Valie Export e Ketty La Rocca – Body Sign
Thaddaeus Ropac Milano presenta la sua seconda mostra dall’apertura: BODY SIGN, questo il titolo del progetto espositivo, un dialogo inedito tra VALIE EXPORT e Ketty La Rocca, due grandi artiste femministe, protagoniste dell’Arte Concettuale.
Comunicato stampa
Thaddaeus Ropac Milano presenta la sua seconda mostra dall’apertura: BODY SIGN, questo il titolo del progetto espositivo, un dialogo inedito tra VALIE EXPORT e Ketty La Rocca, due grandi artiste femministe, protagoniste dell’Arte Concettuale, tra le più visionarie voci creative affermatesi sulla scena europea negli anni '60.
Curata da Andrea Maurer e Alberto Salvadori, BODY SIGN è aperta al pubblico dal 16 dicembre 2025 al 7 febbraio 2026.
VALIE EXPORT e Ketty La Rocca hanno utilizzato il corpo come strumento per sfidare la società patriarcale, mettendo in luce la dicotomia tra l’utilizzo del linguaggio nello spazio pubblico e quello privato per riconoscere e trasmettere le proprie idee, dimostrando come fosse necessario un campo d'azione più ampio. Entrambe hanno superato i limiti imposti da un unico mezzo espressivo, sperimentando la fotografia, il video, la scultura e la performance come strumenti fluidi e permeabili.
Negli anni '60, i nostri tentativi di coltivare un linguaggio diretto e incontrollato nell'arte si basavano sull'idea che il linguaggio dominante fosse una forma di manipolazione. Il piano era quello di aggirare queste forme di controllo sociale. [...] Questa era la forza del corpo femminile: essere in grado di esprimersi direttamente e senza mediazioni. –– VALIE EXPORT
Anche se le due artiste non si sono mai incontrate e hanno sviluppato la loro pratica in luoghi e contesti diversi – EXPORT a Vienna e La Rocca a Firenze – le loro opere rivelano parallelismi sorprendenti a testimonianza di un senso di urgenza condiviso: la necessità di riformulare l'identità femminile e di «sviluppare altre forme di linguaggio al di fuori del sistema dominato dagli uomini», come afferma EXPORT a proposito di quel periodo; in analogia le parole di Ketty La Rocca: «Le donne non hanno tempo per le dichiarazioni: hanno troppo da fare e, inoltre, dovrebbero usare un linguaggio che non è il loro, un linguaggio che gli è estraneo e ostile».
Le mani rivestono un ruolo centrale sia nell'opera di EXPORT che in quella di La Rocca, in quanto organo percettivo primario, che permette di cogliere e interagire con il mondo che ci circonda, e mezzo per trasmettere significati al di là delle parole. Nel video di La Rocca Appendice per una supplica (1972), mani femminili e maschili eseguono una sequenza di movimenti, esplorando il potenziale immediato del «gesto in contrapposizione alla parola, il gesto come linguaggio universale», come lei stessa afferma. Allo stesso modo, nell’iconica opera TAPP und TASTKINO (TAP and TOUCHCINEMA, 1968), EXPORT invita il pubblico a toccarle il seno attraverso una scatola, trasformando il suo torso nudo in uno schermo cinematografico tattile e lo spettatore in un partecipante attivo. L'opera «esplora il corpo come materiale per il cinema in un modo completamente nuovo», afferma l’artista. «Sostituendo lo schermo con la pelle, ad esempio, il cinema diventa molto di più di una semplice esperienza visiva. È diventata un'esperienza fisica per tutto il corpo». TAPP und TASTKINO ha reso ironicamente e provocatoriamente afferrabile ciò che lo sguardo voyeuristico maschile cerca di sentire nel mezzo di comunicazione di massa visivo.
Questa enfasi tattile, con l'immediatezza della sensazione percepita e dell'esperienza corporea, entrava in contrasto con la smaterializzazione dell'oggetto artistico operata in ambito Concettuale. Affermando la prospettiva incarnata dall'artista donna in questo contesto, sia EXPORT sia La Rocca hanno ampliato la struttura stessa dell'Arte Concettuale includendo il corpo.
