Mona Hatoum – Over under and in between
Reagendo attivamente al contesto espositivo, Hatoum sviluppa una mostra in tre parti, ciascuna delle quali gravita attorno a temi carichi di significato che invitano a riflettere sull’instabilità dei nostri tempi e sulla precarietà dell’esistenza.
Comunicato stampa
Le tre installazioni che compongono questa mostra personale esplorano tre elementi identitari del vocabolario artistico di Hatoum: la ragnatela, la mappa e la griglia. La loro presenza riattiva lo spazio dell’edificio Cisterna – che un tempo ospitava i silos e i serbatoi dell’ex distilleria di alcolici situata nel complesso della Fondazione Prada – sfruttando l’altezza, il volume e la forma delle sue tre sale. I tre lavori, indipendenti l’uno dall’altro, rappresentano i concetti di instabilità, pericolo e fragilità a diversi livelli di intensità e sensibilità, creando un dialogo con lo spazio e, in particolare, con l’esperienza fisica del visitatore.
Nella sala d’ingresso della Cisterna, un’ampia costellazione di delicate sfere di vetro trasparente soffiato a mano, collegate tra loro con dei fili, crea una ragnatela sospesa al di sopra del visitatore. Negli ultimi decenni Hatoum ha utilizzato il motivo della ragnatela, declinandolo in vari materiali e dimensioni, per esplorare temi come l’imprigionamento, l’indolenza, l’incuria, i legami familiari e le connessioni. In questo caso l’artista coglie la profonda ambiguità della ragnatela e la coesistenza di repulsione e fascinazione che questa evoca.
Il pavimento in cemento della sala centrale della Cisterna è ricoperto di sfere traslucide di vetro rosso disposte a formare una cartina del mondo dove sono delineati solamente i contorni dei continenti, ignorando volutamente i confini politici e geografici. Le oltre trentamila sfere rosse, non fissate al pavimento e quindi identificabili come entità separate, creano una configurazione instabile descritta dall’artista come “un territorio aperto e indefinito”, potenzialmente soggetto alle forze destabilizzanti provenienti dall’esterno.
L’imponente installazione cinetica intitolata all of a quiver risponde all’altezza monumentale della terza sala della Cisterna. Composta da nove livelli di cubi aperti e sovrapposti, la struttura metallica a griglia richiama un’impalcatura o lo scheletro di un edificio con una geometria rigida. Poggiata a terra e attivata da un sistema motorizzato, l’opera oscilla lentamente tra crollo e ricostruzione. Suoni di scricchiolii e tintinnii accompagnano ciascuna fila di cubi, mentre la struttura ondeggia e si muove a zig-zag verso il basso come se stesse per cadere – quasi come un corpo – verso la distruzione. Una volta raggiunto un certo livello, la struttura inizia improvvisamente a oscillare verso l’alto, poi a “tremare” (quiver), subito prima di fermarsi e tornare ai suoi 8,6 metri di altezza.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione illustrata della serie dei Quaderni, edita da Fondazione Prada, che include tre testi in cui gli studiosi e teorici Theo Deutinger, Lina Ghotmeh e Jamieson Webster approfondiscono le opere di Mona Hatoum attraverso una pluralità di prospettive, dalla psicologia, alla geografia, all’architettura.