15 anni di carriera dell’artista Rosa Barba a Roma: proiezioni, installazioni e tanta pellicola

La mostra “Frame Time Open” raccoglie al MAXXI i lavori realizzati tra il 2011 e il 2025 e con il suo allestimento sinuoso restituisce l’articolazione del pensiero artistico di Rosa Barba. Protagonista è la pellicola, che dialoga con un focus sulla fotografa Elisabetta Catalano

La mia pratica si muove con un continuo «cambio di marcia» tra visione, lettura e ascolto. Un luogo rischioso, che tiene i nostri sensi in allerta attraverso slittamenti e punteggiature. E una ricerca di uno spazio anti-immersivo. Uno spazio crollante e ibrido, fragile e al tempo stesso fisicamente potente”. Così Rosa Barba (Agrigento, 1972) racconta la sua ricerca, che l’ha portata a esporre in prestigiosi musei stranieri, come il Moma di New York e la Neue Nationalgalerie di Berlino. Oggi Barba è protagonista di Frame Time Open, un percorso sinuoso e rarefatto che si innesta in maniera perfetta sull’architettura del MAXXI di Zaha Hadid. 

Rosa Barba, Frame Time Open, installation view al MAXXI, Roma, 2025. Foto M3Studio, courtesy Fondazione MAXXI
Rosa Barba, Frame Time Open, installation view al MAXXI, Roma, 2025. Foto M3Studio, courtesy Fondazione MAXXI

Il pensiero di Rosa Barba nella mostra del MAXXI 

Curata da Francesco Stocchi, è un’ineccepibile mostra antologica concepita come un pentagramma che alterna opere a pause, schermi e pellicole in una sorta di “sinfonia visiva” di grande impatto, che restituisce in pieno la complessità del pensiero dell’artista. “Il mio lavoro adotta un approccio concettuale che considera il cinema in un senso architettonico e come uno strumento, in cui l’ambiente, lo schermo e la proiezione possono essere combinati o spinti oltre per creare un’altra dimensione spazio-temporale che è simultanea e va oltre al concetto dello spazio interno o esterno”, spiega Barba. Questa metodologia, condotta in maniera puntuale e  rigorosa, ha portato l’artista a elaborare una serie di soluzioni formali apparentemente diverse tra loro, ma in realtà inserite in un contesto concettuale molto preciso, ben documentato da 21 opere realizzate in un arco di tempo compreso tra il 2011 e il 2025, attraverso un itinerario spaziale che si conclude con Myth and Mercury (2025), il film dedicato alla storia recente del Mediterraneo, che l’artista concepisce come “un’idea in continua trasformazione”, raccontata attraverso un intreccio di microstorie e luoghi, dalla biblioteca Gramsci a Palermo alle processioni di pescatori fino all’immersione di un telescopio a neutrini sul fondo marino. 

Rosa Barba, Frame Time Open, installation view al MAXXI, Roma, 2025. Foto Andrea Rossetti, courtesy l'artista, Esther Schipper, Vistamare
Rosa Barba, Frame Time Open, installation view al MAXXI, Roma, 2025. Foto Andrea Rossetti, courtesy l’artista, Esther Schipper, Vistamare

La mostra di Rosa Barba al MAXXI: tra video, sculture e installazioni 

La pellicola intesa come “materia dinamica” è uno dei fili rossi della mostra, presente come flusso dinamico in opere come Stage Archive (2011), They are taking my letters (2025), Weavers (2025), A shark well governed (2017), Poised Compression (2023) e Off splintered time (2021), che si impongono in quanto espressione più originale e innovativa dell’immaginario dell’artista. Interessanti le installazioni dove il cinema è inteso come schermo, come Solar flux Recordings (2022) o Spacelenght thought (2012), dove una macchina da scrivere digita un monologo su una pellicola vergine, proiettando una lettera per volta. Qui la scultura diventa uno strumento enigmatico, una “macchina celibe” che si inserisce nella tradizione dei maestri del minimalismo, da Art & Language a Michael Asher, rinunciando volutamente a ogni forma di suggestione visiva per concentrarsi sul senso profondo del lavoro, che il curatore ha paragonato ad una macchina di Turing. 

Elisabetta Catalano, ritratto di Carla Accardi, Roma, 2000
Elisabetta Catalano, ritratto di Carla Accardi, Roma, 2000

Il focus sulla fotografia di Elisabetta Catalano al MAXXI 

Costituisce un degno complemento a Frame Time Open il raffinato focus sulla fotografa Elisabetta Catalano, intitolato Obiettivo sugli artisti e curato da Laura Cherubini nel foyer Carlo Scarpa del museo. Si tratta di sedici stampe vintage acquisite dal MAXXI che ritraggono una serie di artisti italiani, protagonisti della storia dell’arte dagli anni Sessanta al Duemila. Il taglio curatoriale scelto da Cherubini è quello di accostare gli scatti in bianco e nero ai provini fotografici, permettendo allo spettatore di entrare nel processo di scelta dell’immagine definitiva operato da Catalano. Così, al di là di ritratti ormai storici come Mario Schifano (1966), Gino De Dominicis (1973), Maurizio Mochetti (1973) o Mario Merz (1972), appaiono rilevanti e meno note le scene di gruppo scattate alla Quadriennale del 1973 come Marisa e Mario Merz, Eliseo Mattiacci e Michelle Coudray e Michelangelo Pistoletto e Maria Pioppi, Vettor Pisani e Mimma Bruno. Poco visti, ma altrettanto intensi i ritratti più recenti, come Carla Accardi (1996), Enzo Cucchi (1998) e H.H. Lim (1998), inseriti in una mostra piccola, ma preziosa: da non mancare.  

Ludovico Pratesi  

Libri consigliati:
(Grazie all'affiliazione Amazon riconosce una piccola percentuale ad Artribune sui vostri acquisti)




Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

Scopri di più