Entrambe hanno realizzato interventi dal carattere ribelle all'interno del paesaggio urbano, mettendone in discussione regole e infrastrutture. Nelle sperimentazioni fiorentine con il Gruppo 70, La Rocca utilizzava lo spazio pubblico come luogo di gioco linguistico, distribuendo sue poesie per strada o inserendo i suoi collage nelle riviste per raggiungere un pubblico ignaro. Durante l'azione Approdo, La Rocca e i membri del Gruppo 70 installavano segnali stradali modificati lungo l'autostrada A1 in direzione di Firenze; Engagement (1967), opera visibile in mostra, è uno degli esempi più rappresentativi di questo agire nello spazio pubblico. Questi puzzle linguistici ponevano in discussione l'autorità della segnaletica mettendo in luce la tensione così creata tra l'espressione personale e i codici di comunicazione condivisi.
In Body Configurations (1972-82) EXPORT contorce il proprio corpo per adattarsi agli spazi dell'ambiente urbano viennese – nicchie, bordi, cordoli e angoli – assumendo talvolta la posa di uno strumento di misurazione o indicazione. Attraverso questi interventi, EXPORT esamina come l'identità sia plasmata dalle strutture tangibili della città, effetto accentuato dall’utilizzo di contorni neri e rossi. L'artista descrive queste opere come una «esternalizzazione visibile degli stati interiori attraverso la configurazione del corpo con l'ambiente circostante».
La sperimentazione semiotica è ulteriormente evidente nelle sculture di lettere e segni di punteggiatura create da La Rocca nel 1970, che lei stessa descriveva come «presenze alfabetiche». J con punto (1970), è una scultura in PVC nero a grandezza umana - una lettera assente dall'alfabeto italiano, sua lingua madre - associata al francese Je, ovvero “io” e nella fotografia Con attenzione (1970), La Rocca si presenta a letto con questo carattere linguistico, mettendo in scena allo stesso tempo un processo di identificazione e di estraneità tra il linguaggio e il sé. Guardando fisso negli occhi lo spettatore da sotto le lenzuola, La Rocca sottolinea con ironia i limiti del linguaggio come mezzo di comunicazione.
In BODY SIGN (1970) – la serie fotografica che dà il titolo alla mostra – EXPORT si confronta con il linguaggio visivo della sessualità. L'artista è ritratta nell’atto di sollevare il vestito e sfidare lo sguardo dell’astante, rivelando un tatuaggio a forma di giarrettiera sulla coscia, che si era fatta fare in pubblico in occasione della performance Body Sign Action. Ricorrendo alla semiotica sociale del tatuaggio, l'artista mette in atto un ribaltamento radicale e ironico dell'oggettivazione del corpo femminile da parte dello sguardo maschile.
Mentre in questa azione EXPORT esplora il corpo femminile sia letteralmente che culturalmente, La Rocca considera l'origine del linguaggio provenire dall'interno del corpo come nella serie delle Craniologie (1973). Le immagini radiografiche del cranio dell'artista sono sovrapposte a fotografie delle sue mani - una con l'indice teso, l'altra chiusa a pugno - e sovrimpresse alle parole scritte a mano “tu, tu, tu”. Integrando l'esterno e l'interno, la mente e il corpo, la parola e l'immagine, La Rocca espone i limiti di ciascun mezzo linguistico preso singolarmente e, al tempo stesso, coltiva il proprio linguaggio visivo proto-femminista. Come spiega La Rocca: «La dimensione misteriosa del linguaggio ha così modellato il volto dell'uomo, lo ha corroso, e per questo motivo sovrappongo il gesto della mano in tutta la sua espressività e semplicità comunicativa all'interno del cranio, dove il cervello ha dato vita all'insieme del pensiero e del linguaggio umano».
Nella loro pratica artistica, EXPORT e La Rocca mettono in discussone il linguaggio in quanto strumento del patriarcato. Lavorando con e contro questa realtà, le loro pratiche collidono nel considerare il linguaggio come segno, materiale e sistema, lo cooptano per i propri scopi e ne aggirano l'uso nei contesti sociali convenzionali. I loro esperimenti visivi si espandono oltre i confini della pagina: inserendo i loro corpi nel regno del linguaggio e viceversa, rivelano l'assurdità e, di conseguenza, le possibilità artistiche e sociali della combinazione di questi sistemi di comunicazione.
