ma siccome il diavolo fa le pentole…, in una inquadratura entrano contenuti visivi non voluti. Sullo sfondo si distingue la quotidianità della violenza, con un gruppo di detenute che vanno verso il luogo di lavoro. Un’accidentale documentazione dell’onnipresenza dell’attività coercitiva nella Germania nazista.

Gli occhiali come simbolo nella mostra di Wanner a Merano
In mostra, e sulla copertina del catalogo, è visibile un paio di occhiali. Un reperto in plexiglas fotografo da Wanner nel 2022 a Falkensee, vicino Berlino. Si ipotizza che chi li indossava, lavorasse forzosamente nell’industria nazista degli armamenti. Non è un semplice oggetto per proteggere la vista, ma un atto di libertà e resistenza personale in un contesto storico in cui era proibita ogni forma di protezione personale. Da ricordare, in chiusura del percorso, le fotografie della serie Eintragungen (Iscrizioni) che documentano le iscrizioni manoscritte degli internati militari italiani nel campo di Berlino-Schoneweide tra il 1944 e il 1945. Un’autoaffermazione in condizioni di estrema repressione.
Fausto Politino
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