Le estetiche liminali dell’artista Andro Eradze in mostra a Firenze 

Tra Palazzo Strozzi e IED, l’artista georgiano Andro Eradze porta in mostra a Firenze il suo linguaggio surreale e inquieto, fatto di video, fotografie e installazioni site specific

Il confronto con l’ambiguità è connotato da un senso soggettivamente perturbante e, al contempo, da una forte poieticità. Aprendosi alla diversa attribuzione di significati, le opere enigmatiche di Andro Eradze (Tbilisi, 1993) ci restituiscono una visione mai compiuta dei suoi mondi immaginifici, tesi narrativamente oltre l’antropocentrico. La programmazione espositiva del Project Space di Palazzo Strozzi prosegue con Bones of Tomorrow, la prima mostra personale istituzionale in Italia dell’artista georgiano. Il progetto è realizzato in collaborazione con IED Firenze, articolando il percorso in due sedi e affidando la curatela ad Arturo Galansino e Daria Filardo, con il supporto della classe del Master in Curatorial Practice 2024-2025. 

Andro Eradze, Bones of Tomorrow, Firenze, 2025. Exhibition views, Palazzo Strozzi, Project Space. ©ElaBialkowska, OKNOstudio. Courtesy SpazioA Pistoia
Andro Eradze, Bones of Tomorrow, Firenze, 2025. Exhibition views, Palazzo Strozzi, Project Space. ©ElaBialkowska, OKNOstudio. Courtesy SpazioA Pistoia

Le opere di Andro Eradze nel Project Space di Palazzo Strozzi 

La mostra presenta opere concepite in modo continuativo e realizzate appositamente per i due ambienti del Project Space e dell’ex Teatro dell’Oriuolo.  Nel primo, il video Flowering and Fading (2024) propone uno spazio domestico in cui la presenza umana è accessoria, se non soverchiata da forze invisibili. Interferenze sovrannaturali si mescolano a corpi vegetali e animali, confondendo percorsi narrativi onirici – dove il rapporto causa-effetto evapora – con il presentimento di inquietanti calamità. Lo schermo è abbracciato da una struttura metallica simile a un’inferriata aperta verso la soglia di una realtà altra. Infilzato sulle sue aste, si presenta uno dei soggetti della ricerca fotografica Sunmap (2025): verdure e frutta in fasi avanzate di decomposizione sono assalite da muffe policrome. In contrasto con la fragilità della condizione reale del naturale, nelle immagini, i cicli di trasformazione della materia sono cristallizzate in vanitas dalle coordinate spazio-temporali indefinite. Forse, un omaggio alle illusioni della morte, rispecchiatasi nella rinascita evocata dal protagonismo del fuoco in Ghost Carriers (2025), o, alle tacite forme di vita che condividono la propria esistenza con l’umano.  

Andro Eradze, Ghost Carriers, 2025. Film still. Courtesy of the artist and SpazioA, Pistoia
Andro Eradze, Ghost Carriers, 2025. Film still. Courtesy of the artist and SpazioA, Pistoia

La mostra di Andro Eradze a IED 

Nello spazio dello IED Firenze, prosegue l’esposizione con altri nove scatti della serie, inseriti in un’imponente struttura in ferro montata sul soffitto. Le lance acuminate di cui è composta costringono lo sguardo verso l’alto, minacciando tanto il possibile quanto imminente abbattimento di un paesaggio semi-sconosciuto, dove organismi entrano sterilmente in contatto con la forma fredda e la sostanza inerte di un manufatto. Vi è una resistenza latente alla compatibilità, che sfocia nella vera e propria ostilità del dominio rappresentato metaforicamente da una tagliola nelle vesti di cornice.  

Andro Eradze, Bones of Tomorrow, Firenze, 2025. Exhibition views, Ex-Teatro dell’Oriuolo, IED Firenze. ©ElaBialkowska, OKNOstudio. Courtesy SpazioA Pistoia
Andro Eradze, Bones of Tomorrow, Firenze, 2025. Exhibition views, Ex-Teatro dell’Oriuolo, IED Firenze. ©ElaBialkowska, OKNOstudio. Courtesy SpazioA Pistoia

Ricerche sulla scia del postumanesimo 

I mondi sospesi di Eradze percorrono trasversalmente le condizioni della liminalità, sfidando la capacità di cognizione per mezzo di una profonda carica suggestiva e inscenando l’estranea alterità non umana. Con il titolo Bones of Tomorrow l’assenza si anima a partire da tracce vive e memorie; si traduce “la presenza di ciò che non è ancora visibile”. È a partire da questa tensione tra reale e immaginario, tra permanenza e trasformazione, tra rovina e rigenerazione, che l’artista costruisce una grammatica del divenire che risuona profondamente con le ricerche postumane. Il futuro, dunque, si ridefinisce come territorio enigmatico, spazio di contaminazioni identitarie e relazionali imprevedibili, in cui entità ibride e forme biologiche partecipano come soggetti pienamente agenti a una rete simbiotica di coesistenza.  

Elisa Perissinotti 



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