Biografie
VALIE EXPORT
VALIE EXPORT vive e lavora a Vienna, dove ha co-fondato la Cooperativa dei registi austriaci. Nel 1967 ha adottato il nome VALIE EXPORT, una reinvenzione audace che ha segnato l'inizio della sua nuova identità artistica. Dal 1968 ha partecipato a numerose mostre internazionali, tra cui documenta 6 e 12 (1977 e 2007) e il Padiglione Austriaco alla 39. Biennale d’Arte a Venezia nel 1980. Negli ultimi anni, le sue opere sono state esposte al Museo di Salisburgo (2024); MAK Center for Art and Architecture at Schindler House, Los Angeles (2024); C/O Berlin Foundation (2024); Albertina Modern, Vienna (2023); Fotomuseum Winterthur (2023); Kunsthaus Bregenz (2023); Staatliche Kunsthalle Baden-Baden (2020); Neue Berliner Kunstverein (2018); Lentos Kunstmuseum Linz (2017); Kunsthaus Bregenz (2011); Belvedere Museum, Vienna (2010); Israel Museum, Gerusalemme (2009); e Centre Pompidou, Parigi (2007) hanno dedicato importanti mostre personali al suo lavoro.
EXPORT ha insegnato in numerose istituzioni internazionali, tra cui l'Università del Wisconsin, il San Francisco Art Institute e l'Università delle Arti di Berlino. Dal 1995 al 2005 è stata professore di multimedia e performance all'Accademia di Arti Multimediali di Colonia. Nel 2019 le è stato conferito il Premio Roswitha Haftmann in riconoscimento del suo eccezionale contributo alle arti visive. EXPORT ha ricevuto il Premio Max Beckmann della città di Francoforte 2022. Con l'acquisto della sua eredità prematura, nel 2015 è stato fondato il VALIE EXPORT Center Linz, gettando le basi per un centro di ricerca internazionale dedicato ai media e alla performance art. Nel 2024 l'artista ha istituito la VALIE EXPORT FOUNDATION, un'organizzazione senza scopo di lucro che ha l’obiettivo di preservare e studiare il lavoro dell'artista.
Ketty La Rocca
Ketty La Rocca (1938–1976) è stata una delle figure più originali e influenti dell'arte italiana tra la metà degli anni '60 e '70, al crocevia tra Body Art, Poesia Visiva e ricerca concettuale. Nel 1972 è stata nvitata a partecipare alla 36. Biennale d’Arte a Venezia e da allora il suo lavoro ha acquisitor ampia visibilità a livello nazionale e internazionale, con la partecipazione alla mostra Photography Into Art al Camden Art Centre di Londra nello stesso anno. Le è stata in seguito dedicata una retrospettiva alla 38. Biennale d’Arte a Venezia (1978) ed è stata protagonista di numerose mostre significative incentrate sul rapporto tra arte e femminismo, tra cui Wack! Art and Feminist Revolution al Museum of Contemporary Art di Los Angeles (2007) e Woman: feminist avant-garde in the 70s alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma (2010).
Le sue opere sono state esposte in numerose istituzioni internazionali, tra cui il Museum of Contemporary Photography di Chicago (2025); l'EMMA - Espoo Museum of Modern Art (2025); il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna (2025); la Tate Modern di Londra (2024); la Hamburger Kunsthalle (2022); LE BAL/Jeu de Paume, Parigi (2022); Kunsthaus Graz (2022); MAMAC - Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain, Nizza (2022); Kunsthalle zu Kiel (2021); MUSEION, Bolzano (2019); Kunsthalle Schirn, Francoforte (2016); Albertina, Vienna ZΩΩΩΩÛ Û```(2012); e MoMA PS1, New York (2007).
Oggi le sue opere sono conservate nelle principali collezioni internazionali, tra cui il Centre Pompidou di Parigi, il Museum of Modern Art di New York, il Museum of Contemporary Art di Los Angeles, il Museum Ostwall di Dortmund, la Galleria degli Uffizi di Firenze, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma e il Mart Rovereto.
Il suo lavoro è stato recentemente oggetto di un'importante mostra personale dal titolo Ketty La Rocca: You You, presso la Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra (2025).